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La clausola della discordia

Ormai lo sanno anche i muri: Lionel Messi vuole lasciare il Barcellona. Una scelta molto discussa, perché avvenuta repentinamente, per scelta unilaterale del fuoriclasse argentino. Ieri non si è presentato alle visite mediche, gettando ancora più benzina su un fuoco che sembra destinato a non appagarsi. I vertici blaugrana sono stati chiari: per poter partire Messi ha bisogno di una società che sborsi 700 milioni di euro, non un cent di meno. Che sia una tattica per mettere alle strette Leo – e magari farlo tornare, suo malgrado, sui propri passi – o una reale richiesta, questo ancora non lo sappiamo. Ma di certo la vicenda sta acquisendo i connotati della telenovela.

Al centro del problema c’è il contratto firmato da La Pulce il 25 novembre 2017. In questo documento è presente una clausola – ormai definita “clausola della discordia – con la quale Messi può liberarsi a parametro zero. Ma, sostiene il Barcellona, può farlo solo entro il 10 giugno, mentre l’entourage di Messi è convinto che questa possibilità sia condonata fino a fine agosto, visto il contratto è stato automaticamente prolungato causa covid-19. LaLiga si è espressa già, in favore peraltro del Barcellona, adducendo che chi vuole ingaggiare Messi dovrà, per forza, sborsare i soldi della clausola rescissoria: “LaLiga considera giusto dichiarare che, una volta analizzato il contratto del calciatore con il suo club, il contratto sia ancora vigente e possegga la clausola rescissoria applicabile nel caso in cui Lionel Messi decida di estinguere il suo contratto”.

La mossa de LaLiga sembra dettata più dalla paura di perdere Messi e, conseguentemente, vedere indebolita la forza e la ricchezza del campionato. Il punto, però, è un altro. Anche ammesso che la Lega spagnola abbia ragione, e che riesca a dissuadere Messi con le sue dichiarazioni nette, il suo parere non è vincolante per la FIFA. Perché in questi casi il massimo organo calcistico mondiale viene incontro alle esigenze dei calciatori, rilasciando una sorta di permesso provvisorio con il quale possono accasarsi altrove. Semmai ne nascerebbe un contenzioso che coinvolgerebbe, oltre al Barcellona e a Messi, anche il nuovo club.

Ancora prima della pronuncia de LaLiga, il programma televisivo El Larguero (sulla rete Cadena SER) aveva ipotizzato un altro scenario, stavolta favorevole a Messi. La clausola che obbligherebbe l’argentino – o il suo compratore – a scucire 700 milioni non sarebbe valida per un semplice motivo. Il contratto firmato da Messi a suo tempo non sarebbe di quattro anni, ma di tre (più uno ulteriore opzionabile). Stando così le cose Messi potrebbe uscire di scena già questa stagione, con il conforto delle norme giuridiche. La versione del Barcellona è però differente. Viene negato che il contratto sia 3+1 e che esista una clausola che permetta al pluri Pallone d’Oro di andarsene gratis. Anzi, aggiungono che la tattica di Messi è contraddittoria: il martedì reclamava che poteva andarsene perché la stagione non era ancora finita, il sabato perché la stagione non era ancora cominciata.

In questo labirinto di opinioni e congetture, la situazione Messi sembra ben lontana dalla sua definizione. Anche le squadre che vorrebbero ingaggiare il numero 10 blaugrana rimangono per adesso nell’ombra, in attesa di una pronuncia ufficiale. Il dato di fatto è che Messi non si è presentato in ritiro – a differenza degli epurati di Koeman, ossia Rakitic, Suarez e Vidal – e che verrà multato da parte del suo club. Chissà quale sarà l’epilogo di questa telenovela di fine estate: certo, anche se Messi poi decidesse di restare, sarebbero tante le caselle che andrebbero messe al loro posto. Comunque vada, l’impressione fondata è che niente sarà più come prima.