“Saluti romani camerata Reina”. Lo striscione compare in piena notte in corso Francia, a poche centinaia di metri da Ponte Milvio. Il vergognoso benvenuto che una parte della tifoseria della Lazio ha deciso di regalare al portiere spagnolo, arrivato da pochi giorni dal Milan, è ben visibile a tutti e il messaggio che arriva è forte e chiaro. L’estremo difensore, 38 anni dopodomani, non è ancora nemmeno sceso in campo, ma per la tifoseria è già un idolo. Sfortunatamente, non tanto per la carriera, ma per quelle posizioni politiche che negli anni lo hanno reso un noto simpatizzante dell’estrema destra spagnola.
È una storia che comincia da lontano, dagli anni in cui Reina svelò quale fosse il “suo” partito sostenuto: il gruppo di Vox guidato da Abascal, entrato per la prima volta nel Parlamento spagnolo un anno fa e, alle ultime elezioni di novembre 2019, diventato terzo partito nazionale con il 15.3%. Un partito che si è sempre definito di “destra d’ispirazione cristiano-democratica”, ultranazionalista, euroscettico, contrario a multiculturalismo e immigrazione, negazionista della violenza di genere. Posizioni non troppo dissimili a quelle più volte messe in mostra una notevole fetta del tifo ultras proprio della Lazio.
Il caso era emerso in maniera polemica soltanto qualche mese fa, quando Reina espresse il proprio sostegno alla manifestazione di protesta contro il governo Sanchez per la gestione della crisi sanitaria di COVID-19 a Madrid: “Bene, mi sembra che la gente sia scesa in strada, giusto? #democrazia #unitisiamopiùforti”.
Non erano mancati gli attacchi, a cui il portiere spagnolo aveva risposto così: Mi dispiace non sono un intellettuale e parlo con il cuore. Mi dispiace che alcuni non capiscano che vivere 15 anni fuori dalla Spagna sviluppa un costante sentimento di desiderio, per voler vederla bene, in salute, degna dei suoi sovrani e desiderata da chiunque la conosca. Mi dispiace di non essere in grado di essere indifferente alle bugie, all’ingiusto e allo sleale. Questo è forse quello che sopporto meno. Mi dispiace profondamente che la difesa delle libertà e delle garanzie di convivenza in un quadro costituzionale possa essere interpretata come una forma di fascismo. Mi dispiace che non sono in grado di essere più “coerente” per alcuni, ma ho una coscienza e idee molto chiare… e sono orgoglioso di condividere la mia vita e i miei affetti con persone di tutte le etnie, condizioni sessuali, credenze religiose e potere d’acquisto. Ma se c’è una cosa che mi dispiace più di altre, è che nel ventunesimo secolo ci sono ancora “menti libere” che pensano bianco o nero, che chiedono a gran voce la libertà mentre vogliono spazzare via tutto ciò che non si adatta al loro codice binario. In tempi di etichette e altre semplificazioni, è questo che penso davvero e a coloro ai quali non piace o non interessa, dico… Mi dispiace.”
Reina resta, in maniera indiscutibile, libero di sostenere le forze politiche e i partiti che meglio rappresentano per lui fare politica: questo resta un principio sacrosanto, da rispettare sempre purché nei limiti delle leggi e della democrazia. Lo spagnolo non è il primo e nemmeno l’ultimo giocatore a essere stato accostato ad ambienti di estrema destra, considerando che addirittura il presidente della Federcalcio Tebas è un noto esponente neofascista sin dagli anni Ottanta e ha ammesso pubblicamente il proprio sostegno a Vox.
Non accettabile, invece, è che possano legittimamente comparire in una strada di Roma degli striscioni con chiari riferimenti al fascismo. Scene già tristemente viste troppe volte in questi anni da parte di numerosi ultras della Lazio, il cui comportamento è stato anche oggetto di denunce e inquietanti inchieste per i legami con organizzazioni criminali (come dimostrato dal caso Diabolik). È da questi personaggi che Reina deve prendere le distanze, sin da subito. Perché sono gli stessi per cui lo spagnolo non è nemmeno un portiere, ma vergognosamente un “camerata”.