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Esclusiva – Vincenzo Maenza: “Al posto giusto al momento giusto, così tutto ha avuto inizio”

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Vincenzo Maenza, un uomo per cui non servono grandi presentazioni. Due volte campione olimpico, a Los Angeles nel 1984 e a Seul nel 1988, Pollicino (così scherzosamente soprannominato per la sua piccola mole) ha conquistato un posto di rilievo nella storia della lotta greco romana in Italia, aggiudicandosi anche una medaglia d’argento a Barcellona nel 1992. Dedizione, determinazione e fatica sono gli ingredienti essenziali per raggiungere alti livelli in uno sport poco popolare a livello mediatico come la lotta greco romana.

Prima campione olimpico, poi allenatore. Sempre affamato di sport, Maenza porta ogni giorno con sé in palestra passione e spirito di sacrificio, con l’obiettivo di formare nuove generazioni di atleti e trasmettere loro qualche valore del passato, in un mondo che abitua troppo spesso alle comodità. Vincenzo Maenza ci ha raccontato alcuni particolari in più sul suo percorso da atleta e da allenatore, non astenendosi dalle critiche e sperando in una maggiore visibilità futura per la sua amata disciplina. Ecco la nostra intervista…

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Fonte: Pagina Facebook di Vincenzo Maenza

Ciao, Vincenzo! Come ti sei avvicinato alla lotta greco romana?

Ciao, è un piacere! Io in realtà mi sono avvicinato a questo sport per caso, da piccolo. Mio padre aveva un salone da barbiere e lì veniva spesso un cliente il cui figlio frequentava una palestra a Faenza. Da bambino ero un po’ gracilino e avevo anche alcuni problemi di salute, come la scoliosi, per cui un giorno questo signore mi ha esortato ad andare a provare, con la speranza di risolvere i problemi. La sera subito dopo sono andato e, come si suol dire, mi sono trovato al posto giusto al momento giusto. Tutto è iniziato per gioco, ma il destino mi ha condotto lì e mi sono innamorato immediatamente anche dell’atmosfera dell’ambiente.

Sport significa passione e sacrificio, crescere come atleti vuol dire anche maturare come uomini. Cosa ti ha insegnato la lotta greco romana?

Sì, hai ragione, lo sport ti insegna anche a maturare e a formare il tuo carattere. I sacrifici sono indispensabili se punti ad arrivare ad alti livelli. La notta greco romana mi ha insegnato l’importanza di compiere una scelta e riuscire a rinunciare a qualcosa di quotidiano per fare un salto di qualità. Oggi, purtroppo, le cose sono diverse. Noi eravamo abituati a lottare e lavorare per quel che volevamo, ora gli adolescenti sono schiavi delle comodità e non si avvicinano quindi molto allo sport, non sono pronti a fare delle rinunce.

Los Angeles 1984, Seul 1988… quale la sfida più difficile tra le due?

Le Olimpiadi di Los Angeles furono caratterizzate dal boicottaggio dei Paesi dell’Est, che nella lotta greco romana primeggiano spesso. Questo ha portato inevitabilmente a discussioni in merito alla vittoria di un italiano, considerata non meritata a causa delle grandi assenze. Seul ha confermato il risultato, zittendo i maldicenti e regalandoci una grande soddisfazione, anche personale.  

Cosa è invece andato storto nel 1992 a Barcellona?

Quell’anno ho incontrato un atleta valido, preparato e con dieci anni in meno di me; è stato obiettivamente più forte e non bisogna trovare scuse. Io ho provato di tutto, non mi ha concesso molto, mi ha aggredito subito in maniera inaspettata e ha avuto la meglio. In questo sport ogni secondo è prezioso, soprattutto a quei livelli, non puoi permetterti di sbagliare.

Prima atleta ora allenatore, il monito quotidiano per i tuoi allievi…

Il mio consiglio è sempre quello di impegnarsi e di avere passione e spirito di sacrificio. Lo sport è fondamentale e ti consente anche di sfuggire da situazioni pericolose e crescere. Nel ’95 mi sono ritirato e ho iniziato il mio percorso da allenatore nella nostra Nazionale e con i giovani. Il mio ruolo era cambiato. Da atleta, non appena finisci gli allenamenti, puoi staccare la presa e riprendere fiato; da allenatore, no. Hai tante responsabilità e lavorare con i giovani comporta molte difficoltà. Ho avuto grandi soddisfazioni, ho allenato Andrea Minguzzi, per esempio, che è diventato campione olimpico a Pechino nel 2008.

Cosa ne pensi della nostra attuale Nazionale?

Adesso arrivano le critiche, purtroppo! Una volta tutte le Federazioni sportive puntavano sui giovani, lavoravano piano piano dandogli il tempo di maturare per formare generazioni di atleti di alto livello. Oggi sembra si sia deciso di intraprendere una scorciatoia. Si preferisce andare all’estero e acquistare da altre società dei talenti, per poi inserirli nella nostra Nazionale. Questo non dico sia sbagliato in toto, ma bisogna investire su tutti e due i fronti. È ovvio che serva più tempo, ma le soddisfazioni che si ottengono dopo sono grandissime. Ho l’impressione invece che il sistema attuale mercifichi qualcosa di puro, lo sport.

Infine, cosa manca alla lotta greco romana per ottenere più visibilità e conquistare una fetta maggiore di pubblico?

Mancano innanzitutto gli sponsor e questo comporta una quasi totale assenza a livello mediatico. La lotta greco romana, purtroppo, non è uno sport che attira e quindi è difficile riuscire a ottenere una maggiore fetta di pubblico. Serve un’occasione, una figura di spicco che decida di puntare e investire su questo sport, trainando di conseguenza con sé i media e gli spettatori.