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Erano dieci partite vinte su dieci, prima della finale col París. Diteci, allora, come sarebbe stato possibile perdere l’ultima. La più bella. Quella che manda questo Bayern stellare nella storia del calcio: dominare la Champions, vincere tutte le partite giocate, che fosse prima o post lockdown poco è importato. Forte, ancor più forte del carattere di un PSG che sappiamo tutti con quale voglia sia arrivato in finale, e ce lo ricordiamo tutti come ha battuto l’Atalanta nei quarti, con quell’1-2 assurdo, nel finale.

La testata di Coman regala la sesta Champions League a un Bayern Monaco che con Flick ha creato una nuova dimensione calcistica. Concretezza prima di tutto: la bellezza, poi, vien da sé. Triplete servito, nell’annata più strana che il calcio abbia vissuto dal dopoguerra in avanti. Per il Paris Saint-Germain, altra lezione appresa: servono strategia e lavoro a lungo termine, non solo i milioni, per salire sul trono d’Europa.

Kimmich per Coman, 14′ della ripresa, a Lisbona la decide un ragazzo nato a Parigi, ma che a Parigi dà la grande delusione di perdere la prima finale europea della storia del PSG. C’est la vie, madame et monsieur.