Tra la fine degli anni Ottanta e tutto il decennio seguente, il massimo campionato belga ha vissuto un’incredibile concentrazione di capocannonieri di origine croata: una curiosa “fratellanza del gol”…
RADICI. Il particolare rapporto tra il campionato belga e i prolifici attaccanti di origine croata ebbe inizio nel 1989. Erano i tempi irripetibili del Malines ai vertici, il mondo stava cambiando sotto molti aspetti. L’apripista dei cannonieri croati è stato Edi Krncevic. Nato a Geelong (Australia) nel 1960, decise di ritornare nel Paese d’origine dei genitori nel 1981 per vestire i colori della Dinamo Zagabria. L’arrivo in Belgio quattro anni dopo, dapprima nel Cercle Bruges. Accetta in seguito la corte dell’Anderlecht, dove al termine della stagione 1988-89 sale sul trono del re dei bomber con 23 gol. Quello che sembra un exploit isolato, trova il bis tre anni più tardi. Coinvolti di nuovo il Cercle Bruges e i legami croati. Josip Weber (nato Veber) diventa una macchina da gol con la casacca neroverde, in un club di modeste ambizioni, laureandosi capocannoniere per ben tre volte di fila: dal 1992 al 1994. Nato in Croazia e chiamato in amichevole dalla neonata selezione a scacchi, Weber “spinge” grazie ai suoi il gol il Belgio a chiamarlo, dopo naturalizzazione. Josip segna ben 5 gol allo Zambia verso Usa ’94 e viene considerato la carta a sorpresa del ct Paul Van Himst negli States. Weber non segnerà al Mondiale, ma sarà protagonista suo malgrado di un rigore decisivo non concesso contro la Germania, per un fallo ai suoi danni. Dopo quell’estate, il tocco magico gradualmente si esaurisce. Non giocherà più in Nazionale, passa all’Anderlecht però il declino è avviato. Josip Weber è scomparso pochi mesi fa, vinto dalla lunga battaglia contro il cancro.
VOLTI NOTI. Altri successori attendono in questo particolare fil rouge tra Belgio e Croazia. Tra il 1996 e il 1998 accadde qualcosa di davvero insolito: per tre anni di seguito, il capocannoniere del massimo campionato belga si rivelò essere croato. Aprì la serie una vecchia conoscenza del calcio italiano, Mario Stanic. Nella stagione 1996-97 visse l’annata più prolifica nel Club Brugge (20 gol in 30 incontri) e iniziò pure la stagione seguente con la stessa maglia, prima di arrivare in Italia. Il medesimo club ospitò l’exploit di Robert Spehar nemmeno un anno più tardi. Contrariamente a Stanic, Spehar si era già affermato come uomo gol consumato in patria. Era già stato tiratore scelto in Croazia con l’Osijek nel 1995, nel 1997 doppiò il traguardo anche in Belgio. Pure lui avrebbe avuto un’esperienza – dimenticabile – in Italia, a Verona. Arriviamo a Branko Strupar (nato a Zagabria nel 1970), buon protagonista con la casacca del Genk e vincitore del titolo 1998: da naturalizzato, come Weber, disputò Euro 2000 e il Mondiale di Corea-Giappone 2002. L’ultimo protagonista di questa particolare galleria, è un altro volto noto per gli appassionati italiani. Si tratta di Ivan Perisic. Il mancino di Spalato, non propriamente un attaccante di ruolo, realizzò 22 reti con il Brugge nel 2011 nei primissimi anni di carriera.
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