I 55 licenziamenti annunciati dall’Arsenal sono il simbolo del controverso corso intrapreso dai Gunners
In casa Arsenal sono ore di tensione, secondo alcune indiscrezioni persino di rabbia. Da una parte i massimi dirigenti dei Gunners, dall’altra praticamente tutti: squadra, allenatore e tifosi, uniti all’unisono nel criticare il board. Al centro della discussione, la sorprendente scelta annunciata in giornata di licenziare improvvisamente 55 membri della società non appartenenti allo staff in senso stretto. Delle decisioni sorprendenti, giustificate ufficialmente come “cambiamenti che hanno come scopo ultimo la possibilità di portare il Club verso il futuro, creare l’organizzazione giusta in un mondo post-Covid e assicurare le risorse necessarie per tornare a competere in Inghilterra e in Europa”. Teoria che, però, non sembra convincere nessuno.
La prima, profonda ragione di frustrazione è in realtà legata a un sentimento di “tradimento” che circola ora all’interno della rosa: in pieno periodo dell’emergenza sanitaria, i giocatori avevano accettato di decurtarsi l’ingaggio del 12.5% proprio per difendere gli altri dipendenti del club dal rischio di pesanti licenziamenti in un momento delicato. E, invece, terminata la fase “calda” della crisi, la dirigenza ha fatto un passo indietro, presentando i licenziamenti come necessari.
Ma è forse ancora più significativo scoprire chi fa parte di questo gruppo di licenziati. Subito dopo l’annuncio, hanno cominciato a circolare alcuni nomi, tutti legati a un passato da cui l’attuale dirigenza sta provando ad allontanarsi: il capo scout in Inghilterra Peter Clark, l’osservatore Brian McDermott, ma soprattutto l’osservatore internazionale Francis Cagigao. Quest’ultimo è stato l’uomo che ha scoperto negli anni gioielli come Fabregas, Bellerin, persino Martinelli, uno degli astri nascenti del calcio mondiale: un osservatore al lavoro per l’Arsenal da 20 anni e, improvvisamente, lasciato per strada. E, a rendere più sospetto il tutto, è che questa decisione arriva in un momento in cui la società ha preso una nuova strada, ben meno romantica e molto più clientelistica.
Dall’arrivo di Edu come direttore sportivo, all’Arsenal ha cominciato a diventare sempre più presente la figura del super agente Kia Joorabchian: tifosissimo dell’Arsenal al punto di aver sognato di acquistarlo in passato, ma soprattutto l’uomo che dirige gli affari di nomi pesanti come quelli di Coutinho, Kurzawa, Reguilon, Willian, David Luiz. Di fatto, l’agente iraniano ha cominciato a svolgere un ruolo simile a quello che il collega Jorge Mendes ricopre al Wolverhampton: voce decisiva nel gestire gli affari di mercato e ruolo da intermediario tra i propri assistiti e il club.
La mano di Joorabchian, d’altro canto, è già stata evidente in numerosi affari. Gli arrivi di David Luiz, Cedric Soares e Pablo Mari, con i seguenti (sorprendenti, tra l’altro) rinnovi di contratto di qualche settimana fa, ne sono una traccia fin troppo evidente. E se settimana prossima vedremo Willian vestire la maglia biancorossa, non ci sarà nemmeno bisogno di fare ricerche approfondite per capire chi sia stato l’architetto dell’affare: il brasiliano, come detto sopra, è uno degli uomini di punta della sua agenzia sportiva. E per portarlo all’Emirates Stadium non si baderà nemmeno troppo a spese, con buona pace dei 55 dipendenti licenziati per ragioni economiche.
Insomma, il club che sta emergendo sembra ormai sempre più lontano da quello dell’era Wenger, che proprio nelle reti dei suoi osservatori in tutto il mondo aveva costruito le proprie fortune, per avvicinarsi a un modello di club caratterizzato da contatti e clientelismi. Un’idea meno romantica, forse più vicina alla nuova direzione che sta prendendo il calcio, ma che sta rendendo i tifosi sempre più sospetti. E solo un ritorno tra le grandi d’Europa potrebbe cancellare un malcontento alimentato dai deludenti risultati sportivi di questi anni.