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L’Inter, Conte, le accuse, e una tempistica tutt’altro che sbagliata

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Marco Iacobucci EPP / Shutterstock.com

Che fossero dichiarazioni volte a scrollarsi di dosso un po’ di pressione, e a richiamare l’attenzione della dirigenza, non ci piove. Conte tuona, alla fine della partita vinta con l’Atalanta, e punta il dito contro una presidenza assente, alzando la voce anche nei confronti di coloro che, adesso, sono sul carro, ma che prima, muovevano critiche – a quanto pare – anche nei confronti di un allenatore che ha chiuso a -1 dalla Juventus.

Momento, momento, momento: è ovvio che l’ultimo paio di giornate non sia considerabile nel computo della classifica effettiva, anche se carta canta e l’Inter chiude là, a un passo da una Juve a metà tra il crollo emotivo e fisico, ma comunque campione. E Conte, alza la voce, e c’è qualcuno che si chiede perché l’abbia fatto adesso, con un’Europa League ancora da giocare. Forse, il momento è stato effettivamente studiato a tavolino dall’allenatore nerazzurro, come a imporre la propria personalità nei confronti di una dirigenza che, costi alla mano, non può effettivamente pensare a un esonero, se non vuole avere anche Conte a libro paga, oltre a Spalletti – il cui contratto scadrà nel 2021 – e all’eventuale sostituto in panchina. Esonerare anche Conte significherebbe pagare oltre 16 milioni e mezzo annui tra lui e Spalletti, per far stare entrambi a casa e ricominciare un nuovo progetto, con un altro top manager (Allegri?) che chiederebbe altri milioni da investire. Tutto questo, figuriamoci se Conte non l’ha considerato. Tutto questo, figuriamoci se Conte non l’ha calcolato. E allora, messo in ghiaccio il -1 di distanza dalla Juventus, a campionato finito ma a stagione ancora in corso, su la voce, per far capire all’Italia che qualcosa non quadra nella gestione di un club che non fa il mercato che l’allenatore vuole, non difende, Conte dixit, né lui né la squadra nel modo in cui dovrebbe.

Ma che nessuno si stupisca: è strategia. Per tener su i riflettori su una situazione che non piace, per tirar su un po’ di polvere che possa mettere in risalto qualche problema da risolvere, e lasciare che i giorni da qui al Getafe siano la cura per riportare il gruppo al livello di concentrazione adeguata per affrontare l’ultima parte di una stagione lunga, troppo, e difficile. Ma che fosse tale, Conte lo sapeva ancor prima di iniziare.