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Tre allenatori diversi, stesso risultato: vincere in casa Juventus è l’unica cosa che conta

Dal 2012 al 2020, nove anni in cui l’unico nome che compare nell’albo d’oro della Serie A è quello della Juventus. Un record iniziato con Antonio Conte, proseguito da Massimiliano Allegri e ora continuato con Maurizio Sarri. Tanti sono stati i giocatori che hanno contribuito alle vittorie tra addii, ritorni e colpi a parametro zero; l’unico giocatore ad aver partecipato a tutti e nove i campionati è stato Giorgio Chiellini.

Mai come quest’anno si è sottolineato il fattore allenatore dopo l’avvento di Sarri in cerca del bel gioco che tanto faceva infuriare i tifosi nel periodo di Allegri. Eppure questo bel gioco è mancato per gran parte della stagione nonostante il nono Scudetto sia arrivato con tre giornate d’anticipo e ora i paragoni tra i tre tecnici possono finalmente essere snocciolati. Il primo anno di tutti e tre è stato ricco di polemiche: prima di Conte la Juventus veniva da due settimi posti, l’accoglienza ad Allegri non è stata sicuramente da ricordare e anche Sarri ha dovuto vincere un certo scetticismo.

La missione più ardua è stata sicuramente quella di Antonio Conte, chiamato a ricostruire da zero la storia vincente dei bianconeri. Il tecnico salentino con dedizione ed impegno è riuscito nel suo intento blindando la porta ed affidandosi ad un centrocampo dove le ali dovevano macinare chilometri lungo tutta la fascia. Le zero sconfitte nel suo primo campionato sono il marchio di fabbrica di una gestione impeccabile, quella a cui forse i tifosi juventini sono più legati (forse è meglio dire erano, dopo l’approdo di Conte all’Inter…).

L’addio del tecnico pugliese ha gettato nello sconforto una piazza che tutto si aspettava fuorché la sua partenza: il sostituto, Massimiliano Allegri, fu accolto con malumore e polemiche. Eppure l’era dell’allenatore livornese fu ancora più ricca di successi di quella di Conte con anche due finali di Champions League perse. Allegri però vinse i campionati con più facilità migliorando anche il record di precocità; quando non partì bene riuscì comunque a sbaragliare la concorrenza con una serie incredibile di vittorie consecutive. La sua Juventus era cinica, letale ed efficace, ma non certo spettacolare.

Spinto da questa voglia di bel calcio, Agnelli decise di cambiare passando a Maurizio Sarri che incantò nelle stagioni passate a Napoli e al Chelsea. La rivoluzione tattica chiesta però fu più complicata del previsto e fu proprio Sarri a doversi piegare alla mentalità bianconera: vincere è l’unica cosa che conta. Niente bel gioco e più pragmatismo, ma l’anno prossimo con un ulteriore mercato da fare espressamente per lui potrà cominciare la sua scalata verso l’approvazione popolare.

Dalla grinta di Conte alla rivoluzione di Sarri passando per il cinismo di Allegri: tre allenatori molto diversi tra loro, ma pur sempre vincenti. Perché con una rosa del genere, nettamente superiore a tutte le altre, vincere in Italia può sembrare facile, ma in realtà non è così: le carriere di Conte, Allegri e Sarri parlano chiaro e soprattutto confermarsi è ancora più difficile di affermarsi.