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Sbloccare il risultato, ma poi non vincere: lo psicodramma del Brescia

Un piede e mezzo in Serie B: le speranze di salvezza in casa Brescia sono ormai ridotte al lumicino e soltanto un miracolo sportivo permetterebbe ai lombardi di militare anche la prossima stagione nella massima serie.

Una rosa non all’altezza, tre allenatori cambiati e la mancanza di un vero e proprio progetto sono le principali cause di questo tonfo con la ciliegina sulla torta di Mario Balotelli: un fallimento su tutta la linea. Eppure, soprattutto con Corini, il Brescia aveva fatto intravedere un buon gioco fatto di fraseggi in velocità e ripartenze rapide senza però portare a casa i punti che molte volte meritava.

Il dato più preoccupante sono infatti i punti persi da situazione di vantaggio: ben 33. La morale della favole è semplice: fino a che la tenuta fisica regge le rondinelle sono in partita, poi al primo calo il livello tecnico inferiore della rosa viene a galla e di fatto il Brescia piano piano esce dalla partita. Nel campionato post lockdown questo dato è stato ancora più eloquente.

Oltre alla disfatta contro l’Inter infatti nelle partite contro Fiorentina, Genoa e Torino i lombardi sono sempre passati in vantaggio giocando dei buoni primi tempi. La mancanza di una rosa profonda e quindi l’impossibilità di effettuare cambi degni di nota nel secondo tempo è stata una costante che è costata due pareggi e una sconfitta che avrebbero potuto dare una speranza decisamente maggiore nella lotta salvezza.

Questa mancanza di esperienza nel saper tenere un risultato è comunque frutto di una rosa fatta in quasi totalità di neo esordiente nel nostro massimo campionato e la prima partita interna dell’anno, contro il Bologna, è forse l’esempio più concreto su come buttare letteralmente al vento tre punti. Il Brescia infatti domina nel primo tempo e arriva fino al 3-1, ma poi complice l’espulsione di Dessena non trova più il bandolo della matassa finendo per cedere 3-4.

Anche contro la Juventus, sempre al Rigamonti, la stessa storia, ma una sconfitta contro una corazzata del genere è decisamente più accettabile. Meno accettabili invece i tonfi contro Genoa e Sampdoria: in Liguria infatti il Brescia, dopo esser passato in vantaggio, ha subito due pesanti sconfitte per 3-1 e 5-1. In rapida successione le sfide contro Parma e Lazio hanno avuto un’ulteriore beffa: i gol subiti nel recupero; contro i ducali infatti il pareggio di Grassi è arrivato oltre il novantesimo così come al Rigamonti contro i biancocelesti il gol vittoria di Immobile ha gelato lo stadio a tempo praticamente scaduto.

Tra il Corini bis e l’approdo di Lopez nel girone di ritorno, la storia non cambia e il Brescia continua a non saper gestire un vantaggio che sarebbe oro colato: contro Cagliari, Udinese e Napoli prima dello stop per l’emergenza Coronavirus arrivano soltanto due punti nonostante i biancoblu si dimostrino abili nel passare in vantaggio.

Non si tratta di un problema di attacco o difesa, ma bensì di vera e propria mentalità. Né gli allenatori, né i giocatori più anziani né tanto meno Cellino hanno saputo imprimere alla rosa quello spirito combattivo decisivo per una piccola piazza che deve soffrire per conquistarsi ogni minimo punto in classifica. Così ne sono stati persi 33, una marea. Inutile dire che ora staremmo a parlare di un campionato diverso. Forse anche Balotelli non sarebbe diventato un caso spinoso, forse l’anno prossimo ci sarebbe stato ancora il derby con l’Atalanta. Troppi forse, la realtà è ben diversa dalla speranza.