Il CAS punisce l’Afghanistan per le molestie alle calciatrici
Il Tribunale Arbitrale dello Sport (CAS) ha emesso la sua sentenza nell’ambito della procedura arbitrale di appello che vedeva contrapposti Keramuddin Karim, ex presidente della Federazione calcistica afgana (AFF) e la FIFA: il gruppo di esperti scientifici del CAS ha respinto il ricorso dell’ex presidente e ha confermato la decisione adottata dalla Camera giudicante del comitato etico della FIFA l’8 giugno 2019 in cui fu constatato che Keramuddin Karim aveva violato l’articolo 23 (Protezione dell’integrità fisica e mentale) e l’articolo25 (Abuso di posizione) del codice etico FIFA.
La vicenda è venuta alla luce nel novembre del 2018, quando la capitana e la vice-capitana della nazionale di calcio femminile dell’Afghanistan, Khalida Popal e Shamila Kohestani (entrambe attualmente vivono all’estero per la loro sicurezza) hanno chiesto giustizia per le loro compagne e hanno riportato alle autorità calcistiche internazionali gli abusi sessuali subiti dalle giocatrici dal 2013 al 2018 da parte di Keramuddin Karim, allora presidente della Federazione calcistica afgana (AFF): la FIFA ha incominciato a investigare e molte calciatrici sono scappate dal paese temendo per la loro vita. Nel dicembre del 2018 l’Afghanistan ha proibito a Karim di abbandonare il paese e lo sponsor della squadra, la Hummel, un marchio di abbigliamento sportivo danese, ha deciso di terminare la sua sponsorizzazione.
Le indagini hanno permesso di scoprire come Keram si sia macchiato varie volte di abusi sessuali, stupro e violenza nei confronti delle calciatrici della nazionale afgana femminile di calcio, dipingendo la sua figura come quella di un uomo minaccioso che ha letteralmente dominato la carriera e la vita delle giocatrici, minacciando di rovinarle se non lo rispettavano, e di come lui avesse una stanza nel suo ufficio in cui si chiudeva a chiave con le calciatrici e le aggrediva sessualmente: le donne che rifiutavano le sue avances venivano etichettate come “lesbiche” e venivano espulse dalla squadra, mentre le calciatrici che osavano denunciare la situazione dovevano affrontare pesanti intimidazioni.
Dopo la sentenza di condanna di Keramuddin Karim, lo stesso è ricorso al CAS, parlando di una campagna di “pura diffamazione” e di una “cospirazione di gruppo contro il calcio afgano“: il Tribunale Arbitrale per lo Sport ha sentito moltissimi testimoni, tra cui almeno 20 calciatrici della nazionale, che hanno testimoniato da un luogo messo in sicurezza e parlato con i giudici attraverso un telefono non prima che la loro voce fosse modificata da uno scrambler per proteggere la loro identità. Il collegio dei giudici ha sottolineato come, a differenza della corruzione e delle partite truccate che danneggiano l’integrità dello sport, i reati commessi da Keramuddin Karim hanno violato i diritti umani di base e danneggiato la dignità mentale e fisica e l’integrità delle giovani giocatrici. Con i suoi atti spaventosi, non solo Karim ha distrutto la loro carriera, ma ha danneggiato gravemente la loro vita. Il CAS ha così confermato il divieto a vita per Karim per tutte le attività legate al calcio (amministrative, sportive o di altro tipo) sia a livello nazionale che internazionale e il pagamento di una multa di 1 milione di franchi.