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Viaggio nell’Old Subbuteo – I consigli di gioco 2a parte

Foto: https://conankrom.jimdofree.com/

Subbuteo, che passione. Ci siamo resi conto, dai riscontri di queste settimane, di avere risvegliato la voglia di giocare in tanti diversamente giovani, e di avere incuriosito, anche, diversi giovani veri: i cosiddetti nativi digitali, per i quali esiste solo la consolle.

L’Old Subbuteo non è solo combinazioni di tasti su un joystick. Certo, è più lento di una partita con Fifa o PES. Però, è anche qualcosa dove ci si può mettere molto del proprio: le miniature vanno dove decidiamo noi. Non è la RAM del PC o la Playstation a scegliere dove si posizioneranno i giocatori avversari, ma l’amico in carne e ossa davanti a noi.

In definitiva, è l’intelligenza umana a essere messa in gioco e, perché no, la nostra abilità manuale, sia sul panno verde che nella parte più prettamente modellistica. I bellissimi lavori che pubblichiamo sono tinteggiati a mano, per esempio: li potete trovare sul sito https://conankrom.jimdofree.com/, mentre quelli più bravi potrebbero provare a fare da soli. Vi daremo, in futuro, anche qualche consiglio in tal senso.

Foto: https://conankrom.jimdofree.com/

A proposito del sito, torniamo a parlare di tattiche e di gioco con il suo webmaster, Maurizio. “Innanzitutto, bisogna leggere attentamente il regolamento ufficiale dell’Old Subbuteo che riguarda i calci d’angolo, i fuori-gioco e la successione degli spostamenti. Uno degli esercizi da fare è quello di piazzare, in punta di dito, attaccanti e difensori, disponendo due squadre sul campo, per simulare la partita vera. Le prime volte toccheremo le miniature avversarie, o non finiranno dove volevamo. Ma, col tempo, impareremo a dosare la potenza e a piazzare gli omini dove lo desideriamo.” 

“Altro esercizio importante è quello che c’insegnerà a sollevare il pallone, per oltrepassare l’ostacolo delle miniature avversarie. L’ostacolo potrà essere la scatola porta miniature o uno spessore in legno alto 2,5 cm, da posizionare davanti alla porta. Bisognerà quindi cercare di scavalcarlo con il pallone durante il tiro. Il consiglio, per salvare le miniature che dovessero uscire dal campo, è quello di spostare lo stesso a ridosso di un muro, mettendo materiali morbidi (cuscini o altro) a protezione delle superfici dure.”

Foto: https://conankrom.jimdofree.com/

Altro aspetto fondamentale è la tattica difensiva. Come nel calcio reale, il giocatore meno esperto (e quindi meno forte) dovrà curare, prima di tutto, la difesa. “Primo, non prenderle!” insomma, in puro stile italianista. Il trucco sarà quindi quello di spostare un buon numero di miniature in linea, a protezione della propria porta e, soprattutto, imparare a metterle alle spalle di quella che deve colpire la palla, per impedire al giocatore avversario, magari, di concludere a rete.

Toccare quella avversaria comporta il riportare la miniatura sulla posizione di partenza (il Back), mentre il fallo (con relativo calcio di punizione) si concretizza quando l’omino colpisce avversario e palla. A ogni movimento offensivo spetta infatti uno difensivo: e saremo noi a decidere cosa sarà più opportuno fare. I gusti sono personali, ovviamente: nessuno nega le problematiche di spazi e tutto il resto, decisamente a favore della consolle. Ma che questo passatempo possa essere, alla lunga, più divertente, soprattutto sotto l’aspetto sociale, crediamo sia impossibile metterlo in discussione.

Fase difensiva vuol dire anche proteggere la propria porta parando le conclusioni dirette nello specchio: per farlo si usa, ovviamente, il portiere, azionato, come sappiamo, con l’apposta asta che fuoriesce dal retro della porta. Vediamo a questo proposito, cos’ha da dirci Maurizio.

“Un altro consiglio che mi sento di dare è quello di imparare a usare sempre anche la mano sinistra, in particolare per tenerla sull’asta del portiere. Avendo sempre diritto a un movimento difensivo, in contemporanea a ogni movimento offensivo, è consigliabile avere SEMPRE il portiere in mano. Un avversario esperto avrà un tocco sicuro e inesorabile, quindi molto rapido. Concentrarsi sul tocco difensivo lasciando il portiere inerte è un errore fatale. Bisognerà abituarsi a giocare (quando la palla si trova nella nostra metà campo) sempre con la mano sinistra sul portiere. Per fare un paragone, è come quando, guidando la moto, si tengono le dita sulla leva del freno anteriore, per avere costantemente il controllo del medesimo.”

Altro esercizio importante (fondamentale diremmo noi) è quello dei tiri in porta. In particolare, Maurizio ci insegnerà ad allenare gli shootout. Ma cosa sono? Nei meeting Old Subbuteo (tornei), quando una partita termina in parità, ma è indispensabile stabilire un vincitore che passi alla fase successiva, ci si affida agli ‘shootout.’ In pratica, i due giocatori si alterneranno tra tiri e parate, posizionando la pallina al di là dell’area di tiro. Verranno quindi posizionate 5 miniature in punti prefissati.”

Foto: https://conankrom.jimdofree.com/

“Questi ultimi vengono così localizzati: i primi due saranno all’intersezione tra la riga laterale del campo e quella dell’area di tiro (destra e sinistra). Gli altri due li ricaveremo dall’intersezione tra il prolungamento immaginario delle righe laterali di destra e sinistra dell’area piccola antistante alla porta (che delimita l’uscita massima del portiere) con la linea di tiro, mentre l’ultimo punto sarà in prossimità della linea di tiro, in corrispondenza dell’intersezione tra quest’ultima e la retta immaginaria che passa dal dischetto del rigore.”

“La palla dovrà essere posta completamente oltre la linea di tiro, mentre la miniatura si può posizionare a piacere, più o meno distante dalla sfera. Come è intuibile, questo è l’esercizio più importante. Prendere padronanza della conclusione verso la porta, imparare come riuscire a fare alzare il pallone, in modo da consentirgli di superare il portiere, facendolo passare tra quest’ultimo e la traversa, è lo scopo principale dell’esercizio.”

Comunque, non ci stancheremo mai di ripeterlo: il colpo più bello da vedere, quello che fa la differenza, è il “girello”. Manco a dirlo, Maurizio la pensa come noi: “Personalmente trovo che la massima espressione dell’Old Subbuteo sia il girello, in ogni sua forma ed espressione. Spesso è facile con un po’ di pratica arrivare a agganci dalla distanza, ma seguire un tocco con l’omino scagliato in una porzione anomala del campo che poi all’improvviso rientra e va a posizionarsi in area, toccando la palla, in linea retta con la porta, pronto al tiro, è qualcosa di strabiliante.”

Il “girello” è un colpo difficile: tuttavia, con un po’ di allenamento, tutti potranno apprenderlo. Prima di salutarci, e darci appuntamento alla prossima settimana, Maurizio però vuole dirci ancora qualcosa rispetto allo spirito con il quale ci si dovrebbe avvicinare al gioco.

“Spesso sento dire ‘io gioco per vincere’. A nessuno piace perdere, si sa. Però l’Old Subbuteo è, e deve rimanere, uno sport tra gentiluomini. ‘Un elegante gioco da salotto’ l’aveva definito il gruppo musicale degli ‘Statuto’, appassionati da sempre al Subbuteo.”

Se siamo in un torneo, a partita secca, con lo scopo di avanzare sul tabellone e arrivare più in alto possibile. allora lo spirito sarà ‘mors tua vita mea, e vinca il migliore’; ma in un torneino serale casalingo nel nostro club, dove giochiamo sempre con gli stessi avversari, e dove lo scopo è divertirsi, è bene dare spazio anche al nostro compagno di gioco, consentendogli di divertirsi e di crescere. Al contrario, il rischio è far passare la voglia a chi è meno capace di noi, sottraendoci un compagno di giochi.”

“In realtà, come abbiamo spiegato in queste righe, con un po’ d’impegno e costanza ci si impratichisce e si acquisisce un buon tocco. Il rispetto e la considerazione del compagno di gioco sono alla base dell’Old Subbuteo, dove vincere non è l’unica cosa che conta. L’obbiettivo è infatti quello di divertirsi entrambi.”

Continua – Qua la puntata precedente, con i riferimenti alle altre