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Buon Compleanno Italia ’90 – Quelle regole che non ci sono più

Il calcio è un gioco dinamico. Variano le tattiche, il modo di giocare e ovviamente anche le regole. Confrontando le partite di Italia ’90 con quelle attuali ci accorgiamo di cosa si poteva fare e di cosa invece ancora non era regolamentato.

RETROPASSAGGIO – Il retropassaggio al portiere negli anni novanta si preparava a esalare il suo ultimo respiro. Durante i campionati mondiali del 1990 infatti era ancora possibile per i portieri raccogliere il pallone con le mani in seguito a un retropassaggio di un proprio compagno di squadra. Questo comportamento agevolava le perdite di tempo soprattutto per le squadre in vantaggio o quelle dal potenziale minore. In tanti però da tempo chiedevano che venisse abolito questo atteggiamento, in primis Arrigo Sacchi che in quel periodo dominava con il Milan degli olandesi. Il calcio si apprestava a vivere un futuro sempre più televisivo e le troppe perdite di tempo rischiavano di ostacolare questo business e renderlo meno frizzante; così Italia 90 fu l’ultimo mondiale che consentì agli estremi difensori di raccogliere il pallone e guadagnare qualche secondo in più di riposo per la propria squadra. Nel 1992 arrivò la svolta e i portieri furono costretti a usare maggiormente i piedi per gestire la palla. Secondo qualcuno a spianare la strada a questa innovazione regolamentare fu proprio una partita giocata in Italia in quell’estate: il match che vide l’Irlanda impegnata contro l’Egitto con il portiere irlandese Bonner,che riuscì a tenere la palla bloccata per ben sei minuti totali sul tempo effettivo.

SOSTITUZIONI – Un’altra parte del regolamento profondamente cambiata rispetto a Italia ’90 è quella legata alle sostituzioni. Al tempo erano permesse due sole sostituzioni e solo da una decina di anni si era deciso di allargare la panchina a cinque elementi. Cambiamenti che inizialmente furono adottati per sopperire a eventuali infortuni nel corso del match, ma successivamente introdussero il concetto di cambio tattico. Salvatore Schillaci nella gara d’esordio  nella fase finale contro l’Austria partì proprio dalla panchina e andò in gol tre minuti dopo il suo ingresso in campo. Quattro anni più tardi si decise di permettere una sostituzione in più. Nel mondiale del 1990 erano già in vigore i numeri personalizzati per i giocatori, ma solo in queste competizioni mentre in serie A c’era ancora la classica numerazione dall’1 all’11. Ancora assenti invece i nomi sulle magliette. Infine durante quei mondiali l’arbitro non era tenuto a comunicare il recupero e chiaramente mancavano le lavagnette per indicarlo alla fine del tempo regolamentare; chissà quale sarebbe stata la reazione del pubblico del San Paolo di Napoli nel venire a conoscenza dei famosi otto minuti di recupero concessi nel tempo supplementare (anche se in quel caso più per una dimenticanza del giudice di gara).