Dopo aver parlato di miniature, da oggi inizieremo a discutere di come giocare e delle tattiche dell’Old Subbuteo. Il nostro obbiettivo è quello di darvi delle linee guida per iniziare (o riprendere), e quali esercizi fare per aumentare le proprie abilità. In questo passatempo conta molto, infatti, la manualità: fermo restando che, come in tutte le cose, ci sono persone più portate, è anche vero che, con un po’ d’impegno e di allenamento, si può raggiungere un livello discreto che, magari, vi potrà portare a misurarvi in qualche torneo.
Come sempre, a farci da Cicerone ci sarà Maurizio, webmaster del sito https://conankrom.jimdofree.com/ nonché, ovviamente, ottimo giocatore, con un buon passato “agonistico”. Le virgolette non sono un vezzo, ma un giusto modo per distinguere questa categoria di giocatori da chi fa attività agonistica vera e propria. Un mondo rispettabilissimo, ovviamente, ma che i praticanti di Old Subbuteo considerano un po’ troppo esasperato.
“Ci si avvicina al Subbuteo in nome dell’amore per un calcio utopico: nel calcio su tavolo, in fondo, il Mantova e il Barcellona partono alla pari. Premesso questo, sul panno verde prevarrà chi ha più esperienza di gioco e di tocco. L’esperto lo riconosci dal gesto pulito, senza accompagnamenti di gomito o di polso. Sarà in grado di creare girelli precisi e incredibili, toglierà spazio all’avversario con una tattica difensiva asfissiante, ma senza mai sfiorare i giocatori avversari durante i movimenti.”
“Faccio una doverosa premessa, rivolta soprattutto ai più esperti che dovessero incontrare dei nuovi appassionati che si avvicinano al gioco. Non ci sono grandi discorsi da fare, tutto si riassume in due parole: rispetto e cavalleria. Il nuovo arrivato, neofita o di ritorno dopo anni di oblìo, va fatto avvicinare all’Old Subbuteo senza complicargli la vita o, peggio ancora, facendogli passare la voglia. Sbagliare il tocco apposta, non metterlo al nostro livello è sbagliato; seppellirlo sotto valanghe di gol è invece umiliante, e potrebbe farci perdere definitivamente un compagno di gioco.”
“Il mio primo Maestro, Antonio Maggi, campione nazionale negli anni ’80, comasco e ancora in attività, oltre che uno dei più accreditati vincitori a ogni Meeting (torneo) Old Subbuteo, è un esempio di come si deve fare. Lui lascia giocare, non monopolizza il gioco. Si limita a segnare un gol più di te, magari con un cinismo che può apparire spietato, ma sempre con eleganza e abilità: è il prototipo del vero ‘oldista’, quello che differenzia questa categoria dagli agonisti esasperati.”
“Non ti sovrasta: ha semplicemente in mano la partita fin dall’inizio (che è la cosa che conta per vincere), ma senza fartelo pesare o notare. Si complimenta per i tuoi agganci e per i tuoi girelli. Quando giochi con lui, sei tutto intento a raggiungere l’area di tiro, guardi la palla, la miniatura, tocchi la sfera con più omini per arrivare all’area e tentare di tirare in porta.”
“Poi, quando alzi gli occhi, davanti a te c’è un muro di miniature (a ogni colpo dell’attacco corrisponde lo spostamento difensivo, a colpo di dito, dell’avversario). Senza che tu te ne sia accorto, lui ha spostato tutta la sua squadra in difesa, lasciando due o tre elementi in attacco per un eventuale contropiede. Guardi, e ti rendi conto di non avere spazi per colpire a rete. E qua prendi coscienza di un grande insegnamento, che ti porterai dietro: una difesa granitica non ti farà vincere le partite ma, perlomeno, ti metterà al riparo dalle grandi imbarcate.”
Come si arriva a un buon livello? “Nel modo più semplice: giocando! Per prima cosa, leggete attentamente il regolamento ufficiale dell’Old Subbuteo riguardante i calci d’angolo, i fuori-gioco e la successione degli spostamenti. Spesso si scoprono appassionati insospettabili tra gli amici e i conoscenti. Altri potrebbero diventarlo: studieranno il regolamento e, insieme, ci si regalerà almeno una sera alla settimana di gioco intenso e appassionato.”
Esiste un sistema per migliorarsi, anche facendo da soli? “L’etica imporrebbe di non fare allenamenti troppo esasperati. Tuttavia, credo sia normale ambire a un certo miglioramento tecnico. Il primo consiglio che mi sento di dare è imparare la postura di gioco corretta o, eventualmente, correggerla. Meglio non tenere le gambe rigide: piegando le ginocchia, non affaticheremo la schiena (che, soprattutto per i diversamente giovani, deve essere tutelata). La mano dovrà essere posta ‘a ragno’ sul campo: 4 dita d’appoggio e solo l’indice (o il medio, nessun altro dito ammesso) per colpire, con l’unghia, la miniatura. Il dito dovrà essere perpendicolare al campo, e non inclinato. Solo il dito che colpisce l’omino potrà muoversi: il resto del braccio deve restare immobile.”
Dopo aver imparato a colpire la palla, in modo da avanzare verso la porta avversaria, il secondo passaggio è la conclusione. “Il campo è suddiviso in quattro parti, come abbiamo spiegato in passaggi precedenti. Per poter calciare la palla deve essere completamente nell’area di tiro, delimitata dalla riga (che va oltrepassata del tutto) posta tra quella di centrocampo e il limite dell’area.”
“Per allenarci, posizioneremo 5 palloni oltre la linea di tiro avversaria e 5 miniature sulla nostra area di tiro. Cercheremo quindi di fare l’aggancio, vale a dire arrivare a percorrere tutta quella distanza con la miniatura, portandola a contatto con la palla e, da lì, provare a concludere verso la porta. È un esercizio all’inizio non semplice; tuttavia, con pazienza e costanza, affinerà il vostro tocco, la sensibilità del dito e, di conseguenza, imparerete a calibrare i movimenti, in modo che le miniature vadano (e tirino il pallone) dove volete voi.”
Il colpo forte di ogni vero giocatore, quello che fa la differenza, è il cosiddetto girello. Il girello è il dribbling, il salto dell’uomo nell’uno contro uno: come nel calcio vero il calciatore forte è quello che affronta (e vince) i duelli individuali, anziché passare il pallone indietro, nell’Old Subbuteo il bravo giocatore aggira gli ostacoli posti dall’avversario con questo colpo. La buona notizia è che si può impararlo, e perfezionarlo con l’allenamento.
Lasciamo ancora la parola a Maurizio: “Posizioniamo la nostra miniatura, la palla (a distanza di circa 20 cm) e un’altra, di colore diverso, esattamente tra quella che colpiremo e la sfera. Dovremo colpire l’omino alla base non al centro, come facciamo normalmente per avanzare o tirare, ma sulla circonferenza esterna. Questo tocco consentirà alla miniatura di compiere un ampio semicerchio, che le permetterà di aggirare quella avversaria, colpendo la palla. Se ci riusciamo, avviciniamo la palla di un centimetro e andiamo avanti. Il punto estremo dell’esercizio ci consentirà di trovarci a un solo centimetro di distanza tra la nostra e la miniatura avversaria, con la palla a un altro centimetro da quest’ultima. Per imparare bene, questo esercizio va completato facendo il girello sia verso destra che verso sinistra.”
“Per le giocate difensive, che approfondiremo la prossima settimana (introducendo anche qualche elemento di tattica), un esercizio utile è allenare un altro tipo di ‘aggancio’. Posizioneremo una miniatura avversaria a tre centimetri dal pallone e, con la propria a una distanza di almeno dieci centimetri, cercheremo di frapporre quest’ultima tra l’avversario e la palla, in modo da impedirgli di tirare (il contatto tra miniature avversarie è fallo, come sappiamo).”
“Questo blocco difensivo si può fare anche facendo arrivare la nostra miniatura alle spalle di quella avversaria: in questo modo il giocatore non avrà modo di colpirla. Per allenarsi ai calci d’angolo, bisognerà schierare liberamente le miniature di due squadre sul campo. Quindi, decideremo il lato di battuta e quale sarà la miniatura che colpirà la sfera. Sposteremo tre omini, a colpo di dito, avvicinandoli alla zone dell’area dove verrà battuto il calcio d’angolo. Allo stesso modo, sempre a colpo di dito, piazzeremo le miniature dell’altro colore per la fase difensiva, con la stessa logica dell’ostruzione, chiudendo la luce della porta a quelle in attacco. A questo punto, batteremo il corner e cercheremo di segnare.”
Continua – La puntata precedente, coi riferimenti a quella prima, la trovate qua