Scarsa fantasia? Il caso? Può darsi. Però l’esempio della famiglia Weiss potrebbe non avere eguali nella storia del calcio: padre, figlio e nipote, omonimi giocatori di livello internazionale.
IL CAPO. La storia della famiglia Weiss nel calcio ad alto livello inizia con il capostipite Vladimír. Nato a Vrútky nel nord dell’odierna Slovacchia, classe 1939, viene considerato uno dei migliori giocatori cecoslovacchi degli anni Sessanta. Un baluardo al centro della difesa dell’Inter Bratislava, i cui colori difende tra il 1958 e il 1969. Nel 1959 vince il campionato, l’unico della sua carriera. Viene convocato nella Nazionale cecoslovacca nel 1964: partecipa ai Giochi Olimpici di Tokyo, nella cavalcata fino alla finale per la medaglia d’oro. Sfortunatamente, nell’atto conclusivo contro l’Ungheria il 23 ottobre, realizza l’autorete (al 57° minuto) che sblocca la gara. Finisce 2-1 per i magiari, una delusione cocente per Weiss e compagni. Resterà nel giro fino all’anno seguente, totalizzando la miseria di 3 presenze, anche per colpa di un rigore fondamentale sbagliato contro il Portogallo di Eusebio nelle eliminatorie per la Rimet 1966. Chiude la carriera con Banik Prievidza e Trnavka, sodalizio dove inizia la nuova esperienza in panchina. Rimasto vedovo in giovane età, quando i figli Vladimír junior e Zuzka hanno rispettivamente 14 e 10 anni. Scompare il 23 aprile 2018 all’età di 78 anni. Sul figlio calciatore, dichiarò: “Vladko non è mai stato un bambino problematico, educato e bravo a scuola. Il poeta Laco Novomesky era nostro condomino, tre piani sotto di noi. Spesso si fermava a guardare le partite dei ragazzi per strada. Ci siamo conosciuti e una volta mi disse: ‘Tuo figlio è un ragazzo intelligente e di talento. Farà sicuramente qualcosa di importante’. Avrebbe avuto ragione, come sempre“.
L’EREDE. Vladko ha fatto qualcosa di importante nel calcio, migliorando in tal senso la carriera del padre. Centrocampista di discreto livello classe 1964, colonna dell’Inter Bratislava – come il genitore – tra il 1986 e il 1993. Non ha avuto la possibilità di cimentarsi in un’esperienza all’estero “vera”, viste le brevi parentesi con i vicini cechi dello Sparta Praga e del Petra Drnovice, e la militanza in patria con Dunajska Streda, Kosice e Artmedia Petrzalka. Però, nella prima parte della sua parabola, Weiss junior è riuscito a entrare nella rosa della Cecoslovacchia ancora unita. Coronando il sogno di disputare un campionato del mondo, nel 1990 in Italia. 19 presenze e 1 rete per lui, a cui vanno aggiunti altri 12 gettoni (con una rete) nella Slovacchia. Ma è come allenatore che si è tolto le maggiori soddisfazioni, vincendo due campionati e una coppa nazionale con l’Artmedia, condotta addirittura alla fase a gironi della Champions League 2005-06. Diventato ct della Slovacchia, ha imposto il figlio Vladimír nell’undici titolare infischiandosene di eventuali critiche e qualificando la Nazionale alla storica Coppa del Mondo 2010 in Sudafrica. Esatto, c’era lui in panchina quando l’Italia di Lippi, campione in carica, fece una figura barbina e si fece buttare fuori al primo turno. Dopo un periodo di soddisfazioni in Kazakhstan, ricopre il ruolo di selezionatore della Georgia dal 2016.
IL PICCOLO. Non solo per evidenti questioni anagrafiche, ma anche per corporatura, il terzo Vladímir della dinastia Weiss è il più piccolo del lotto. Esterno offensivo classe 1989, ha iniziato a giocare – neanche a dirlo – con l’Inter Bratislava. Però, contrariamente al nonno e al padre, è andato a giocare all’estero: e senza pensarci troppo. Passato per il vivaio del Manchester City, è riuscito a malapena a esordire in prima squadra iniziando ad andare in prestito. Bolton, Rangers (Scozia), Espanyol (Spagna). Nel 2012 lo acquista il Pescara neopromosso in Serie A, dove totalizza 22 presenze e 4 reti. Natura giramondo, quella del Weiss più giovane. Olympiacos (Grecia), Lekhwiya (Qatar) e Al-Gharafa (Qatar) sono le successive tappe. Un grave infortunio ha fatto da preludio al ritorno in patria nei primi mesi di quest’anno, annunciato dallo Slovan Bratislava. Tuttavia, a causa del Coronavirus, il massimo campionato slovacco è stato sospeso. Weiss ha avuto quindi più tempo per rimettersi in forma, subendo anche un intervento chirurgico. Un talento, il cui gol alla Russia a Euro 2016 è ancora davanti agli occhi. Quella rete lo ha fatto entrare nella storia del torneo, da primo marcatore militante in un club non europeo. 66 presenze e 7 reti in Nazionale, che a 30 anni vorrebbe poter incrementare.
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