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Buon Compleanno Italia ’90 – Jugoslavia a un passo dalla storia, ma i rigori premiano l’Argentina

Dopo aver estromesso il Brasile, per l’Argentina l’avversario dei quarti si chiama Jugoslavia. È una gara molto temuta dagli uomini di Bilardo, perché la squadra slava, imbottita di numerosi talenti, sembra pronta per il salto di qualità. Ed è reduce dalla vittoria contro la Spagna, ottenuta ai supplementari. Si prospetta una partita equilibrata, in cui i duelli rusticani a metà campo potrebbero essere decisivi. Ma in realtà tutta l’attenzione è catalizzata sui due numeri 10: da una parte “El Pibe de Oro” Diego Armando Maradona, il calciatore più forte del mondo, dall’altra “”Piksi” Dragan Stojković, trequartista della Stella Rossa corteggiato da mezza Europa.

Molti azzardano il paragone, affermando che lo slavo può ripercorrere le orme dell’argentino. E in effetti quel Mondiale lo sta giocando meglio Stojković, giustiziere della Spagna con una splendida punizione. Una magia alla Maradona, per l’appunto, anche se il piede è il destro. Venendo alla partita, l’Argentina sembra voler replicare la stessa tattica adottata contro il Brasile. Lasciano il pallino alla Jugoslavia che, da par suo, varia il gioco per sorprendere gli avversari e non dargli punti di riferimento. Ne nasce una partita piacevole, anche se scorbutica (ci saranno 5 cartellini gialli e un rosso), in cui è lecito domandarsi chi avrà la meglio tra il tatticismo argentino e la freschezza jugoslava. La partita si trascina fino ai supplementari, dove però nessuna delle due squadre riesce a sbloccarsi (anzi, l’Argentina segna, ma l’arbitro svizzero Röthlisberger annulla per fallo di mano di Burruchaga). L’epilogo non può che essere quello dei calci di rigore.

Il primo a prendersi la responsabilità è l’argentino Serrizuela: rete. Per la Jugoslavia si presenta dal dischetto il giocatore più atteso, Dragan Stojković. Tutti si aspettano che segni senza difficoltà, ma la sua conclusione si alza quel tanto da centrare la traversa: prima sorpresa. Burruchaga non sbaglia e, dopo di lui, nemmeno Prosinecki. A questo punto arriva il turno del più calciatore più atteso, Maradona. Il capitano dell’Argentina si presenta dal dischetto con la sua solita sicurezza. Ma la sua conclusione è così lenta e prevedibile da non sembrare nemmeno partita dal sinistro magico del Pibe de Oro: seconda sorpresa.

Il futuro milanista Savičević pareggia il conto. E quando Troglio, il quarto rigorista albiceleste, centra in pieno il palo, sembra che la fortuna sia girata dalla parte della Jugoslavia. Ma è solo un attimo, perché Brnović si fa ipnotizzare da Goycochea e rimette tutto in gioco. Saranno gli ultimi due rigori a decretare la vincente. Dezotti mostra freddezza e non lascia scampo a Ivkovic. Cosa che non riesce a fare Hadžibegić: tiro a mezza altezza che Goycochea respinge e che consegna all’Argentina l’obiettivo delle semifinali. Con più di un pizzico di fortuna.

Jugoslavia (4-4-2): Ivković; Hadžibegić, Vulić, Spasić, Brnović; Sabanadzović, Stojković, Jozić, Prosinecki; Vujović, Sušić (61′ Savičević). All. Osim
Argentina (3-4-1-2): Goycoechea; Ruggeri, Simón, Serrizuela; Basualdo, Calderón (87′ Dezotti), Giusti, Olarticoechea (51′ Troglio); Burruchaga; Maradona, Caniggia. All. Bilardo
Arbitro: Röthlisberger (Svizzera)
Marcatori: –
Note – Ammoniti: Sabanadzović (J); Serrizuela, Olarticoechea, Troglio, Simón (A)
Espulso: 31′ Sabanadzović (J) per doppia ammonizione
Sequenza rigori: Serrizuela (A) gol; Stojković (J) traversa; Burruchaga (A) gol; Prosinecki (J) gol; Maradona (A) parato; Savičević (J) gol; Troglio (A) palo; Brnović (J) parato; Dezotti (A) gol; Hadžibegić (J) parato.