Buon compleanno Italia ’90 – Il mutuo infinito pagato dagli italiani

Il campionato del mondo di calcio di Italia ’90 è stato un grande buco nell’acqua, tanto per le aspirazioni iridate della Nazionale azzurra che – soprattutto – per le casse del Paese. Uno spreco infinito, concluso di pagare addirittura nel 2015 da tutti gli italiani.

FIUME DI DENARO. In riferimento al Mondiale di Italia ’90, si può dire che sia stata l’ultima occasione in cui lo Stato abbia contribuito con finanziamenti a pioggia ai costi di un grande evento sportivo. Restyling di tutti gli stadi esistenti, costruzione di due impianti ex novo – Bari e Torino, con esiti quantomeno discutibili – e di tutte le opere connesse, cantieri aperti e rimasti progetti incompiuti, ecomostri e tanto altro ancora. Come ha ricordato il giornalista e scrittore Alfio Caruso, Italia ’90 è stato “un grande spreco“. A poco serve rammentare che quel Mondiale fruttò 200 miliardi di lire di utile, metà dei quali (lordi) andarono alla FIGC. La triste verità racconta che il fiume di denaro speso per ospitare degnamente la manifestazione provocò conseguenze finanziarie tremende. Fu acceso un mutuo di proporzioni enormi per rientrare delle folli spese effettuate, che i cittadini italiani dovettero ripagare. Se l’avessero saputo prima, difficilmente la Coppa del Mondo avrebbe avuto luogo sul suolo italico. Nel 2015 i contribuenti sono venuti a sapere con maggiore coscienza i contorni di un aspetto già noto, mai però presentato in modo altrettanto crudo. A dicembre di cinque anni fa, è stata saldata l’ultima rata del finanziamento da 6.000 miliardi di lire (su 7.230 totali) a carico dello Stato, stipulato in seguito alla celebre legge 65 del 1987. Una rata annuale da decine di milioni di euro, con la chiusura finale da 61,2 appunto nel dicembre 2015.

MACERIE. I 3,74 miliardi di euro complessivi rappresentano una spesa superiore sostenuta dal Sudafrica per l’edizione di vent’anni dopo. Di quella enorme cifra, 1.248 miliardi di lire (più o meno un quinto del totale) furono impiegati per gli stadi: ben oltre la cifra prevista inizialmente, con un’impennata dei costi dell’84%. Il simbolo della cattiva programmazione di quel Mondiale fu lo stadio Delle Alpi di Torino. Costato 226 miliardi di lire, fu chiuso nel 2006 e demolito nel 2009. In alcuni punti dell’impianto non si vedeva quasi il campo da gioco; il sistema di irrigazione, progettato in maniera errata, allagava il manto erboso; la pista d’atletica aumentava la distanza tra terreno e spalti, configurando uno spettacolo fruibile in modo insoddisfacente; spese per la manutenzione dell’impianto troppo esose. Questa è solo la punta dell’iceberg dei compromessi deleteri di Italia ’90. Non bisogna dimenticare altri esempi di opere incompiute, autentica dilapidazione di denaro pubblico come la costruzione del tristemente famoso hotel del Parco Lambro a Milano (mai concluso e abbattuto nel 2012). E a livello giudiziario? Già nella primavera del 1989, un anno prima del Mondiale, partirono i primi accertamenti sugli abusi edilizi, gli appalti, sulla folle corsa per onorare Italia ’90. I primi segnali insomma degli scandali che sarebbero sfociati in Tangentopoli e la fine della prima Repubblica. E quel mutuo finalmente saldato, però senza sospiro di sollievo finale: solo con una sensazione di amaro in bocca.