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Buon compleanno Italia ’90 – Il paradosso del Delle Alpi e del San Nicola

Il Mondiale di Italia ’90 non verrà ricordato in maniera positiva per quello che costò in termini di speculazione edilizia, spese gonfiate e sprechi. Un esempio emblematico è dato dalla storia dei due stadi nuovi di zecca: il Delle Alpi a Torino e il San Nicola di Bari. Scopriamo perché.

NUOVI DI ZECCA. Quando nel 1984 l’Italia fu investita ufficialmente del ruolo di Paese organizzatore del Mondiale 1990, si presentò subito l’esigenza di valutare le strutture che lo avrebbero ospitato. Stadi in primis. A Torino l’impianto di riferimento era il Comunale: troppo vecchio per essere ristrutturato ottenendo gli standard minimi per una manifestazione simile. A questo punto fu decisa la costruzione di un impianto nuovo di zecca, che sarebbe sorto nell’area cittadina della Continassa dopo altre proposte scartate. Nel 1986 la scelta dell’ubicazione definitiva e la vittoria del progetto presentato dal gruppo Acqua Marcia, compilato dagli architetti Cordero, Hutter e Ossola. 70.000 posti a sedere con pista d’atletica annessa, per una spesa complessiva di 226 miliardi di lire. Lo stadio aprì i cantieri nel marzo ’88 e fu completato tra aprile e maggio del 1990. Il primo grave errore fu la scarsa lungimiranza per la riqualificazione dell’area circostante l’impianto, che in degrado lo era già prima di Italia ’90 e fu infine abbandonata a sé stessa. Per quanto riguarda il nome, fu scelto “Delle Alpi” (italianizzazione di “Des Alpes” proposto dai progettisti) da una rosa di cinque proposte vagliate dal consiglio comunale torinese. Il 31 maggio 1990 l’inaugurazione, per l’amichevole tra la squadra mista JuveToro e il Porto. Juventus e Torino avevano ufficialmente una nuova casa. Lo stadio Delle Alpi ospitò 5 partite di Italia ’90, tra cui la semifinale Inghilterra-Germania.

TROPPI COMPROMESSI. Il giornalista Marino Bartoletti ha dichiarato, nel documentario Rai “Italia ’90 – L’occasione mancata”, che il nostro Paese riuscì nell’impresa di “costruire degli stadi vecchi per i Mondiali. Gli impianti di Bologna, Firenze e Milano furono riqualificati sui perimetri originali della Coppa Rimet 1934. In altri casi si decise di costruire stadi ex novo: quelle furono senza dubbio le esperienze più dispendiose e sfortunate. Il Delle Alpi di Torino, un’autentica cattedrale nel deserto frutto di troppi compromessi, vide prevalere la scelta di costruire anche la pista d’atletica. Esistevano punti all’interno dello stadio da cui non si vedeva il terreno di gioco“. Ancora Bartoletti, riferendosi alla realizzazione del San Nicola di Bari (progettato dal noto archistar genovese Renzo Piano), esprime senza mezzi termini che costò cifre mai realmente quantificate. “C’è chi parlò addirittura di 300 miliardi di lire. Un ammontare decisamente sproporzionato per le esigenze della piazza: ma proporzionato per le esigenze del presidente barese della Federcalcio Antonio Matarrese“. Anche a Bari 5 incontri di Italia ’90, ultimo dei quali la finalina tra Italia e Inghilterra. Dopo l’assegnazione al San Nicola della finale di Coppa dei Campioni 1991, l’avveniristico impianto – soprannominato Astronave da Piano – si è trovato a rappresentare un club piano piano caduto in disgrazia. Fa sensazione pensare come un impianto dotato dei maggiori requisiti internazionali (UEFA 4) ospiti oggi una squadra dilettantistica. Italia ’90, anche in questo, ha stabilito un primato… Per la cronaca, lo stadio Delle Alpi è stato demolito nel 2008 ad appena 18 anni dall’inaugurazione: impianto inadeguato, edificato in una località scomoda da raggiungere, infine ripudiato dai club. La Juventus, sulle ceneri del Delle Alpi, ha costruito il proprio Stadium.