Buon compleanno Italia ’90 – Il “Ciao” di Lucio Boscardin
Un’idea nata a un semaforo per le strade di Milano. Intuizione e fortuna sono gli ingredienti che hanno portato Lucio Boscardin a ideare la mascotte di Italia ’90, che in seguito ha preso il nome “Ciao“. Ricordiamo la vicenda di un’idea tutta… tricolore.
UN GIORNO DI PIOGGIA. Lucio Boscardin è in auto, bloccato nel traffico congestionato di Milano, mentre la pioggia imperversa. Era già stata aperta da qualche tempo la possibilità di presentare un’idea per la mascotte dei Mondiali di calcio, che sarebbero stati disputati in Italia nel 1990. Il regolamento era piuttosto vincolante. Vietate rappresentazioni che riconducessero a elementi regionali, cittadini, personaggi storici e monumenti specifici. Insomma: banditi possibili richiami al Colosseo, alla Mole Antonelliana, a Dante… tanto per capirci. E fu in quel pesante tragitto in macchina, con il traffico a rilento in corso Buenos Aires, che Boscardin notò una cosa. Chissà quante volte avrà visto quel giorno il semaforo: verde, giallo, rosso, e ancora. Ancora. Pensò: “Se sostituisco il bianco al giallo, potrebbe ricordare la bandiera italiana“. Prese un appunto sull’idea e a casa la sviluppò. Ritagliò alcune bandierine composte da tre quadrati colorati. Le mischiò. Per caso, mettendo mano a quei segmenti, capì che si poteva costruire la scritta “Italia”. Non solo: pure allestire una figura riconducibile a un atleta tricolore. Il tocco finale? Un pallone come testa. La mascotte prese vita e Boscardin decise di presentarla per il concorso di Italia ’90. È il 1986.
LA SCELTA. Il designer classe 1943, che a 18 anni aveva lasciato il Veneto per Milano, vantava notevole esperienza in ambito pubblicitario. Nel 1982 aveva aperto il proprio studio grafico, che gli avrebbe portato grande fortuna. L’idea del professionista di Bassano del Grappa si rivelò vincente e fu eletta quale immagine ufficiale di Italia ’90. La proclamazione si svolse al Quirinale il 14 novembre 1986. Lucio, che aveva dovuto mantenere il segreto fino a quel momento, si trovava insieme ad alcune tra le più alte personalità del Paese – e non solo – del periodo. Basti citare Gianni Agnelli, Juan Antonio Samaranch, Sepp Blatter, Luca Cordero di Montezemolo (presidente del comitato organizzatore), Franco Carraro, Francesco Cossiga, Giulio Andreotti, numerosi rappresentanti del mondo ecclesiastico. Apoteosi per l’allora baffuto Boscardin. Ma la mascotte non aveva ancora un nome! Fu trovato grazie a un mega sondaggio tra gli italiani, chiamati a scegliere tra le cinque opzioni possibili sulla schedina del Totocalcio. Un autentico referendum popolare che vide il trionfo di “Ciao” (le alternative: Amico, Beniamino, Bimbo e Dribbly), saluto italiano celebre a livello internazionale. Da quel momento il burattino tricolore di Lucio Boscardin avrebbe accompagnato tutta la fase di avvicinamento al Mondiale, apparendo ovunque: sul merchandising, in tv, sulla carta stampata, sopra gli autoveicoli e addirittura sui cartelli stradali dei lavori in corso per il Mondiale. Quella ricerca di grandezza, di affermazione tutta italiana purtroppo non trovò lieto fine a livello sportivo, strutturale, politico, finanziario. Le idee buone, però, restano indelebili nel tempo. Come quella nata da un tragitto in macchina durante un giorno di pioggia.