Un quadriennio in crescendo aveva portato a Gianluca Vialli il ruolo – probabilmente scomodo – di giocatore tra i più attesi di Italia ’90. Per una serie di circostanze avverse, non andarono bene le cose. Tanto da produrre una cicatrice nella carriera di uno degli azzurri più amati.
BELLE SPERANZE. Gianluca Vialli era arrivato in Serie A nel 1984, acquistato dalla Sampdoria. Quel giovane attaccante aveva fatto parlare di sé in cadetteria con la Cremonese, prometteva molto bene. A Genova il ragazzo incontrò il coetaneo Roberto Mancini, con il quale andò a comporre un tandem ben assortito dentro e fuori dal campo. I due si trovavano a meraviglia, contribuendo a elevare la Samp di Mantovani tra le realtà emergenti del campionato. Lo jesino raggiunse la Nazionale prima, nel 1984: l’amico Luca fece altrettanto a novembre ’85 debuttando a Chorzow contro la Polonia. Bearzot lo chiamò quindi per il Mondiale in Messico, concedendogli degli spezzoni (positivi) come vice Conti. Chiusa la parabola del Vecio, Vialli diventò protagonista del nuovo ciclo Vicini da attaccante puro, conquistando il posto da titolare fisso. Fece molto bene nelle qualificazioni a Euro ’88, da neo beniamino dei tifosi azzurri. Nella fase finale siglò una bellissima rete alla Spagna e pazienza se l’Italia cadde in semifinale: la Nazionale aveva trovato un degno interprete offensivo, rispettato anche a livello continentale.
LA DELUSIONE. Come è noto, gli azzurri disputarono un biennio di amichevoli prima del Mondiale casalingo, al quale presero parte di diritto da Paese organizzatore. L’attesa cresceva. E così anche per Vialli, reduce dai fasti europei: con due reti aveva appena deciso infatti la finale di Coppa delle Coppe contro l’Anderlecht. Eccolo nei 22 di Vicini per Italia ’90, dal primo minuto nell’esordio contro l’Austria. Non segna, però è lui a telecomandare sulla testa di Schillaci la palla dell’1-0 decisivo. Nel secondo incontro gli azzurri incrociano gli USA, il nostro sbaglia un rigore nel primo tempo calciando con il destro sul palo di Meola. Il destino era però in agguato per lui, e non solo in zona gol. Vialli esce dall’undici di Vicini, così come Carnevale che gli faceva da spalla. Esplode Totò Schillaci, Baggio si fa ammirare dal mondo, segna pure Serena contro l’Uruguay nel giorno del compleanno. A Gianluca gira proprio male. Desta clamore il suo ritorno dal primo minuto in semifinale contro l’Argentina, dove non riesce a incidere nuovamente. E gli azzurri devono accontentarsi del terzo posto. “Tre assist, nessun gol. Ogni Mondiale ha una stella nascente, che fu Schillaci, e una stella cadente. Che ero io. Me ne capitarono di tutte: il polpaccio, la coscia, la bronchite… Però la Nazionale di Vicini resta la più divertente e spensierata di sempre“, ha dichiarato Vialli nel 2018 a Il Corriere della Sera. All’epoca si parlò anche di presunti dissidi tra il giocatore e Vicini dopo la seconda partita… Sul terreno di gioco resta una grande occasione mancata: la punta di Cremona non avrà più modo di rifarsi in azzurro a certi livelli, complici i rifiuti a Sacchi (“Feci il permaloso e me ne pentii. Non si rifiuta la Nazionale“) prima e dopo USA ’94. Nel 1992 aveva giocato la 59ª e ultima gara, con 16 gol all’attivo.