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Storie di outsider vincenti #14 – Il Borussia Dortmund di Hitzfeld: tre anni per vincere tutto

Fino agli anni ’90 il Borussia Dortmund non era considerata tra le compagini tedesche più forti. D’altronde aveva sì vinto tre scudetti, ma l’ultimo era datato 1962/63. E negli Anni Settanta aveva vissuto il suo periodo peggiore, relegata per quattro stagioni nella Serie B tedesca. La situazione cambiò radicalmente con l’arrivo, sulla panchina dei gialloneri, di Ottmar Hitzfeld a partire dall’estate del 1991. Il Borussia veniva da un anonimo decimo posto in Bundesliga e aveva raggiunto gli ottavi di finale di Coppa UEFA. Hitzfeld, invece, dopo una discreta carriera da calciatore, aveva cominciato ad allenare in Svizzera, una vera a propria seconda casa. Zug e Aarau, prima di approdare al Grasshopper, con cui aveva vinto due titoli.

In rosa ci sono già elementi di spessore, a cui si aggiungono giovani di talento come il portiere Klos e il neo acquisto Chapuisat. La mano di Hitzfeld si vede subito e il Borussia conquista un secondo posto che mancava da ben 26 anni. Ma è nel biennio successivo che la società investe in maniera più convinta. Arriva una prima colonia di “ex italiani”, calciatori tedeschi che hanno avuto poca fortuna nel nostro paese. Si tratta, in particolare, dell’interista Sammer, dello juventino Reuter e del laziale Riedle; a cui si aggiungono, l’anno successivo, il difensore Julio Cesar e il trequartista Möller, entrambi provenienti dalla Juventus.

Sarà proprio la stagione 1994/95 a determinare la svolta in casa Borussia Dortmund. Anche se il titolo di campione di Germania arriva solo all’ultima partita, grazie alla vittoria contro l’Amburgo e la contemporanea sconfitta del Werder Brema in casa di un redivivo Bayern Monaco. Hitzfeld festeggia così il suo primo scudetto “tedesco”, dopo i due conquistati in Svizzera alla guida del Grasshopper. Anche in UEFA i gialloneri si fanno valere, ma il loro percorso si ferma in semifinale, superati ancora una volta dalla “bestia nera” Juventus (che li aveva già battuti due anni prima in finale). Nel 1995/96 il Borussia bissa il successo in campionato, stavolta con quattro giornate di anticipo. In Champions League, invece, non va oltre i quarti di finale, battuta dall’Ajax.

Ma il vero capolavoro, la chiusura del cerchio se così si può definire, avviene la stagione seguente. Non in Bundesliga, dove la prepotente rivincita del Bayern Monaco impedisce a Hitzfeld uno storico tris. No, il vero boom arriva in Champions League. Il Borussia Dortmund viene inserito in un gruppo tutto sommato alla sua portata, anche se la presenza dell’Atlético Madrid di Radomir Antić sembra un ostacolo per il primo posto nel girone. E infatti è così, perché nonostante le quattro vittorie complessive e il pregevole successo esterno in Spagna, i gialloneri devono accontentarsi della seconda piazza, che vale la qualificazione da non testa di serie.

Il sorteggio, però, sorride ai tedeschi, che beccano il non irresistibile Auxerre. I francesi hanno conquistato il primato nel girone dell’Ajax, grazie all’importante successo esterno all’Amsterdam Arena. Ma nel lotto delle possibili avversarie sembra una delle più abbordabili. Infatti il Borussia Dortmund vince sia all’andata (3-1 in Germania) che al ritorno in Francia (1-0) e si qualifica per la semifinale. Trova il Manchester United, che nel frattempo ha estromesso il Porto. Per gli inglesi l’occasione sembra ghiotta, soprattutto perché Hitzfeld deve rinunciare a ben sette titolari nella gara di andata. Ma un tiro da fuori del centrocampista Tretschock consegna il primo round casalingo al Borussia. Al ritorno l’allenatore tedesco può contare nuovamente su Kohler, Riedle e Reuter, ma è senza l’ispiratore dell’impresa di due settimane prima, Paulo Sousa. Nonostante gli attacchi a testa bassa dello United, il Borussia resiste e mette in cassaforte la qualificazione quando il giovanissimo Ricken batte imparabilmente Schmeichel.

È giunto il momento della finale. Davanti al Borussia c’è quella Juventus che, finora, gli ha fatto inghiottire solo bocconi amari. Gli uomini di Lippi sono considerati i favoriti, visto che sono i campioni in carica, ma il Borussia ha il vantaggio di giocare quasi in casa, all’Olympiastadion di Monaco. La Juve sembra in controllo del match, ma tra il 29′ e il 34′ subisce un uno-due firmato Karl-Heinz Riedle: l’ex Lazio trafigge Peruzzi di sinistro e di testa e manda i suoi al riposo col doppio vantaggio. Nella ripresa la Juventus prova a reagire e una splendida rete di tacco del neo entrato Del Piero la riporta sotto; ma ci pensa Lars Ricken, il castigatore del Manchester United, a mettere la parola fine sull’incontro. Il suo pallonetto preciso sorprende Peruzzi fuori dai pali e lancia il Borussia verso la storia.

È la fredda rivincita del Borussia, è la rivincita personale degli ex juventini, bocciati dalla squadra bianconera e vincenti in Germania. Sarà l’ultimo anno di Ottmar Hitzfeld sulla panchina dei gialloneri: dopo averli portati alla conquista della Germania e dell’Europa, per il tecnico ci sarà la panchina del Bayern Monaco. Ma le imprese di quel Borussia Dortmund rimarranno impresse, a caratteri cubitali, nella storia del calcio.

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