Buon compleanno Italia ’90 – L’ultimo Mondiale dell’Unione Sovietica
Un evento, quello di Italia ’90, che rispecchiò molto bene anche come il mondo stava cambiando. Il muro di Berlino era caduto solo da pochi mesi, ad esempio. L’Unione Sovietica, proprio come la Jugoslavia, partecipò per l’ultima volta a un campionato del mondo senza divisioni che sarebbero presto arrivate.
DELUSIONE. La Nazionale dell’URSS arrivò alla fase finale di Italia ’90 dopo aver trionfato, nel novembre precedente, nel raggruppamento europeo 3. Settima partecipazione, che si sarebbe rivelata pure l’ultima. L’urna del sorteggio riservò ai sovietici i campioni uscenti dell’Argentina, il Camerun e la Romania. Campagna non positiva: gli uomini in maglia rossa furono sconfitti con il medesimo punteggio sia dalla Romania che dall’Argentina, 2-0. Un doppio tonfo decisivo verso l’eliminazione. Fu infatti ininfluente il poker contro il Camerun già qualificato al San Nicola di Bari, firmato dalle reti di Protasov, Zygmantovich, Zavarov e Dobrovolski.
ADDIO AI SIMBOLI. La rassegna iridata vide inoltre due eventi particolari e degni di nota, legati alla rappresentativa URSS: l’inattesa fine della carriera internazionale per il portiere Rinat Dasaev, escluso dopo l’esordio e neppure in panchina negli altri incontri; il punto di non ritorno con la storia, quella con la S maiuscola, dopo la rimozione dalle maglie della storica scritta CCCP sul petto. Le divise sovietiche, marchiate Adidas a Italia ’90, furono così per la prima volta anonime senza quel segno distintivo e ricco di significati. Malinconica fine per una Nazionale mitica, oltretutto reduce dal secondo posto all’Europeo e dall’oro olimpico del 1988.