Nei pezzi precedenti, vi abbiamo illustrato un piccolo panorama del Subbuteo. Abbiamo parlato soprattutto del passato di quello che era il calcio da tavolo per eccellenza. In realtà fu imitato anche in Italia, negli anni ’70, dall’Atlantic (esatto, proprio quella dei soldatini).
Tuttavia si trattava di un prodotto diversissimo per materiali e stile di gioco, destinato principalmente a un pubblico infantile, che mal si conciliava con il Subbuteo. Di fatto, un modo per i papà di tenere lontani i figli piccoli dal loro passatempo, fatto di materiali più delicati e, per l’appunto, del tutto inadatti ai bambini.
Per accedere a questo mondo, ovviamente, serve una guida specializzata. Lo abbiamo fatto anche noi, rivolgendoci a Maurizio, webmaster del sito https://conankrom.jimdofree.com/, che si occupa del tema in questione, e che ci farà compagnia in questo viaggio a cavallo degli anni 70/80 del secolo scorso.
“Spesso, nelle cantine e nei solai, sono nascosti tesori. A un ragazzo di oggi direi, per prima cosa, di chiedere al papà o allo zio se, negli anni della gioventù sono stati proprietari di un campo e di qualche squadra” è il suo esordio.
Ovviamente, niente proibisce al ragazzo di ieri di riesumare la sua passione: “Tornare dal solaio o dalla cantina con lo scatolone impolverato, pieno di tesori di gioventù, è una gioia indescrivibile. Tra uno starnuto per la polvere e una ragnatela, poter riscoprire quei colori, quell’odore del cartone, quegli omini impettiti, fieri, che attendono solo il momento di tornare a correre sul panno verde, perfettamente stirato e teso alla perfezione, è un modo per tornare ai nostri anni più belli.”
Parole che aprono la diga, lasciando spazio al fiume della passione. “Per una volta si può non vedere l’ora di accompagnare la moglie (o la mamma, dipende dall’età) a un negozio fai da te, allo scopo di farsi tagliare il foglio di multistrato marino di 2 cm che sarà il supporto per il campo. Sarà poi necessario farsi tagliare le rimanenze con altezza di 7 cm: le avviteremo al supporto medesimo, creando le sponde laterali. Avremo, a fine lavoro, una superficie di gioco resistente, liscia e difficilmente esposta alle modifiche dovute all’umidità o all’eccesso di calore delle nostre case.”
Un campo perfettamente steso è infatti la base per poter giocare nel miglior modo possibile: decisamente sconsigliato ripiegarlo volta per volta. Maurizio ci promette che tornerà su questo argomento, per dare altri consigli. “Preparato il campo, stendendolo e fissandolo sulla superficie in multistrato, si metteranno subito dopo le porte, si faranno le prime prove di scorrevolezza: e la gioia sarà indescrivibile.”
Abbiamo il terreno di gioco, e qualche squadra in buone condizioni: ma adesso, con chi misurarsi? A tutte le età, nasce la consapevolezza che l’unica soluzione è trovare qualcuno che nutra la stessa passione. La risposta la troviamo in rete: il sito https://oldsubbuteo.forumfree.it/ è infatti quello di riferimento per gli appassionati di Old Subbuteo di tutta Italia.
Basterà iscriversi, presentarsi nell’apposito tread e cominciare a navigare in un mondo vastissimo, e nel quale pensavamo di essere magari gli unici o tra i pochi ad avere in casa la testimonianza di un tempo passato ma, fortunatamente, ancora vivo. Nel sito c’è, ovviamente, un tread che raccoglie tutti i club di Old Subbuteo presenti nella Penisola e ufficialmente riconosciuti, suddivisi in Nord, Centro e Sud. Basterà, quindi, prendere contatto per avere gli orari e i luoghi di riunione.
Perché un club ufficialmente riconosciuto? Che garanzie avrà il neofita o l’adulto che vuole tornare ragazzo? La parola torna a Maurizio:
“Significa che al suo interno giocano persone fidate e non pirati dell’ultima ora. Un Club, per essere riconosciuto, deve svolgere attività continuativa, partecipare all’attività sociale e del Forum, organizzare tornei locali e nazionali: in parole povere, si è in buone mani.
A questo punto è facile contattare il club più vicino e organizzare una visita in serata portando in tasca la nostra amata squadra, il portiere, la pallina e magari il flaconcino con la cera liquida e lo straccetto.”
Ovviamente, in questi ambienti, come in quelli del modellismo o, comunque, con la caratteristica di riunire appassionati di attività di nicchia, si tende ad “annusare” il nuovo arrivato. “Non è detto che il comitato di benvenuto rinunci alla vile soddisfazione di approfittare del ‘novellino’: purtroppo è spesso così. Tuttavia, basta saperlo prima, non scoraggiarsi e prenderla con filosofia. È scontato che il primo contatto sia fatto per lo più di domande. Si chiede di tutto: regole, miniature, tornei, rievocazioni di episodi e maglie storiche del calcio vero. Nel frattempo il nuovo arrivato inizia a giocare e a raccogliere, ovviamente, i palloni in fondo alla propria rete.”
Certo, la cosa più frustrante, nei primi tempi di frequentazione, è guardare i tesori degli altri soci del club, magari conservati in involucri in legno personalizzati. Miniature perfette, portiere e portierini di riserva, i palloni di mille colori. “Il timer originale, squadre rifinite a mano con precisione, il profumo di legno e cera che ipnotizza. Per un attimo, dimentichiamo i poveri eroi di mille battaglie dei decenni scorsi, nostri o dei nostri genitori o parenti se siamo nati dopo il 2000, che ci siamo portati con noi, in scatola di cartone sgualcito. Le miniature dalle magliette stinte, magari senza testa, mano o braccia, a volte immersi in un agglomerato di colla vecchio di decenni, dovuto alle numerose riparazioni.”
Come in tutte le cose, servono umiltà e saper riconoscere che altri sono più in gamba di noi. O, per i più dotati, la voglia di riprendere in mano l’attrezzatura modellistica. “Davanti a noi si paleseranno appassionati capaci, partendo dal materiale di base, di produrre squadre con miniature riproducenti le fattezze esatte dei giocatori veri, scarpe colorate e personalizzate, divise con sponsor tecnici e di squadra, loghi, diverso colore di pelle e capigliature dedicate e attinenti col calciatore vero.”
“Basi linde, luccicanti e simili a veri gioielli, con copriinner dedicati con logo della squadra e nome del giocatore. Alcune compagini volutamente semplici e anticate con vernice opaca per riprodurre le squadre vendute negli anni 60/70, ma con basi di produzione recente con forme e peso delle originali, quindi omologate per poter giocare.”
Il rischio? Essere risucchiati nel tunnel, con la conseguenza di impiegare ore a caccia del maggior numero possibile di informazioni, riempiendoci la testa di termini, nomi di prodotti, marche, indirizzi di siti, fiere specializzate, tornei, miti e leggende di questo gioco che, per fortuna, sopravvive all’avanzata spietata dell’elettronica.
4 – Continua. Qua la prima, seconda e terza parte