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Storie di outsider vincenti #13 – Marco Galiazzo, l’arco del trionfo ad Atene 2004

Quando si presenta alle Olimpiadi di Atene 2004, Marco Galiazzo ha appena ventuno anni. Sebbene faccia parte della Nazionale azzurra di tiro con l’arco da un lustro, il maggiore risultato di rilievo lo ha ottenuto pochi mesi prima, in occasione dei Campionati Europei di Bruxelles. Ha vinto la medaglia d’oro, la sua prima nei senior (nel 2001 si era laureato campione del mondo indoor juniores a Firenze) riuscendo a prevalere sul danese Lind in una finale molto tirata (107-105 il punteggio in favore dell’azzurro).

Poco prima dell’inizio dei giochi olimpici, la Federazione chiede al tecnico azzurro – il sudcoreano Suk – di stilare una sorta di graduatoria degli arcieri più forti a livello internazionale. La Corea del Sud sembra ancora irraggiungibile, ma tutto sommato l’Italia ha una squadra competitiva. Michele Frangilli è campione del mondo in carica nel targa e primo europeo del ranking, mentre Ilario Di Buò è campione del mondo indoor. A questi si aggiunge appunto Marco Galiazzo: “l’elemento nuovo della nostra squadra è Galiazzo – si legge nella rivista Arcieri del giugno 2004 – che ha iniziato la stagione all’aperto e la preparazione ai Giochi con punteggi non soddisfacenti, poco costanti, con troppi alti e bassi. Si è lavorato molto per stabilizzarlo su alti livelli, dove ci è arrivato con la splendida vittoria del Campionato Europeo. Si ritiene che abbia ancora dei margini di miglioramento”. 

La sensazione del tecnico Suk è di avere di fronte un campioncino pronto a esplodere, in via definitiva, da un momento all’altro. Perché Marco ha doti importanti: è pacato, serio, sa trovare la giusta concentrazione nei momenti topici. E soprattutto ha lavorato molto duramente per ridurre il gap con i migliori del mondo. Certo, nonostante la recente vittoria europea non parte nel novero dei primi favoriti: non solo per la minore esperienza, ritenuta fondamentale in queste competizioni così importanti, ma anche per la presenza dello spauracchio Corea, pronta a fare incetta di medaglie. Invece le cose andranno diversamente.

In effetti i coreani dominano il round di qualificazione (il quale serve a determinare il tabellone tennistico a eliminazione diretta): Im Dong-hyun centra il primo posto e i connazionali Park Kyung-mo Jang Yong-ho si piazzano quarto e quinto. Ma comincia a farsi largo anche Galiazzo, che chiude la prima tornata con la terza posizione (672 lo score). I turni eliminatori sono, però, tutt’altro che semplici per l’italiano: dopo essersi sbarazzato abbastanza facilmente del tongano Taumoepeau, Galiazzo vince di misura contro il messicano Serrano (164-163), mantenendo i nervi saldi fino all’ultimo. Agli ottavi si presenta un derby con il compagno di squadra Di Buò: finirà con uno scarto maggiore di quello che si possa pronosticare (162-155) e Marco vola ai quarti.

Intanto la colonia coreana perde il suo primo uomo, Jang Yong-ho, sconfitto dall’australiano Cuddihy. E comincia a farsi strada un altro outsider, il giapponese Yamamoto, che al secondo turno aveva superato, a sorpresa, il nostro Frangilli. Nei quarti Galiazzo deve superare un ostacolo pericoloso, che risponde al nome di Vic Wunderle: lo statunitense ha vinto l’argento nell’individuale a Sydney 2000 ed è un osso duro. Infatti l’incontro è tremendo, ma ancora una volta l’arciere italiano mantiene il sangue freddo e porta a casa la vittoria (109-108). Nel frattempo Cuddihy fa fuori anche Park Kyung-mo, mentre Yamamoto supera il grande favorito Im Dong-hyun: in un attimo, la grande Corea subisce una disfatta dicendo addio alle semifinali e, quindi, alle possibili medaglie.

In semifinale Galiazzo affronta l’inglese Godfrey: la gara è intensa fino all’ultima freccia, ma il veneto continua a mantenere alta la concentrazione. Non si fa sopraffare dall’emozione e ottiene il pass per la finale olimpica. Ad aspettarlo, c’è Yamamoto, che dopo aver sconfitto due favoriti, ha battuto l’australiano Caddihy, anche se solo allo spareggio (la gara regolare era finita 115 pari).

Quando per la finale Marco Galiazzo entra nell’atmosfera magica del Kallimarmaron Panathinaiko Stadio (=lo stadio di tutti gli Ateniesi) un brivido gli corre dietro la schiena. È a un passo dal traguardo, gli manca un ultimo sforzo. Si aggiusta il cappellino da pescatore, che lo ha accompagnato durante tutta la giornata di gara. È tempo di trovare la concentrazione giusta. Il giapponese parte meglio e chiude la prima voleé (3 frecce) in vantaggio. Ma già dalla seconda c’è il sorpasso del padovano. Si procede sul filo del rasoio, fino alla quarta e ultima voleé: per vincere Galiazzo deve mantenere il vantaggio (+2). L’attesa cresce, trepidante. Marco fa tre volte 9, il giapponese un 8, un 9 e un 10: è vittoria!

L’arco italiano ha il suo nuovo Robin Hood. Marco Galiazzo andrà a podio anche nelle successive edizioni delle Olimpiadi (argento e oro a squadre, rispettivamente a Pechino 2008 e Londra 2012) e farà incetta di altre medaglie ai Mondiali ed Europei. Completando il suo percorso di grande campione.

 

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