Era il 30 maggio 1920, esattamente cento anni fa, quando il chirurgo oncologo Gaetano Fichera, siciliano ma sardo d’adozione, fondò il Cagliari Football Club. La prima partita però fu datata 8 settembre: avversario la Torres, rivale storico ancora oggi, non a caso. Eravamo agli albori del calcio, qualcosa di veramente lontano rispetto allo sport che intendiamo oggi. Da Fichera a Giulini, in mezzo ci sono cento lunghissimi anni in cui presidenti, allenatori, giocatori e tifosi si sono stretti per scrivere pagine importanti della storia del Cagliari e scolpire ricordi e immagini indelebili nelle memorie di chi vive e ha vissuto di pallone. Perché un secolo di rossoblù è innanzitutto un susseguirsi di storie di uomini, delle loro vite sportive, delle loro gesta, delle loro parole.
Ripercorrere fedelmente una storia centenaria sarebbe un’impresa titanica, anche perché occorrerebbe conoscere a fondo fatti e dinamiche che hanno caratterizzato il secolo rossoblù. E poi ci sono sempre aneddoti, ricordi, dettagli che certamente sono andati perduti, perché molti dei protagonisti oggi non ci sono più. I programmi in pompa magna pensati dall’attuale dirigenza, tra l’altro, sono andati a farsi benedire, a parte la festa prevista sui social e altre iniziative di contorno, come l’emissione di un francobollo celebrativo. Ci sarà tempo per i festeggiamenti in grande stile, quelli veri, quelli che solitamente vengono tributati ai nonnini centenari.
Quella del Cagliari è una storia che nasce e si sviluppa attorno a un terreno di gioco, nei campi d’allenamento, negli spogliatoi e nelle tribune degli stadi: dal comunale di via Pola al leggendario Amsicora, passando per il Sant’Elia, fino ad arrivare all’odierna Sardegna Arena. Ma sappiamo benissimo che questa squadra ha significato tanto non solo in ambito sportivo: difendere la maglia con lo stemma dei quattro mori è stato un modo di affermare la propria identità, un motivo di orgoglio e di vanto anche al di fuori delle coste isolane, un voler gridare a tutta Italia che anche il popolo sardo può dire la sua.
Il momento più alto di questa maratona centenaria è coinciso proprio con il giro di boa: 1970, lo storico Scudetto di Rombo di Tuono, Scopigno e degli altri eroi, il primo tricolore strappato alle potenze del Nord. Tutto fuorché uno Scudetto “semplice”. Chi ha vissuto quei momenti ancora freme per l’emozione, ricordando con occhi lucidi quei frangenti di gioia e orgoglio forse irripetibili. Una squadra con un’impronta sarda: Efisio Corrias era il presidente, mentre Andrea Arrica il dirigente “illuminato”, capace di portare Gigi Riva a Cagliari e artefice principale nella costruzione di quella rosa vincente.
Quella del ’70 è l’impresa decisamente più chiacchierata e conosciuta, ma il vecchio cuore rossoblù ne ha viste parecchie: dalla prima partecipazione in Serie A nel 1964/65 con tanto di sesto posto finale, passando per l’esordio nelle coppe europee (prima la Mitropa Cup, poi la Coppa dei Campioni con l’approdo agli ottavi nel 1970/71, infine la Coppa UEFA, con l’indimenticabile cavalcata della stagione 1993/94, che ha visto il Cagliari arrendersi soltanto in semifinale contro l’Inter), continuando con l’incredibile filotto di promozioni, dalla Serie C alla massima Serie, tra il 1988 e il 1990 con Claudio Ranieri al timone e Tonino Orrù alla presidenza; poi ancora l’era di Massimo Cellino (il più longevo dei presidenti: 22 campionati, con un sesto posto in A come miglior risultato), per finire con il presente, che risponde al nome di Tommaso Giulini, partito con l’handicap della retrocessione, ma prontamente riscattatosi con la vittoria della Serie B (prima volta nella storia) e l’affermazione in pianta stabile nella massima serie.
Come in tutte le storie che si rispettino, il vecchio Cagliari ha vissuto anche delusioni atroci: il fallimento nel lontano 1935, la Coppa Italia e lo Scudetto sfiorati nel ’69, le retrocessioni (da quella del 1975/76, a quella in Serie C1 del 1987, fino ad arrivare alle più vicine ai giorni nostri, su tutte quella del 1997, dopo lo spareggio perso contro il Piacenza). Ma forse sono anche questi momenti a rendere la storia ancora più emozionante, ancora più unica.
E poi ci sono loro, i protagonisti del secolo rossoblù: dagli allenatori illustri (oltre ai già citati Scopigno e Ranieri, meritano una menzione Piola, Tiddia, Mazzone, Giorgi, Ventura, Reja, Allegri, Rastelli e Maran) ai grandi capitani (Cera, Nené, Brugnera, Piras, Bernardini, Matteoli, Villa, Zola, López e Conti), passando per i bomber (Riva, Suazo, Muzzi, Esposito, João Pedro, Fonseca, Oliveira, Dely Valdés) e i giocatori di fantasia (oltre a Zola, citiamo Francescoli e O’Neill, a voler sottolineare quel forte legame tra il capoluogo sardo e gli uruguaiani, che è stato ricorrente negli anni di vita della società). Infine quella del Cagliari è stata anche una storia di numeri di maglia ritirati (la 11 di Riva e la 13 del compianto Davide Astori), di campioni del Mondo (Selvaggi nell’82), di recordman di presenze (Daniele Conti è il giocatore che più di tutti ha indossato la casacca rossoblù) e di gol (con 164 reti Gigi Riva domina incontrastato la classifica dei cannonieri sardi).
Chiudiamo con una chicca per i nostalgici e per coloro ai quali piace viaggiare con la fantasia: Albertosi; Martiradonna, Cera, Villa, Pusceddu; Nené, Conti, Nainggolan; Zola, Francescoli; Riva. L’undici rossoblù dei sogni, la migliore squadra di sempre, votata recentemente dagli utenti del sito ufficiale della società sarda. Niente male, non vi pare? Chissà se nei prossimi cent’anni qualche nome nuovo sarà in grado di spodestare queste leggende. Perché il vecchio cuore rossoblù non ha nessuna intenzione di smettere di battere. Auguri Cagliari, ad altri cento di questi giorni!