Svizzera: si riparte il 19/20 giugno, ma tra mille interrogativi
In Svizzera, oggi era il giorno dell’assemblea straordinaria della Swiss Football League. I rappresentanti delle 20 squadre professionistiche elvetiche, infatti, alla luce della decisione di due giorni fa del Consiglio federale, hanno deciso, in analogia con quanto sta accadendo un po’ in tutta Europa, di riprendere i campionati di calcio della massima serie e di quella cadetta, nel fine settimana del 19/20 giugno. 17 i voti a favore, 2 contrari e un astenuto, secondo quanto riferito nel comunicato ufficiale, appena pubblicato sul sito e inviato ai Media accreditati.
Nello specifico, il governo svizzero ha introdotto la possibilità di disputare manifestazioni sportive con la presenza massima di 300 persone. Tutto questo sarà possibile a partire dal 6 giugno, mentre il limite verrà portato a 1.000 persone dal 24 giugno. Preso atto di questa decisione, supportata dai numeri della pandemia nel Paese, la SFL ha quindi deciso di portare a termine la Super League e la Challenge League, con le squadre in campo, a porte chiuse (o, comunque, a ingesso limitato, con modalità ancora tutte da definire) a partire dal 20 giugno. La Challenge riprenderà col tradizionale anticipo del venerdì, il 18 giugno.
Non ci saranno retrocessioni nella serie cadetta, come vi abbiamo detto nelle scorse settimane. Il blocco dei campionati semiprofessionistici (dalla Promotion League in giù) non consentirà infatti le promozioni, con tutto ciò che ne consegue. Notizia accolta, con soddisfazione, soprattutto a Chiasso. Verrà invece assegnato il titolo di campione nella serie maggiore, che prevederà anche le retrocessioni (una diretta per l’ultima in classifica e quell’altra dopo lo spareggio tra la penultima e la seconda classificata della Challenge League).
Le cose, quindi, non sono andate come auspicato da quello che chiameremo “Blocco latino”, vale a dire l’alleanza tra il Lugano e le squadre romande (Sion, Xamax, Losanna ma con l’importante eccezione del Servette). Del resto, il direttore generale dei ticinesi, Giovanni Campana, intervistato da Andrea Mangia sulla RSI, era stato profetico sull’esito della riunione di oggi: ripresa, senza nessuna garanzia o, meglio ancora, cambio della formula del massimo campionato di calcio, come auspicato dalle squadre non appartenenti alla Svizzera tedesca. La proposta di allargamento a 12 squadre della Super League, avanzata dal Losanna, è stata infatti bocciata: 14 voti contrari, 5 favorevoli e 1 astensione.
La SFL, con il supporto della maggioranza dei club, ha fatto una scelta pragmatica, senza fantasia, al contrario di quanto auspicato dal Consiglio federale nelle scorse settimane (senza che, ovviamente, si fosse entrati nel merito). Con i contratti televisivi già in essere anche per la stagione 2020/21, il cambio della formula del torneo ne avrebbe, giocoforza, provocato la ridiscussione. Non aprite quella porta, facendo una citazione cinematografica. Nel futuro immediato vedremo le risposte dei club usciti sconfitti, che non escludono di andare in tribunale.
Delusione, quindi. Ma tutto ampiamente previsto in fondo, e non solo da Campana. Nei giorni scorsi, il vicepresidente del Losanna Stefan Nellen, plenipotenziario per le cose calcistiche del presidente Bob Ratcliffe, a sua volta membro di spicco della potentissima multinazionale statunitense INEOS, sentito dal Blick, aveva infatti dichiarato: “Se devo giudicare il comportamento tenuto sinora dal comitato, non posso che osservare che è stato dittatoriale. Questo organo e la Lega stessa, che rappresentano i club, non possono funzionare in questo modo.”
Protagonista della vicenda, già dall’inizio, è stato il pirotecnico Christian Constantin, presidente del Sion, CC per tutti noi che ci occupiamo di calcio svizzero (copyright Blick, ovviamente). Le Président e i suoi alleati, tra i quali Renzetti, si sono scontrati con i Fantastici 4 (questa volta il copyright è nostro), vale a dire Young Boys, Basilea, Zurigo e Servette, i quali si portano a rimorchio praticamente tutta la Challenge League dove, lo ricordiamo, è relegato il potentissimo Grasshopper, che bilancia il peso politico del Losanna, il quale si trova su posizioni opposte, come abbiamo visto.
Per complicare le cose, nei giorni scorsi i biancorossi vallesani hanno annunciato l’arrivo di Serey Die, proveniente da Neuchâtel. Tuttavia, è già stato detto, da parte della SFL, che il giocatore non potrà essere utilizzato nelle rimanenti giornate della stagione in corso, nonostante la stessa andrà ben oltre il 30 giugno. Lavoro per gli avvocati in arrivo: Constantin parla di possibile ricorso per violazione delle leggi sulla concorrenza.
A tale proposito, il Blick riferisce che la SFL sarebbe in possesso di un parere legale secondo il quale le probabilità di successo da parte di CC sarebbero del 10%. Le Président, ovviamente, si fa forte di un relazione giurisprudenziale di segno opposto. Nellen del Losanna, al Blick, rispetto a questa storia, ha laconicamente affermato: “I pareri legali confermano sempre l’opinione della persona che li chiede e li paga”. Conclusione sarcastica del quotidiano zurighese: “Per questo anche nel Vaud (Cantone dove si trova Losanna – ndr) sono stati redatti rapporti da parte di esperti legali?”
Sulla richiesta, non accettata, di portare la Super League a dodici squadre, come richiesto dal “Blocco latino”, persino il Blick (che pure è schierato dalla parte dei club conservatori, tra i quali lo Zurigo) ha criticato la SFL per la procedura. Claudius Schäfer, CEO della Lega, poco più di due settimane fa aveva infatti detto che “Per votare un’eventuale modifica, basta solo una maggioranza semplice”.
Tuttavia, come riferisce sferzante il potentissimo quotidiano zurighese, nei documenti elaborati dal comitato all’inizio della settimana, inviati ai club martedì, ha fatto capolino la necessità di una maggioranza qualificata (due terzi dei votanti), fatto denunciato anche da Michele Campana del Lugano alla RSI.
Come hanno giustificato la scelta i dirigenti della SFL, sconfessando il primo parere? “Perché si tratta di una modifica delle norme che richiede l’approvazione del consiglio di associazione dell’ASF (Associazione Svizzera di Football, vale a dire la Federazione – ndr)”. Il Blick condisce il tutto con una stilettata agli avversari romandi: Schäfer, in fondo, sta giocando a imitare Constantin.
Conclusione: si sta creando un Röstigraben calcistico. Il termine, che letteralmente significa “Fossato del Rösti” (gustoso piatto di patate arrostite tipico della cucina svizzero tedesca) indica, giornalisticamente (non solo a livello sportivo), il solco tra la Svizzera tedesca e quella francese (e italiana, seppure con le diverse sfumature del caso).
Alla vigilia della riunione, Felix Bingesser, capo redattore sport del Blick, ha preso di mira con estrema durezza il blocco contrario al volere della SFL. Il giornalista ha puntato il dito proprio contro Constantin e Renzetti rei, a suo parere, di remare contro gli sforzi che la Lega sta facendo per rimettere in movimento il carrozzone, nell’interesse dell’intero movimento. Il cambio di formula? Fuori dal mondo, secondo Bingesser, perché la televisione non ne vuole sentir parlare. E, perfidamente, insinua nel lettore il dubbio che la proposta sia stata fatta per precise esigenze di classifica delle due compagini, entrambe a rischio relegazione.
Una presa di posizione, quella del quotidiano di Zurigo che, unita alle polemiche dei giorni scorsi sui tamponi che il Lugano ha fatto fare autonomamente, unitamente al solo Basilea (a Sion sono previsti la settimana prossima – sempre da fonte Blick) ha già fatto saltare la mosca al naso a più di uno in Ticino, a giudicare da quanto sta girando sui vari Social, e non da oggi.
La chiusura è secca. In Svizzera, si è sempre data attenzione alla sponsorizzazione culturale e, tutto sommato, il calcio professionistico ne fa parte (ma non tutti la pensano così: e certi pareri politici delle ultime settimane lo confermano – ndr). In fondo, scrive il caporedattore sport del Blick, gli agricoltori piantano alberi se vengono sovvenzionati. “Però ora i calciatori non dovrebbero più lamentarsi come gli agricoltori, ma allacciarsi gli scarpini e tornare a giocare. Il più rapidamente possibile.”
In realtà, la scelta di Lugano e Sion nasce sì da esigenze economiche, ma non per mere questioni di lucro. In gioco, secondo Michele Campana, al quale diamo ragione su tutta la linea, c’è la sopravvivenza dei club di medie/piccole dimensioni. Una retrocessione, in queste condizioni, senza sapere quando sarà possibile riavere il pubblico allo stadio, senza certezze sui contratti, per club come quello ticinese o il Thun e lo Xamax (e anche Sion e Lucerna) potrebbe essere un colpo mortale. Al netto, in Ticino, delle polemiche sullo stadio, delle quali ci siamo occupati e ci occuperemo nel futuro prossimo.
Forse servirebbe meno miopia oltre Gottardo: perché un campionato con 5 o 6 compagini non interesserebbe nessuno, men che meno all’estero, mercato al quale la SFL si rivolge, per aumentare i ricavi. Un torneo a 12 squadre, con dentro tutti i club di una certa tradizione, rappresentativi di tutte le componenti linguistiche del Paese, poteva essere la giusta risposta per collocarsi anche sui mercati televisivi oltreconfine. Ma, evidentemente, non c’è ancora consapevolezza di tutto questo. Tutti in campo, quindi, dal 19 giugno: e si salvi chi può. In campo, ma non solo.