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L’inchiesta del WTO è il nuovo ostacolo alla cessione del Newcastle ai sauditi

Il passaggio del Newcastle in mano al fondo saudita è ora diventata una questione mondiale a tutti gli effetti. Una trattativa apparentemente infinita, che prosegue lentamente e che, pur essendo piuttosto vicina alla conclusione, non manca di dover affrontare un nuovo ostacolo quasi ogni giorno. Verrebbe da dire che era inevitabile, considerate le cifre alla base di questa affare, lo stretto legame tra il fondo acquirente e il controverso governo saudita di Mohamed bin Salman, a cui in molti hanno promesso guerra sin dal primo giorno.

Ai sostenitori dei diritti umani, a coloro che sperano che il calcio possa davvero mettere la morale, la tutela delle libertà individuali, al di sopra degli affari e dell’economia, devo dare subito una triste notizia: se l’affare saudita non è ancora andato in porto, non è né per gli attivisti, manifestanti e oppositori politici rinchiusi in carcere, né per l’assassinio del giornalista Khashoggi (di cui abbiamo parlato in precedenti occasioni). La questioni dei diritti umani non è finita sul tavolo di Premier League e Football Association nemmeno un secondo e probabilmente mai apparirà, nonostante l’emozionante lettera scritta dalla compagna di Khashoggi Hatice Cengiz.

La vera questione che sta rallentando la trattativa è esclusivamente legata all’accusa di un presunto collegamento tra il governo dell’Arabia Saudita e il servizio pirata online BeoutQ, una piattaforma che da tempo permette un accesso illegale a diversi eventi sportivi, comprese le partite di Premier League, Wimbledon, Sei Nazioni e così via.

Nonostante la difesa di bin Salman nell’escludere qualsiasi capacità di influenzare l’attività illegale della piattaforma, oltre ad averne sottolineato l’origine a Cuba e Colombia, alcuni report (in primis quello pubblicato dalla Commissione Europea a gennaio) hanno mostrato uno stretto legame tra politica e streaming illegale. Tanto che in passato anche FIFA, UEFA e Liga avevano provato a prendere provvedimenti legali per far chiudere la piattaforma. Negli Stati Uniti, tra l’altro, l’Arabia Saudita risulta nella “Priorità Watch List” come “uno dei più noti mercati di contraffazione e pirateria”.

Ma se fino a qualche giorno fa, la resistenza della Premier League sembrava essersi piegata, dando di fatto l’ok decisivo per chiudere l’acquisto del Newcastle, ora un nuovo, secondo molti ancora più importante ostacolo si trova sulla strada dell’Arabia Saudita. Secondo Sportsmail, infatti, il World Trade Organisation avrebbe pronto un report di 123 pagine, a cui avrebbe contribuito tra l’altro anche la Premier League, per denunciare l’attività illegale del governo saudita. Un documento che dovrebbe essere resto pubblico non prima del 16 giugno.

L’affare da 300 milioni di sterline sponsorizzato dal Fondo d’Investimento Pubblico saudita, insomma, è costretto a fermarsi nuovamente. E mentre in Inghilterra continuano a emergere ogni giorno sui giornali nuove indiscrezioni sui clamorosi colpi da sogno che potrebbero realizzare i Magpies in estate, il ricco passaggio di consegne torna prepotentemente in bilico. Soprattutto perché accettare l’ingresso in Premier League di bin Salman significa di fatto precludersi ogni possibilità di nuove indagini e accuse, rendendo a quel punto difficile condannare le presunte attività illegali del principe ereditario, che così profondamente danneggiano gli interessi commerciali della stessa lega inglese.

La cordata, però, non sembra avere fretta. Sta aspettando che le indagini cadano nel nulla proprio come fece con il caso dell’omicidio Khashoggi, consapevole di essere in una posizione di forza ed estremamente influente, anche per questioni non legate al calcio. Alla Premier League, al momento, non resta che prendere tempo, anche considerando che tutti gli sforzi attuali sono diretti interamente al Project Restart per far ripartire la stagione. Ma l’impressione è che la resa dei conti tra le parti sia sempre più vicina e prima o poi bisognerà arrivare al momento di prendere delle scelte, che rischiano in ogni caso di provocare conseguenze ben poco piacevoli. Pur rimanendo drammatico che le tante e gravi questioni legate ai diritti umani siano destinate a non avere in ogni caso alcuna voce in capitolo.