All’anagrafe Carlo Nicoletti, ma per tutti è semplicemente Dj Carletto, conduttore radiofonico affermato di RTL 102.5. Fiorentino d.o.c. (di nascita e fede calcistica), divide la sua vita tra Milano e Roma e fa della musica il suo mondo. Al punto tale da essere tra i protagonisti, anche in questo momento così difficile per l’Italia, di un’iniziativa benefica che nella musica ha il suo motore: la realizzazione, cioè, di un brano inedito, cantato da 21 campioni e campionesse del mondo del calcio, che si intitola “Lo stadio in un cassetto”.
Da Ventola a Pirlo, da Ganz a Luca Toni, da Barbara Bonansea a Samuel Eto’o, sono tanti i campioni che si sono prestati ed hanno offerto una performance di tutto rispetto, cantando nei modi più fantasiosi. I proventi della commercializzazione del brano verranno devoluti al fondo “Sempre con voi” della Protezione Civile, che sostiene i familiari di medici e del personale sanitario che hanno perso la vita nella lotta al maledetto Covid-19. Abbiamo fatto una chiacchierata proprio con Dj Carletto, che ha fatto da collante tra la musica e il calcio in questo progetto benefico:
Che esperienza è stata realizzare questo progetto?
È stato molto bello vedere all’opera i calciatori, anche perché hanno realizzato tutto con il proprio cellulare, per cui sia l’audio sia il video della canzone finale sono quelli originali che hanno prodotto i calciatori stessi. Rigrazio Roberto Razzini, di Warner Italia, che ha reso possibile tutto questo, ma anche la Lega Calcio e l’AIC che si sono dimostrate molto disponibili, in un momento in cui hanno ben altri pensieri per la testa.
Qual è il calciatore che ti ha sorpreso di più nelle vesti di cantante… e qual è quello più stonato invece?
Quest’ultimo non te lo dirò mai, non voglio certo litigare con qualcuno. Devo dire, invece, che Nicola Ventola è stato il più sorprendente e quello più intonato, ha offerto una performance in cui ha messo impegno e passione. È stato bello veder tutti, Toni seppur stonato è stato grande e chi si aspettava di vedere Pirlo all’opera in quel modo. Anche vedere Ganz padre e figlio che cantano insieme è stato molto bello. Tutti, in realtà, mi hanno stupito, sono stati eccezionali!
Lega calcio e AIC, come dici tu, molto impegnate in questo momento. Ci sono i presupposti per la ripartenza, secondo te?
Fino a due settimane fa ti avrei detto di no, ma guardando anche alla curva del contagio penso che si debba ripartire, ma in sicurezza. Sono stra-favorevole all’uso delle mascherine, magari con tessuti più leggeri ora che si va incontro al caldo. L’unica cosa che non piace è vedere gli stadi vuoti, la Bundesliga vista nelle ultime due giornate francamente non mi piace.
Ritieni, quindi, necessario riaprire gli stadi al pubblico?
In questo momento è chiaro che vadano adottate tutte le precauzioni possibili, ma, visto che prima della sosta forzata del campionato eravamo abituati da anni a vedere i nostri stadi mezzi vuoti, allora perché non ridurre o dimezzare la capienza? Occupabili solo i seggiolini in maniera alternata, distanziati di un metro, tutti con mascherina obbligatoria. Allargare lo spazio, magari, tra un posto e l’altro. Secondo me una via di mezzo tra il vuoto e l’assembramento, in sicurezza, c’è e bisogna percorrerla
Ritieni giusto che si concluda in maniera classica il campionato o pensi servano soluzioni alternative?
Ripartire e giocare tanto, con temperature elevate, secondo me è rischioso. Lo valuto su di me, pur non essendo un professionista o un atleta, notando quanto i muscoli e le ossa risentano di uno sforzo dopo tanta staticità. Io la soluzione ce l’avrei ed è quella di effettuare degli spareggi per le posizioni in bilico. Lo Scudetto? Spareggio Juve-Lazio; la Champions? Atalanta-Roma; la salvezza? Genoa-Lecce. Per il resto, congelerei le posizioni e ripartirei con i ritiri a luglio in tutta sicurezza. Altrimenti il rischio infortunio è alto
Così sarebbe salva la Fiorentina, che è sembrata in ripresa da quando c’è Iachini
Guarda, visto che ora sono diventato un allenatore per l’E-Scudetto di Sportitalia e ho fatto già più di 24 punti, posso fregiarmi scherzosamente della spocchia da mister e dire che non mi piace parlare dei miei ex-colleghi (e ride, ndr).
La Firenze calcistica non tribola solo per il campionato, ma anche per il nuovo stadio. Commisso è apparso piuttosto seccato negli ultimi tempi. Tu cosa ne pensi?
Ti racconto un aneddoto. Ogni anno passo un mese a Roma in occasione degli Internazionali di tennis e, nel 2018, un giorno colsi l’occasione per andare a vedere in che condizioni fosse il vecchio stadio Flaminio. Una volta scavalcato, osservai come fosse diventato luogo d’accampamento per i rom e feci delle foto per documentare lo stato d’incuria in cui versava. Col senno di poi, mi accorsi dell’incoscienza avuta per il rischio corso, perché potevo finire sotto un crollo. Questo per dire che gli stadi vecchi, in cemento armato, se non curati con adeguata manutenzione sono a rischio crollo e questo vale anche per il Franchi di Firenze.
Tu, quindi, sei favorevole alla costruzione di uno stadio ex-novo?
Per come è Firenze, una conca praticamente, costruire uno stadio altrove rischia di togliere spazio alla natura. È più sensato, secondo me, rivalorizzare il quartiere e la zona di Campo di Marte dove sorge il Franchi. Hanno abbattuto Wembley, non possono farlo qui? Tengano la torre, che è un simbolo storico, aggiustino la tribuna (rifatta nel 2012, aggiunge), e rifacciano completamente le curve, che non hanno più senso di esistere nel calcio moderno. Sotto c’è un vuoto enorme, colmabile con negozi e ristoranti e lo stadio si troverebbe a poca distanza da Bagno a Ripoli, dove Commisso ha costruito il centro sportivo. Per me questa sarebbe la soluzione ideale.
Temi un passo indietro del presidente italo-americano, se nulla di tutto ciò venisse fatto?
Questo non credo, ma è indubbio che i ritardi della soprintendenza nel concedere i permessi sono inaccettabili e non tengono conto né del pericolo sicurezza dell’attuale Franchi né delle possibilità economiche che una ristrutturazione completa comporterebbe. Bisogna evitare sprechi come quello dell’area Expo di Milano, ma rivitalizzare i quartieri cittadini come è accaduto per City Life e Porta Nuova. Anche a Firenze ci sono le possibilità per farlo.
Non solo il calcio ha perso il pubblico, per colpa del coronavirus, ma anche la musica. Come cambia questo mondo che tu conosci così bene in relazione a questo?
C’è stato un accordo di settore per rinviare tutti i concerti al 2021, ma ho visto che il gruppo dei Nomadi ha annunciato di voler riprendere le esibizioni già da questa estate. Molti non capiscono che i live sono una parte fondamentale per gli introiti degli artisti, senza la quale si perde gran parte delle risorse per poter offrire prodotti di qualità. Se non si investe in sicurezza anche qui, si finisce come con il campionato di calcio, che perde attrattiva e i grandi campioni vengono solo a fine carriera.
Un messaggio che ti senti di dare al mondo del calcio e della musica italiano per il futuro?
Ripartire si può e si deve, in sicurezza e con i dovuti distanziamenti e spero che un giorno, il prima possibile, possiamo tornare tutti quanti ad abbracciarci e ad una vita normale