Dopo l’annuncio della sospensione definitiva della stagione, con congelamento della classifica al momento dello stop, in Francia sono state sostanzialmente tre le squadre di Ligue 1 ad essersi ribellate da subito alla decisione: Amiens, Tolosa e, soprattutto, l’Olympique Lione. Tutte squadre che sono rientrate in maniera evidente in quella categoria di scontenti che era impossibile da evitare al momento di dover prendere una decisione importante, in un contesto assai drammatico, come la conclusione anticipata della stagione: le prime perché le retrocesse in Ligue 2, il Lione per essere rimasto fuori da tutte le competizioni europee.
Se la pressione di Amiens e Tolosa è relativamente debole anche per l’assenza di dirigenze davvero incisive, è invece l’OL che sta guidando in maniera anche estremamente appariscente sul piano mediatico il partito di chi vorrebbe ripartire. Merito, se così si può dire, della figura del presidente Jean-Michel Aulas, decisamente uno degli uomini più influenti e vistosi del calcio francese. Un personaggio che già in periodi di relativa tranquillità è molto presente, ma che in questo periodo è praticamente sui giornali tutti i giorni, anche grazie ad alcune uscite a gamba tesa contro il governo francese e la Ligue 1.
A peggiorare la situazione agli occhi del presidente dell’OL è proprio il fatto che in tutti gli altri Paesi i campionati stanno provando a ricominciare, mentre in Francia si è deciso di chiudere i battenti già da settimane. Motivo per cui Aulas ha deciso di scrivere direttamente al governo francese per provare a realizzare l’impossibile: far ripartire il campionato. E anche in tempi brevi, visto che il 2 giugno è previsto un nuovo allentamento delle misure di lockdown e bisognerebbe ripartire per riuscire a chiudere la stagione tra luglio e agosto. Nella lunga lettera, poi, Aulas non si è tirato indietro nelle accuse: ha parlato di complotto, di pressioni di alcuni club per finire la stagione secondo i loro interessi, di errori nel calcolo della classifica finale, basata sul conteggio di una giornata (la 28esima) non disputata interamente.
La Francia, d’altra parte, aveva fatto la sua scelta. Forse troppo in anticipo, forse con qualche, inevitabile ingiustizia provocata, ma una decisione è stata presa. È una scommessa che rischia di lasciare il calcio francese diversi passi indietro rispetto agli altri campionati maggiori, sia per questioni sportive (PSG e Lione dovrebbero teoricamente disputare ad agosto le gare europee a qualche settimana d’anticipo rispetto all’inizio della nuova stagione), ma soprattutto economiche. Perché se gli altri ripartono, chi resta fermo pagherà inevitabilmente il conto, sia a livello di club che di diritti televisivi.
Ma sarà possibile riprendere, dopo aver già stabilito vittoria del titolo, posizionamenti per l’Europa, retrocessioni e promozioni? E non si rischierà di provocare ulteriori, forti reazioni da parte di club che erano praticamente già in vacanza? Insomma, l’ipotesi ripartenza è obiettivamente complicata. Il governo francese sembra essere deciso a tirare dritto, anche assumendosene le responsabilità economiche. Fare un passo indietro rischia di creare un caos enorme, oltre a rischiare di ritrovarsi l’opposizione di gran parte dei club del campionato. Ma le certezze di qualche settimana fa, forse non ci sono più: sei senatori e senatrici hanno depositato oggi un emendamento per permettere alla Federazione di riprendere le competizioni anche solo professionistiche. E per Aulas è già una prima vittoria.