Serie B Femminile

Figlie di un calcio minore?

Giorni di acque agitate nel mondo del calcio femminile in seguito all’emergenza nazionale da Covid-19. E come non potrebbe? Per la Serie A Maschile si parla della data del 20 giugno come possibile ripartenza e solo dopo l’incontro dei prossimi giorni tra vertici FIGC e Governo si potrà avere qualche notizia più definitiva e non campata in aria, mentre, per quanto riguarda la Serie A Femminile in questi giorni ci sarà un confronto con i 12 club iscritti al torneo riguardo l’applicabilità dei protocolli sanitari e alla disponibilità di contributi da parte della Federcalcio per ripartire.

Nello stesso Consiglio Federale che ha deliberato questa nuova scadenza si è deciso di verificare nei prossimi giorni le condizioni di ripresa del campionato di Serie A femminile, con la decisione finale che verrà presa ricordando che la data ultima per la chiusura della stagione sportiva femminile è comunque fissata al 20 agosto, come stabilito anche per le competizioni professionistiche maschili. Discorso diverso per la Serie B Femminile che, valutate le condizioni generali e l’eccezionale situazione determinatasi a causa dell’emergenza Covid-19, è stata interrotta definitivamente, rinviando ad altra delibera i provvedimenti sugli esiti della competizione.

Così giustifica la decisione il presidente della Divisione Calcio Femminile Ludovica Mantovani: “La scelta di credere ancora nella conclusione del nostro campionato d’élite, a cui mancano solo 6 giornate, è una sfida che le calciatrici, tra le quali troviamo il patrimonio sportivo della nostra Nazionale A, accoglieranno con entusiasmo vista la loro grinta e dedizione. Questa pausa di riflessione, che pone la nostra Serie A in una situazione unica all’interno della Federazione, deve essere vista come un’opportunità, fermo restando che i protocolli di sicurezza e i contributi federali, di cui si discuterà approfonditamente nei prossimi giorni, saranno decisivi per capire se i club potranno riprendere la stagione sportiva”.

La decisione del consiglio non è andata molto giù alle calciatrici, se è vero che Sara Gama, capitano della Nazionale e della Juventus, in qualità di consigliere in quota atleti per l’Assocalciatori ha chiesto chiarezza sul da farsi: “Ci aspettiamo pari tutele sanitarie dei nostri colleghi uomini, che venga redatto un protocollo ad hoc perché quello dei dilettanti per noi non va bene per riprendere. Attendiamo poi anche le risorse per tornare ad allenarci e vivere da professioniste quali siamo. Le calciatrici oggi sono consapevoli di essere professioniste a tutti gli effetti e quindi si aspettano un riconoscimento ufficiale del loro status”.

Ha rincarato la dose ai microfoni del TGR Rai Toscana Alia Guagni, altra giocatrice della Nazionale e capitana della Fiorentina: “Al calcio femminile serve l’aiuto del Governo e della FIGC. Siamo dilettanti o professioniste? Procollo più blando per lo sport femminile? La salute è uguale per tutti. Se non ci sono soldi per noi, non è momento di ricominciare”. Forse la crisi è l’occasione giusta per il definitivo balzo in avanti?