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Storie di outsider vincenti #11 – Simon Ammann, che fece dell’Olimpiade il “trampolino di lancio” per la sua carriera

“Il salto con gli sci è uno sport spettacolare che consiste nello sciare giù da una rampa ripida, decollare, saltare il più lontano possibile e quindi atterrare dolcemente senza cadere in avanti. I migliori rappresentanti di questo sport mantengono la loro posizione, quasi orizzontale, mentre volano in alto, poi abbassano gli sci all’ultimo momento, in un trionfo di applausi e campanacci del pubblico. Gli atleti, per lo più uomini, competono non solo per la maggior distanza saltata, ma anche per lo stile dello stacco, del volo e dell’atterraggio”(Ray Stubbs – Sport, Il libro completo – De Agostini).

La storia che vi stiamo per raccontare riguarda questo sport, purtroppo poco conosciuto in Italia. È la storia di Simon Ammann, un ragazzo svizzero che, a soli 21 anni, svolta la propria carriera vincendo due medaglie d’oro ai Giochi Olimpici invernali di Salt Lake City 2002. E che, da quel momento, dà vita a una delle carriere sportive più esaltanti. Nato nel 1981 a Grabs, nel cantone San Gallo, Ammann comincia a praticare il salto con gli sci all’età di 11 anni, esercitandosi sulla collina vicina alla fattoria della sua famiglia, a Unterwasser. Esordisce in Coppa del Mondo non ancora maggiorenne, nel 1997. E per lui si aprono le porte della nazionale olimpica elvetica: ma come è presumibile, nell’edizione di Nagano non arrivano risultati di rilievo (35° nel trampolino normale, 39° nel trampolino lungo, 6° nella gara a squadre).

Seguono stagioni non particolarmente esaltanti. Ammann fatica a migliorare e il primo podio in Coppa del Mondo arriva “solo” il 16 dicembre 2001 a Engelberg (2° posto). Così si presenta ai giochi olimpici di Salt Lake City da assoluto outsider. Il favorito numero uno è il tedesco Hannawald, già vincitore di Mondiali e Coppa del Mondo. Ammann si è allenato duramente e spera quantomeno nel podio. Nemmeno lui, però, si immagina che la sua carriera stia per avere una svolta decisiva.

La prima gara è il trampolino normale K90: con un salto perfetto, che gli vale 269 punti, chiude davanti a tutti i favoriti e conquista la sua prima medaglia d’oro. Per Ammann è già un grande successo. Lui, che mai si era imposto in Coppa del Mondo, conquista l’alloro nella competizione più difficile e attesa. Ma non si ferma qui, anzi raddoppia. Nel trampolino lungo K120 conferma il suo stato di grazia e non lascia scampo ai suoi avversari. È ancora oro, una doppietta che lo fa entrare di diritto nella storia del salto con gli sci. Il suo fenomenale successo lo rende molto popolare in Svizzera: viene visto come il nuovo enfant prodige, ma chi si aspetta una continuità di risultati si sbaglia di grosso. Ammann trascorre un periodo poco fortunato, in cui si accavallano insuccessi in Coppa del Mondo, Mondiali e Olimpiadi.

Più che un astro nascente, Ammann sembra una stella cometa, passata quasi per caso sul cielo dello Utah. Tuttavia nel 2006/07 si riscatta, tornando al successo in Coppa del Mondo prima e ai Mondiali di Sapporo poi (oro nel trampolino lungo HS134 e argento nel trampolino normale HS100). La sua carriera procede a singhiozzo, tra vittorie e delusioni. Ma nel 2010 torna prepotentemente in auge, e proprio alle Olimpiadi. A Vancouver Ammann tira fuori l’orgoglio dei giorni migliori, quelli che gli avevano fatto vincere due medaglie d’oro in pochi giorni. E bissa l’accoppiata trampolino lungo-trampolino normale, diventando uno degli olimpionici più medagliati di sempre. È proprio un anno magico. Per usare un termine tennistico compie il Grand Slam, aggiudicandosi anche i Mondiali di volo – disputati a Planica, in Slovenia – e tutte e quattro le prove del Nordic Tournament che gli consentono di aggiudicarsi, per la prima volta, la Coppa del Mondo.

Sono gli ultimi risultati di un certo rilievo per Simon Ammann. Lo svizzero gareggia tuttora, non vuol sentire parlare di ritiro, nonostante i quasi 39 anni. Rimarranno indelebili, negli annali, le sue imprese olimpiche, che gli permisero di svestire improvvisamente i panni dell’outsider e indossare quelli di campione assoluto.

 

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