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Il paradosso della Serie C: così settimane di discussioni e assemblee sono state cancellate

La Serie C, esattamente come A e B, dovrà chiudere la stagione sul campo. È questa una delle decisioni più controverse emerse dall’incontro di oggi del Consiglio Federale, che ha di fatto cancellato con un colpo di spugna settimane di discussioni e assemblee tra i rappresentanti dei 60 club della terza serie italiana, cancellando così la voce e gli sforzi del presidente Ghirelli.

La Serie C, dunque, dovrà tornare a giocare, con la stagione che prende così una via del tutto inaspettata rispetto a quanto era stato deciso nell’ultima e (almeno teoricamente) decisiva assemblea, quando 52 club su 60 si erano espressi in maniera contraria al ritorno in campo. Non è bastata nemmeno l’opposizione espressa in Consiglio: la Lega Pro, rappresentata da Ghirelli, è stata l’unica voce contraria al momento della votazione e ha finito per soccombere.

Una scelta che sa di beffa, perché quasi tutti i dirigenti di Serie C ora si chiedono, senza trovare risposta, a cosa sia servito quell’inutile dispendio di energie e tempo per prendere decisioni che hanno finito per non contare nulla. Si pensava di essere già oltre, alla fase delle decisioni forse più difficili, ovvero quelle relative a promozioni e retrocessioni e invece la questione è stata di fatto soltanto rinviata. Realisticamente, è impossibile pensare a una regolare conclusione della stagione, con tutte le partite giocate: se si tornerà in campo, sarà solo per giocare quello che è necessario per evitare di essere travolti dai ricorsi e sancire i verdetti decisivi sul campo.

Su chi farà parte di questi playoff e playout, poi, sarà tutto da decidere, anche perché potrebbero rientrare tanti fattori nelle prossime settimane. A partire da quelli sanitari, legati sia alla curva epidemiologica sia all’adozione di protocolli utilizzabili in maniera realistica anche in Serie C; ma anche quelli economici, con le società che dovranno allungare la stagione regolare di altri mesi, oltre a dover adottare tutta una serie di misure per garantire la salute dei giocatori. Misure forse pensabili in Serie A, figuriamoci in un campionato come la C, in cui negli ultimi anni è stato quasi un miracolo arrivare a fine stagione senza qualche squadra già praticamente fallita.

Senza dimenticare i problemi sul piano atletico per giocatori fermi ormai da mesi, privi degli stessi mezzi e strutture delle alte categorie per recuperare una forma fisica anche soltanto decente in vista di una corsa finale, in piena estate, per salvare la stagione. Insomma, tante ed enormi incognite che nessuno è ancora riuscito a risolvere, con la decisione del Consiglio Federale che ha cancellato quella che sembrava essere ormai l’unica certezza, almeno per la stragrande maggioranza delle squadre di Serie C: concludere qui la stagione. Ma la partita decisiva, è ormai evidente a tutti, si giocherà tra 8 giorni.