Svizzera, timidi segnali di ripresa coi primi allenamenti
In Svizzera, come sappiamo, nulla è ancora definito rispetto alla ripresa dei campionati (il 29 maggio è fissata l’assemblea della SFL per prendere una decisione, alla luce delle scelte che farà il Consiglio federale). Tuttavia, è un dato di fatto che le cose inizino a migliorare dal punto di vista dell’impatto della pandemia sulla popolazione elvetica: e questo induce un po’ tutti all’ottimismo.
Così, anche lo Young Boys, dopo Basilea e Lucerna, ha ripreso ad allenarsi in gruppo. Ed è sempre notizia di ieri che il Lugano lo farà a partire dal 25 maggio, contrariamente a quanto annunciato in precedenza. Allo stesso modo, con un tweet, il Servette ha annunciato per oggi la ripresa del lavoro di gruppo “(…) per essere il più competitivi possibile in caso di ripresa della Super League.”
Per i ginevrini, viene scritto sul sito ufficiale, vengono stabilite particolari precauzioni: i Grénat lavoreranno in due gruppi da 15 elementi ciascuno, e non potranno fare la doccia al campo.
A Berna, il tecnico Gerardo Seoane è stato intervistato dalla RSI, e ha espresso la propria soddisfazione per essere tornato al lavoro: “Dopo due mesi di sosta forzata è stato bello tornare in campo, ritrovare i ragazzi, assaporare un pizzico di normalità. Ora servirà osservare l’evoluzione del virus nel nostro Paese e nel resto Europa. Penso che la Germania stia dando un buon esempio di come affrontare questa situazione nel futuro.”
“Abbiamo una grande responsabilità nei confronti dei nostri giocatori: sono professionisti che chiedono di poter fare il loro lavoro. Di conseguenza, dobbiamo metterli in condizione di poterlo fare. Certo, ci dispiace che non possa essere presente il pubblico: tuttavia, meglio scendere in campo a porte chiuse che non farlo per niente.”
A Lugano, come vi abbiamo scritto ieri via Twitter, si riprenderà invece il 25. Raggiunto dai colleghi della RSI, il direttore generale del club Michele Campana così ha motivato la scelta: “Stiamo seguendo con attenzione la situazione sotto tutti i punti vista. Avendo visto che 5 delle prime 6 avversarie che incontreremmo sono già al lavoro o lo faranno nei prossimi giorni, non potevamo permetterci di rimanere troppo indietro. Ci eravamo del resto già organizzati dagli inizi di maggio, in vista di una possibile ripresa per l’11: di conseguenza, ripartiremo da dove eravamo rimasti, e saremo pronti per allenarci dal 25 senza problemi.”
Partire, dunque, non è più un miraggio. Evidentemente, l’impatto psicologico di rivedere in campo le squadre in Germania ha avuto un effetto psicologico favorevole. Tuttavia (lo abbiamo visto ieri, parlando della Svezia), restano problemi e distinguo che non sarà semplice superare, tant’è vero che nessuno si sbilancia troppo sulle possibilità di riprendere.
Ovviamente, non tutti sono rimasti favorevolmente impressionati dalle immagini provenienti dalla vicina Germania. I commenti da parte dei tifosi, sulle pagine dedicate, sono infatti spesso piuttosto critici. Alcune scelte (come mettere per esempio i cartonati sugli spalti) sono state malviste da diversi appassionati ( e ne hanno ben donde, aggiungiamo noi). Le distanze in panchina, le mascherine contrapposte alle mischie sottoporta hanno infatti sollevato, tra i tifosi rossocrociati, ilarità e sarcasmo.
Di sicuro, ciò che non piace è l’assenza del pubblico. Fermo restando che si tratta di un ostacolo insormontabile, per ora e per chissà quanto tempo ancora, il calcio “effetto acquario” piace poco. Gli stessi giocatori, al di là della grottesca impossibilità di festeggiare le reti nonostante, qualche attimo prima, abbiano avuto dei contrasti fisici con gli avversari, appaiono spaesati e, forse, deconcentrati. Tuttavia, potrebbe trattarsi di una fase momentanea, destinata a scemare nelle prossime settimane: in fondo, ci si abitua a tutto.
D’altra parte, hanno invece impressionato gli ascolti. Certo, la Bundesliga ha un livello tecnico di eccellenza. Tuttavia, qualcuno pensa che, in un momento di scarsità di calcio giocato, un’eventuale ripresa potrebbe essere un volano per fare arrivare il calcio svizzero su nuovi mercati esteri, con tutto ciò che ne potrebbe conseguire sotto l’aspetto economico.
Come avevamo anticipato la scorsa settimana, infatti, l’abbassamento obbligatorio degli ingaggi, per poter accedere agli indispensabili (per molti) finanziamenti pubblici è visto come un rischio, in un mercato globalizzato con regole differenti. Servirebbero nuove entrate, e i diritti televisivi esteri potrebbero essere una strada da percorrere.
Il calcio svizzero ha già in essere contratti per l’estero, e non sarebbe male ampliare la platea degli spettatori stranieri. Chissà che questo non possa essere uno degli argomenti trattati nella prossima riunione dei club della Swiss Football League fissata, come abbiamo già scritto, per il giorno 29 di questo mese.
Nel frattempo, il FC Lugano, complice l’avvicinarsi delle elezioni comunali (avrebbero dovuto tenersi ad aprile, se ne parlerà probabilmente in autunno), ha iniziato un’offensiva mediatica perché si parta, finalmente, con i lavori di costruzione del nuovo Polo sportivo.
In effetti, la mancanza di impianti sportivi moderni (ne abbiamo visti ovunque, anche in città meno importanti economicamente come Thun e Bienne, per fare due esempi) in Ticino è un handicap gravissimo. La SFL, nei giorni scorsi, si è espressa chiaramente: senza inizio dei lavori nella primavera del 2021, non verrà concessa la licenza al Lugano, che verrebbe retrocesso in Challenge League d’ufficio. Si tratterebbe di un’eventualità talmente amara da non volerla neppure commentare.