Svizzera, arrivano i prestiti del Consiglio federale per lo sport professionistico
In Svizzera, come vi avevamo preannunciato nelle scorse settimane, e come auspicato negli ambienti dello sport professionistico d’oltre confine, il Consiglio Federale ha assunto alcune misure per consentire la sopravvivenza di calcio e hockey d‘élite. Nello specifico, sono stati sbloccati prestiti per 350 milioni di franchi a questo scopo.
Nel corso della relativa conferenza stampa, tenuta a Palazzo federale, a Berna, queste sono state le parole della consigliera federale con delega anche allo sport, Viola Amherd: “La crisi del coronavirus ha colpito duramente lo sport in Svizzera. Le principali fonti di reddito (diritti televisivi e introiti derivanti dal pubblico pagante – ndr) sono state quasi completamente tagliate”.
In concreto, dunque, si è deciso, come scritto sopra, di mettere a disposizione dei prestiti, la cui prima metà (175 milioni, 100 per il calcio e il resto per l’hockey) sarà disponibile già da inizio giugno. La seconda, invece, sarà resa disponibile se le problematiche legate alla pandemia dovessero proseguire.
Tuttavia, l’accesso a questi crediti sarà sottoposto, come avevamo del resto previsto nei giorni scorsi (in buona compagnia, visto che le intenzioni della politica erano già state più volte esplicitate) ad alcune condizioni. Una di queste (largamente prevista) sarà quella di ridurre gli stipendi dei giocatori. Inoltre, i prestiti dovranno essere rimborsati in cinque anni (per quanto riguarda i soldi disponibili dal mese prossimo) e in dieci anni per l’eventuale (ma probabile, diciamo noi) successivo finanziamento. Per i primi anni (sino al 2023) non saranno dovuti interessi.
Diverso, invece, il trattamento per lo sport a livello amatoriale, che riceverà 150 milioni di Franchi a fondo perduto, suddivisi in una prima rata da 50 milioni (che verrà messa a disposizione per l’anno in corso), mentre i restanti 100 milioni saranno devoluti il prossimo anno.
La ricetta, quindi, è quella che era stata anticipata nei giorni scorsi: liquidità sì, ma in cambio della riduzione dei costi. “Si tratta di un aiuto importante, questo che è arrivato dalla politica” ha commentato il direttore generale del Lugano Michele Campana, parlando con la RSI. Il dirigente bianconero ha poi proseguito nella propria disamina: “Questo, tuttavia, comporta un ulteriore indebitamento da parte dei club. Crediamo che, in questa fase, il Consiglio Federale abbia voluto mettere in riga lo sport professionistico, spesso criticato per le alte retribuzioni dei giocatori.”
Un provvedimento positivo, quindi, o che porterà a nuovi problemi nel medio e lungo termine? “Non è facile commentare a caldo: bisognerà ragionare sui dettagli. Dovremo valutare dal punto di vista pratico su come mettere in atto questa riduzione del 20%. Non sarà facilissimo, ma si tratta di una condizione oggettiva con la quale dovremo confrontarci, e che dovrà diventare una realtà. L’obiettivo finale per tutti sarà arrivare sempre più vicini all’autosostenibilità economica.” ha quindi concluso Campana.
Queste, quindi, a grandi linee, la situazione. All’atto pratico, il presidente del Lugano Angelo Renzetti, intervenuto ieri sera a Fuorigioco@home su TeleTicino, ha parlato senza mezzi termini di una boccata d’ossigeno dal punto di vista della liquidità, e, nel contempo, di una minaccia sugli equilibri finanziari di tanti club (soprattutto quelli più piccoli), rispetto alle spese correnti, nel medio-lungo periodo.
Omar Gargantini della RSI faceva presente alcune criticità, che condividiamo. Le dimensioni, infatti, e la solidità dei gruppi economici che stanno dietro alle realtà del calcio elvetico saranno un altro elemento fondamentale rispetto la suo futuro. Le società non sono tutte uguali: qualcuna potrebbe avere la forza di rinunciare ai prestiti e ai relativi vincoli, con tutto ciò che ne consegue.
Nessuno, per esempio, può prevedere il futuro, soprattutto rispetto al fatto che si vada avanti per molto tempo o meno a giocare a porte chiuse. E questo farà la differenza, anche per i grandi club che (nel caso di Young Boys e Basilea) fanno mediamente oltre 20.000 spettatori a partita.
Sulla riduzione degli stipendi, al netto dei problemi legali, esistono realtà professionistiche (in Challenge League) dove diversi giocatori percepiscono un ingaggio sui 4.000 Frs mensili. Nella Penisola, corrispondono alla retribuzione di un quadro intermedio di buon livello. Oltreconfine, garantiscono a malapena la sopravvivenza. Una riduzione potrebbe spingere qualcuno a trovare un altro impiego, meglio retribuito, giocando poi in società dilettantistiche di terza categoria o inferiori, in attesa di tempi migliori. Insomma, non proprio una situazione ottimale.
Resta inoltre d’attualità l’altro tema, vale a dire quello relativo alla ripresa. A tale proposito, il sito Chalcio.com ha riportato le parole di Claudius Schäfer, CEO della Swiss Football League, rispetto al sondaggio fatto sui giocatori (del quale vi avevamo parlato nell’articolo di lunedì), dal quale sarebbe emerso che la maggioranza dei calciatori sarebbe contraria a tornare a giocare.
“Trovo questo atteggiamento negligente e irresponsabile” sono state le prime parole del dirigente della Lega calcio elvetica. Che ha poi proseguito sullo stesso tono: “Ci chiediamo se questo sondaggio sia davvero rappresentativo. La protezione della salute dei giocatori è molto importante: abbiamo sviluppato un protocollo di protezione, approvato dall’Ufficio Federale della Sanità Pubblica, per tutti i soggetti coinvolti.”
“In questo momento così cruciale per il nostro movimento, dobbiamo stare tutti uniti. Ecco perché richiamo tutti i calciatori alla responsabilità: tornate in campo, non solo per voi, ma per il futuro del calcio svizzero! Speriamo che tutti i giocatori remino nella stessa direzione: il nostro obbiettivo è organizzare gli aiuti finanziari necessari per le squadre, perché vogliamo che il pallone possa tornare a rotolare il più rapidamente possibile.”
Scaramucce, in attesa della battaglia vera e propria, che sarà combattuta il 29 maggio in Lega, dopo che il Consiglio federale avrà emanato le direttive guida per la pratica degli sport di squadra. Certo: se rimarranno le regole odierne, cioè che in caso di positività di un elemento, dovranno andare in quarantena tutti quelli che hanno avuto a che fare con lui, francamente pensiamo che tutto sia davvero complicato. E, da quello che sentiamo, siamo in buona compagnia.