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Storie di outsider vincenti #10 – Il Parma di Scala, dall’esordio in Serie A alla ribalta europea

9 Settembre 1990. Dopo le inebrianti “notti magiche” di Italia ’90, terminate con l’amaro terzo posto della Nazionale di Vicini, torna il campionato di Serie A. Ai nastri di partenza, per la prima volta nella sua storia, si presenta anche il Parma di Nevio Scala. In un campionato pieno di sorprese – su tutte lo scudetto alla Sampdoria di Boskov – gli emiliani, che giocano un calcio frizzante ed eclettico, si disfano presto del ruolo di carneadi. La semplice simpatia per una provinciale esordiente si tramuta in ammirazione quando il Parma si ritrova a battagliare nei piani alti della classifica. Quel primo anno termina con un insperato quinto posto, che gli consente di partecipare alla successiva Coppa UEFA.

Per alcuni il Parma è destinato a essere una meteora. In Europa paga l’inesperienza ed esce subito al primo turno, contro i bulgari del CSKA Sofia. Ma la squadra di Scala dimostra di saperci stare, nel campionato di Serie A. Con pochi acquisti mirati (arrivano solo il terzino Di Chiara e l’attaccante Agostini) e la conferma pressoché in blocco di tutta la rosa dell’anno precedente, si piazza settima in classifica e arriva all’atto finale di Coppa Italia. L’ultimo ostacolo è la Juventus di Gigi Maifredi, guidata in attacco da Roberto Baggio. Nonostante la sconfitta al Delle Alpi il Parma non demorde. E nel ritorno al Tardini ribalta completamente la situazione: vanno a segno due dei giocatori simbolo, Melli e Osio, e la squadra di Scala conquista il primo trofeo della sua storia.

Ma la stagione della consacrazione è quella successiva. In campionato il Parma non smette di stupire e, rinforzata dall’arrivo del giovane Asprilla, giunge terza dietro Milan e Inter. Proprio il colombiano è l’artefice della vittoria esterna contro i rossoneri, avvenuta alla 24/a giornata. L’accresciuta esperienza permette ai ducali di affrontare anche la stagione europea con maggiore consapevolezza. In virtù della conquista della Coppa Italia il Parma partecipa alla Coppa delle Coppe. Il primo ostacolo è rappresentato dagli ungheresi del Újpest, sconfitti di misura e domati per 1-1 in trasferta grazie alla rete del belga Grün. Al secondo turno l’avversario sembra più ostico: è il Boavista, che viene però superato grazie allo 0-2 conquistato in Portogallo (l’andata, al Tardini, era terminata a reti inviolate).

Il Parma supera poi lo Sparta Praga, stavolta vincendo 2-0 in casa e pareggiando 0-0 in Repubblica Ceca. Un risultato, quello della semifinale, insperato alla vigilia. E l’incrocio, contro una formazione blasonata e abituata a certe ribalte – l’Atlético Madrid – mette i brividi. Ma gli emiliani non si scompongono. Al Vicente Calderon strappano un 2-1, grazie a una doppietta di Asprilla. E così la sconfitta di misura subita al ritorno – 0-1 in un Tardini gremito – proietta il Parma nella finale di Wembley. L’ultimo atto la vedrà di fronte ai belgi dell’Anversa, che hanno eliminato lo Spartak Mosca.

A Londra il Parma sa di giocarsi una grossa fetta del suo futuro. È a un metro dal traguardo, di fronte ha un avversario alla sua portata. Ma è una finale e per gli uomini di Scala è comunque un debutto. Si tratta solo di vincere la paura e la timidezza. Ci pensa capitan Minotti, dopo 9 minuti, a rompere il ghiaccio: calcio d’angolo dalla destra, uscita a vuoto del portiere Stojanović e mezza girata in acrobazia del centrale che si infila nel sette. La gioia del gol, però, dura appena due minuti: l’attaccante Severeyns (ex Pisa) batte Ballotta dopo un’incertezza di Zoratto e riaccende le speranze dei belgi. Ma il Parma non si lascia intimidire. Non demorde, continua ad attaccare, e alla mezzora trova la rete del nuovo vantaggio grazie a un colpo di testa di Melli (ancora fuori giri il portiere dell’Anversa). Il definitivo 3-1, siglato da Cuoghi a sei minuti dal novantesimo, suggella l’impresa: il Parma conquista il suo primo trofeo internazionale, la Coppa delle Coppe.

L’era Scala continuerà per altre tre stagioni, in cui il Parma banchetterà stabilmente nel tavolo delle grandi. E in Europa conquisterà ancora una Supercoppa UEFA (1993), una Coppa UEFA (1995) e una finale di Coppa delle Coppe (1993). Nel 1996/97 toccherà a Carlo Ancelotti sedersi sulla panchina dei ducali. Ma questa è un’altra storia.

Le altre puntate:

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  2. L’ascesa di Guga Kuerten, da carneade a vincitore del Roland Garros 2017 (18 marzo 2020)
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