L’emergenza coronavirus ha interrotto, come è giusto che sia, qualunque tipo di attività sportiva. Ciclismo compreso. In questo periodo di forzato stop, è bello aprire il libro della storia di questo meraviglioso sport e ripercorrere le vicissitudini delle più importanti squadre italiane. Quest’oggi è il turno della Saeco.
Lo squadrone rosso fiero rivale della Mapei in campo italiano e internazionale. Se c’era una squadra che, tra la seconda metà degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila, riusciva a contrastare quasi ad armi pari il predominio della corazzata di patron Squinzi, questa è stata la Saeco.
L’azienda di patron Sergio Zappella, specializzata nella produzione di macchine da caffè, entrò nel ciclismo nel 1995 come secondo sponsor della Mercatone Uno per il gruppo sportivo Juvenes San Marino. Subentrando come sponsor principale nella stagione seguente. E come colore sociale, la Saeco optò per lo stesso colore che utilizzò un’azienda “collega” negli anni Cinquanta per la sua squadra di ciclismo, la Faema. Ossia il rosso acceso.
Un colore che ha accompagnato l’avventura dello sponsor emiliano dal 1996 al 2004. Un’avventura che è stata composta da tre “anime”, magistralmente dirette da Antonio Salutini fino al 2001 e da Giuseppe Martinelli dal 2002 al 2004. Senza pestarsi i piedi, infatti, possiamo dire che sono esistite tre Saeco in una: quella del treno di Mario Cipollini, quella dei corridori specializzati nelle classiche, quella alla conquista dei Grandi Giri.
Il treno rosso della Saeco. In quante volate lo abbiamo visto all’opera, dal 1996 al 2001? In tante, tantissime. La maggior parte delle quali vedevano gli apripista della situazione, Silvio Martinello prima e Gian Matteo Fagnini poi, lanciare negli ultimi 200 metri Mario Cipollini. Re Leone in maglia rossa colse tantissime vittorie, tra le quali ben 22 tappe al Giro d’Italia (e la maglia ciclamino della classifica a punti nel 1997), 9 tappe al Tour de France e il Campionato Italiano nel 1996. Anche Martinello e Fagnini si tolsero le loro soddisfazioni. Il primo nel Giro d’Italia 1996 vinse la prima tappa ad Atene e vestì per quattro giorni la Maglia Rosa. Il secondo, ritiratosi Cipollini, nel 1998 colse i successi nelle frazioni di Mendrisio e Milano, portandosi a casa anche la maglia blu dell’Intergiro.
Per quanto riguarda il discorso classiche, l’alfiere principale della Saeco fu Mirko Celestino. Il corridore di Andora approdò in Saeco dalla Polti nel 2001 e proprio in quell’anno portò a casa il Trofeo Laigueglia, la Milano-Torino e la Tre Valli Varesine. Nel 2003, sfiorò il successo alla Milano-Sanremo (secondo dietro Bettini) ma concesse il bis alla Milano-Torino. In questa speciale classifica, dietro Celestino vi è Danilo Di Luca. L’abruzzese con la maglia della Saeco, tra le diverse vittorie, conquistò il Trofeo Laigueglia nel 2002 e la Tre Valli Varesine nel 2003.
Il 2003 fu anche l’anno magico di un basco in maglia Saeco, Igor Astarloa. Il quale prima si impose sul Muro di Huy nella Freccia Vallone e poi, in ottobre, a Hamilton (Canada) conquistò il titolo di Campione del Mondo. Da menzionare anche il trentino Leonardo Bertagnolli, che nel 2004 fece sua la Coppa Agostoni e poi i due successi consecutivi Saeco alla Tirreno-Adriatico, con Francesco Casagrande nel 1996 e Roberto Petito nel 1997.
E poi, la Saeco dei Grandi Giri. O meglio, del Giro d’Italia, dato che sono state ben tre le affermazioni della squadra rossa nella Corsa Rosa. Il primo fu Ivan Gotti, che si impose nel 1997 battendo, nel duello per la Maglia Rosa, Pavel Tonkov. Poi, dopo aver sfiorato il bis con Paolo Savoldelli, secondo nel 1999 dietro, ironia della sorte, proprio a Ivan Gotti passato alla Polti (con il bergamasco che in quel Giro divenne “Falco” aggiudicandosi la tappa di Borgo San Dalmazzo con quella discesa del Fauniera divenuta leggenda e che comunque con la Saeco ha vinto un Laigueglia nel 1999 e un Giro di Romandia nel 2000), toccò a Gilberto Simoni.
Il trentino prima venne estromesso dal Giro d’Italia nel 2002 (dopo aver vinto la tappa di Campitello Matese) per una positività alla carbocaina (poi rivelatasi successivamente una sfortunata contaminazione) e poi dominò la Corsa Rosa del 2003. La vittoria nell’arrivo in salita di Corno alle Scale nel 2004 sembrava il prodromo per il suo bis al Giro in Saeco (il suo terzo personale). Invece, nella tappa del Furcia, spiccò definitivamente il volo Damiano Cunego. Già vincitore delle frazioni di Pontremoli e di Montevergine di Mercogliano, in quella frazione, anche grazie all’aiuto di Tonti e Mazzoleni, attaccò in salita e conquistò la Maglia Rosa. Cunego la difese poi dagli attacchi di Simoni sia a Bormio 2000, dove vinse, che nella tappa del Mortirolo. In quel 2004, il veronese vinse anche il Giro dell’Appennino (ironia della sorte, anche in quel caso succedendo nell’albo d’oro a Simoni) e pose il suo sigillo anche al Giro di Lombardia, l’unica Monumento vinta dalla Saeco nella sua storia.
A fine 2004, la Saeco decise la fusione con la Lampre, ma praticamente la squadra continuò sotto l’egida della compagine blu-fucsia. Il treno rosso scomparse dal gruppo, ma è ancora oggi piacevolmente ricordato. Com’è giusto che sia.
Carta d’identita e palmarès
Nome: Saeco
Periodo di attività: 1996-2004
Colori sociali: rosso
Grandi Giri: 3; Giro d’Italia 1997 con Gotti, 2003 con Simoni, 2004 con Cunego
Podi nei Grandi Giri: 5; oltre alle tre vittorie, Giro d’Italia 1999, 2° Savoldelli; Giro d’Italia 2004, 3° Simoni;
Tappe nei Grandi Giri: 50; 37 al Giro d’Italia, 12 al Tour de France, 1 alla Vuelta a España
Classiche Monumento: 1; Giro di Lombardia 2004 con Cunego
Altre grandi classiche internazionali: 1; Freccia Vallone 2003 con Astarloa
Grandi classiche italiane: 10; Coppa Agostoni, 2004 con Bertagnolli; Giro dell’Appennino, 2003 con Simoni, 2004 con Cunego; Milano-Torino, 2001 e 2003 con Celestino; Tre Valli Varesine, 2001 con Celestino, 2003 con Di Luca; Trofeo Laigueglia, 1999 con Savoldelli, 2001 con Celestino, 2002 con Di Luca
Grandi corse a tappe di una settimana: 3; Giro di Romandia 2000 con Savoldelli; Tirreno-Adriatico, 1996 con Casagrande, 1997 con Petito