Calcio Femminile

Equal Pay Act, le calciatrici americane fanno ricorso contro la sentenza a loro sfavore

Una settimana dopo che un giudice federale ha respinto le richieste di parità di retribuzione nella causa delle calciatrici della Squadra Nazionale di calcio femminile USA contro la US Soccer Federation, le giocatrici della USWNT continuano la loro battaglia. Le querelanti hanno infatti presentato due domande al tribunale distrettuale federale della California e gli avvocati delle calciatrici chiedono di rimandare il processo, che attualmente è previsto per il 16 giugno. Inoltre le calciatrici stanno cercando di ottenere un giudizio definitivo sulla loro parità di retribuzione e sulle richieste di discriminazione salariale per consentire un ricorso immediato su tali richieste alla Corte d’appello degli Stati Uniti.

La portavoce delle nazionali a stelle e strisce, Molly Levinson, ha così spiegato la situazione: “L’argomento secondo cui le donne hanno rinunciato al diritto alla parità di retribuzione accettando il miglior accordo di contrattazione collettiva possibile in risposta al rifiuto della Federazione di mettere sul tavolo la parità di retribuzione non è una ragione legittima per continuare a discriminare. Oggi stiamo presentando una mozione per consentirci di presentare immediatamente ricorso contro la decisione del tribunale distrettuale in modo che si sia in grado di rivedere queste affermazioni”.

Ricordiamo che il Contratto Collettivo femminile americano garantisce che le giocatrici siano ricompensate indipendentemente dal fatto che giochino o meno una partita, mentre il contratto collettivo maschile chiede che i giocatori vengano pagati se vengono chiamati in campo per giocare e quindi paartecipino a una partita. Le calciatrici che hanno fatto causa chiedevano una condizione di lavoro sostanzialmente uguale e che non fossero negate loro le stesse condizioni di lavoro, in particolare condizioni di viaggio, sistemazioni alberghiere, servizi di supporto, assistenza medica e di formazione.

Nel caso specifico, l’USWNT originariamente aveva intentato una causa contro la US Soccer Federation nel marzo 2019, con 28 membre della squadra elencate come querelanti, ma la sentenza del  primo maggio, emessa dal giudice R. Gary Klausner, ha affermato che le giocatrici dell’USWNT non hanno dimostrato discriminazioni salariali ai sensi dell’Equal Pay Act perché la squadra femminile ha giocato più partite e fatto più soldi della squadra maschile. Il giudice ha anche aggiunto che la squadra femminile ha anche respinto un accordo di contrattazione collettiva in cui avrebbe avuto la stessa struttura retributiva della squadra maschile a favore di un diverso contratto collettivo. Klausner ha infine scritto che “il confronto tra i contratti collettivi maschili e femminili è insostenibile perché ignora la realtà che MNT e WNT hanno negoziato per accordi diversi e che riflettono preferenze diverse e che il WNT ha esplicitamente respinto i termini che ora cercano di imporre retroattivamente a se stesse”.

Secondo la star della Nazionale di Calcio Femminile americana Megan Rapinoe, intervistata dalla ABC, la situazione è diversa: “Il contratto maschile non è mai stato offerto alle donne. Se fossimo sotto il contratto maschile, guadagneremmo tre volte di più di quanto guadagniamo ora. Abbiamo vinto due Mondiali e abbiamo vinto quasi ogni singola partita in cui abbiamo giocato, ed è frustrante che il tasso di paga sia così diverso. Quando abbiamo cominciato la negoziazione la parità di retribuzione non era nemmeno sul tavolo”.

Lunedì, la Nationals Players Association degli Stati Uniti ha rilasciato una dichiarazione sul suo sito web a supporto della squadra nazionale femminile degli Stati Uniti: “I calciatori continuano a supportare le calciatrici nei loro sforzi per garantire la parità di retribuzione. Per un anno e mezzo i giocatori hanno presentato alla Federazione proposte che avrebbero raggiunto la stessa retribuzione per calciatori e calciatrici e comprendiamo come le calciatrici intendano appellarsi alla decisione della scorsa settimana e le supportiamo”. A questo punto non resta che attendere il 16 giugno.

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Stefano Pellone