Può capitare talvolta che, nella stessa stagione, una squadra si possa ritrovare a militare nella seconda serie nazionale e anche a prendere parte a qualche competizione europea. Di casi simili ce ne sono stati nella storia, anche se non molti: sono soltanto tre le squadre che hanno avuto questo privilegio quasi paradossale di poter giocare in Europa, anche senza far parte dell’elenco dei club partecipanti in massima serie. E, tra queste, figura anche il nome dell’Atalanta.
A livello di campionato, la stagione 1986/1987 non è stata certamente una di quelle da ricordare per i bergamaschi. Dopo una stagione di parecchi bassi e pochi alti, la squadra guidata allora da Sonetti chiuse l’annata al 15° posto in classifica con 21 punti (in una Serie A ancora a 16 squadre, ndr), finendo per retrocedere in Serie B assieme agli storici rivali del Brescia e l’Udinese fanalino di cosa, gravemente danneggiato dai 9 punti di penalizzazione inflitti a causa dello scandalo del Totonero-bis.
In quella stagione, però, le principali soddisfazioni arrivarono dalla Coppa Italia, in cui i nerazzurri si resero protagonisti di una sorprendente scalata: dopo aver eliminato Virescit, Genoa, Messina e Palermo nella fase a gironi e Casertana, Parma e Cremonese nei turni successivi, riuscirono a raggiungere la finale, salvo poi perdere contro il Napoli di Maradona con un complessivo di 4-0 tra andata e ritorno.
Una sconfitta netta e dolorosa, anche se comprensibile contro la squadra più forte del momento in Italia. La vera, buona notizia arrivò però dal regolamento dei tempi: in caso di contemporanea vittoria della stessa squadra sia in campionato che in Coppa, la perdente della Coppa nazionale si sarebbe qualificata alla Coppa delle Coppe. Risultato, nella stagione successiva l’Atalanta avrebbe giocato in contemporanea in Serie B e in una competizione europea.
Nella serie cadetta, in realtà, i nerazzurri rimasero soltanto una stagione, chiudendo il campionato successivo al quarto posto e conquistando la promozione in Serie A soltanto all’ultima giornata, con un punto di vantaggio sul Catanzaro. E se in Coppa Italia andò malissimo, venendo eliminata al primo turno, la squadra bergamasca si distinse stavolta per uno straordinario percorso europeo, destinato a entrare nella memoria dei tifosi nerazzurri.
Superata la delusione dell’amara sconfitta all’esordio contro il Merthyr Tydfil (finita 2-1, con ben due autoreti della Dea firmate da Icardi e Progna), il club guidato da Mondonico diede il via alla propria cavalcata gloriosa: ribaltata la sconfitta dell’andata con Carlini e Cantarutti, l’Atalanta eliminò prima la squadra gallese e poi le successive avversarie al Secondo Turno (l’Ofi Creta) e ai quarti di finale (a sorpresa, contro il ben più quotato Sporting Lisbona). Una storia affascinante, seguita da milioni di italiani con lo stesso sguardo di ammirazione con cui oggi vediamo la squadra di Gasperini volare ai quarti di finale di Champions League.
In semifinale, però, il meraviglioso percorso nerazzurro si dovette fermare contro i futuri vincitori del torneo: i belgi del Mechelen. All’andata, i bergamaschi uscirono sconfitti per 2-1, con la rete del temporaneo pareggio di Stromberg che aveva però permesso di poter sognare ancora. Al Comunale arrivarono 40mila tifosi per supportare Mondonico e i suoi. Ci fu spazio per sognare grazie al rigore di Garlini, ma poi i belgi riuscirono a rimontare, salvandosi anche grazie alle parate dello strepitoso Preud’homme e spegnendo così il sogno atalantino.
In realtà, però, i bergamaschi non sono stati né la prima né l’ultima squadra a vivere una situazione così paradossale. Nella stagione 1967-1968, infatti, fu il Cardiff City a ritrovarsi a giocare sia nella seconda serie inglese sia in Coppa delle Coppe, con la qualificazione a quest’ultima che era stata ottenuta grazie alla vittoria della Coppa del Galles (competizione fondata addirittura nel 1877 e oggi destinata a tutte le squadre gallesi, escluse le più importanti che militano nel campionato inglese). Le prestazioni in campionato furono complessivamente mediocri, anche se il 13° posto di quella stagione fu un buon passo avanti rispetto al 20° dell’anno prima. Ma anche in questo caso, fu in Europa che arrivarono sorprese.
Il Cardiff, infatti, proprio come l’Atalanta arrivò fino alle semifinali della competizione: dopo aver eliminato Shamrock Rovers, NAC Breda e Torpedo Mosca (eliminata addirittura alla terza sfida nella forma del “replay”), i gallesi si arresero soltanto contro la futura vincente della competizione Amburgo, pareggiando l’andata 1-1, ma perdendo poi in casa per 3-2.
Nella stagione 2010-2011, provò questa curiosa esperienza anche il Losanna, qualificatosi in Europa League in quanto finalista della Coppa di Svizzera dell’anno precedente nonostante la retrocessione in seconda divisione. Il percorso europeo fu, in realtà, piuttosto duro, perché il club svizzero chiuse all’ultimo posto del Girone F con appena 1 punto, dietro a CSKA Mosca, Sparta Praga e Palermo.
Più recentemente, ad aver vissuto questa esperienza a metà tra cadetteria ed Europa è stato il Birmingham City, che nella stagione 2011-2012 giocò sia in Championship (chiudendo al quarto posto e venendo poi eliminato ai playoff dal Blackpool), sia in Europa League. Merito della vittoria della Carling Cup l’anno precedente, quando i Blues riuscirono a trionfare clamorosamente 2-1 in finale contro l’Arsenal, trovando la rete decisiva solo nel finale con Obafemi Martins pur con l’evidente complicità di Koscielny e Szczęsny. Una soddisfazione non da poco in una stagione che terminerà poi in maniera piuttosto amara, con un 18° posto in Premier League e la conseguente retrocessione in Championship.
L’avventura del Birmingham fu in realtà più breve rispetto alle precedenti. I blues provarono a combattere fino all’ultimo nel Girone H contro Brugge, Braga e Maribor, ma chiusero al terzo posto con comunque un ottimo bottino di 10 punti conquistati, salutando anzitempo la competizione.
Storia molto simile anche per il Wigan che, proprio l’anno dopo la retrocessione in Championship, fece il suo storico esordio in Europa: merito della clamorosa vittoria ottenuta la stagione prima in FA Cup, in quella finale in cui un gol di Watson in pieno recupero sconfisse il ben più quotato Manchester City. Anche i latics (che in campionato arriveranno quinti, ma venendo eliminati dai QPR ai playoff) salutarono però l’Europa League piuttosto presto, venendo eliminati ai gironi, pur dando battaglia: i biancazzurri chiusero all’ultimo posto del gruppo alle spalle di Rubin Kazan, Maribor e Zulte Warengem, ma perdendo il treno per la qualificazione ai sedicesimi di finale solo all’ultima giornata, con la sconfitta per 2-1 in casa del Maribor.
Menzione a parte la merita anche l’incredibile storia del Newport County, che nella stagione 1980-1981 si ritrovò a giocare in Coppa delle Coppe nonostante fosse una squadra addirittura di terza serie nel campionato inglese, tra l’altro da neopromossa. Anche in questo caso, fu decisiva la vittoria della Coppa del Galles l’anno prima per ottenere un posto in Europa, che il Newport riuscì tra l’altro a difendere con onore: dopo aver eliminato Crusaders e Haugar nei primi turni, l’avventura del club gallese terminò con i tedeschi dello Jena, con un complessivo di 2-3, soltanto ai quarti di finale. Non male per un club di terza divisione.
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