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Pallone in Soffitta – Élber e la sfuggente maglia del Milan

Élber de Souza è stato uno dei più letali attaccanti in Europa tra la metà degli anni Novanta e i Duemila. Un finalizzatore doc, che a fine carriera ha potuto sfoggiare la propria bacheca con una certa soddisfazione. Eppure, lo avremmo potuto ammirare anche in Italia…

EXPLOIT. Quando norme ed errori di valutazione fanno esclamare: “Cosa ci siamo persi…“. Probabilmente la frase che Ariedo Braida e Adriano Galliani, dirigenti storici del Milan targato Berlusconi, hanno ripetuto varie volte. Il motivo è presto detto e riguarda uno dei più talentuosi attaccanti brasiliani dell’ultimo ventennio: Élber de Souza. Nato a Londrina (stato brasiliano del Paranà) il 23 luglio 1972, è un terminale offensivo tecnico, agile e puntuale sotto rete. I primi assaggi con il pallone che conta li vive con la piccola squadra della sua città, però è soprattutto nel Brasile Under-20 che raggiunge una certa fama. Con i pari età si destreggia bene sia nel sudamericano (vinto anche grazie a tre sue reti nel torneo) che nel mondiale di categoria, sempre nel 1991. In quest’ultimo evento i giovani verdeoro cadono in finale contro il Portogallo, mentre il nostro vince il Pallone d’argento da secondo miglior giocatore della rassegna. La visibilità ottenuta lo fa notare dai dirigenti del Milan, i quali gli consegnano un biglietto aereo per l’Italia.

PRESTITO. La squadra rossonera lo acquista in quell’estate, ma ben conscia del limite di tre stranieri in rosa. I quali rimasero gli olandesi Gullit, Rijkaard e van Basten. Tuttavia il Milan decise di monitorare il giovane brasiliano, mandandolo in prestito al Grasshopper. In Svizzera il “Giovane Élber” – dicitura italiana che è poi diventata il nome con cui è stato da quel momento conosciuto a livello internazionale – si è ambientato molto bene, segnando 20 reti in due campionati. Nell’estate 1993 sembra tornato a Milano per restare. Intervistato da La Gazzetta dello Sport segnala il connazionale del Servette Sonny Anderson (destinato anche lui a ottima carriera, ma lontano dalla Serie A) e dichiara che è stato rassicurato da Braida: non andrà al Borussia Dortmund, resterà oppure andrà alla Reggiana neopromossa. In realtà non accade nulla di tutto questo… indossa la casacca dei campioni d’Italia solo nelle amichevoli estive (cosa che aveva fatto anche l’anno prima) e posa per varie foto di rito insieme all’allenatore Capello e ai nuovi arrivati. Però l’esperienza italiana non vedrà mai il passo successivo. Ritorna al Grasshopper e si laurea capocannoniere, è maturo per un campionato di vertice: non quello italiano, bensì la Bundesliga.

GERMANIA. Lo ingaggia lo Stoccarda, dove fa coppia con lo sloveno-tedesco Fredi Bobic e può contare su un suggeritore doc come Balakov. Vince una Coppa di Germania segnando 41 gol in tre campionati, Élber adesso è pronto per il grande salto: ecco il Bayern Monaco. Da terminale offensivo dei bavaresi vince tutto: 4 Bundesliga, 3 Coppe di Germania, 4 Coppe di Lega, una Champions League, una Coppa Intercontinentale e un titolo di capocannoniere del campionato, totalizzando 139 gol in 265 gare ufficiali in appena 6 stagioni. A 32 anni, reduce dall’annata più prolifica di sempre, lascia il Bayern per trasferirsi in Francia al Lione. Vince subito la Ligue 1, poi è vittima di un grave infortunio – frattura di tibia e perone – che lo tiene lontano dal campo per un anno non senza polemiche. Decide di ritornare prima in Germania per una breve parentesi al Borussia Mönchengladbach e infine in patria al Cruzeiro, fino al termine della carriera nel 2006. Durante la permanenza al Bayern aveva avuto modo di toccare la Nazionale verdeoro, in un’epoca segnata da concorrenza notevole: 15 presenze e 7 reti tra il 1998 e il 2001. Dal ritiro ha lavorato come scout e ambasciatore per il Bayern Monaco, oltre che nel ruolo di commentatore televisivo.

 

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