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Ciak, si scende in campo #3 – Race Il colore della vittoria

Lo sport è stato da sempre fonte di grande ispirazione per il mondo del cinema. Storie realmente accadute, gesta olimpiche entrate nell’albo dei ricordi dei cinque cerchi oppure personaggi di fantasia che descrivono profonde realtà. Ogni settimana parliamo di una delle pellicole che ogni sportivo dovrebbe possedere nella propria cineteca. 

Jesse Owens è una delle icone principali dei Giochi Olimpici. Evitiamo di stilare una classifica assoluta degli atleti di tutti i tempi per determinare la sua posizione; ci piace invece sottolineare che ciò che fece nel 1936 a Berlino ebbe grande rilevanza nell’atletica leggera, ma le sue gesta furono in grado di andare addirittura oltre il cronometro e la distanza. In quel periodo infatti l’umanità si stava avvicinando a una delle pagine più nere della propria storia, in Germania Adolf Hitler modellava un impero basato sulla superiorità della razza ariana; come un disturbo spezza per pochi attimi un segnale, facendolo uscire dalla sua linea perfetta, così questo ragazzo afroamericano, proveniente dall’Alabama, interferì nell’atroce disegno nazista. Le sue prestazioni da record purtroppo non contribuirono a fermare l’ormai prossimo massacro di uomini della Seconda Guerra Mondiale, però rappresentarono un pesante smacco per il Fuhrer, che vedeva nelle Olimpiadi l’occasione perfetta per amplificare il suo messaggio di esaltazione dell’uomo perfetto e di superiorità teutonica.

Nel 2016 il regista Stephen Hopkins ha celebrato il mito di Owens raccontano la sua vicenda con il film Race. La trama si concentra in particolare sul rapporto con il coach Larry Snyder (interpretato da Jason Sudeikis), che per primo vide in lui le grandi potenzialità, e focalizza la seconda parte sui giochi di Berlino, l’evento che hanno consegnato Owens alla storia. A vestire i pani del velocista è il canadese Stephan James, già visto nel cast di “Il tempo di vincere”, una pellicola dedicata al football americano.

La descrizione dell’aspetto agonistico è curata in ogni dettaglio: i tempi e le pause permettono allo spettatore di rivivere nel migliore dei modi la gara, mentre le inquadrature forniscono l’esatta misura delle sensazioni che si respiravano in pista. C’è poi una serie di protagonisti che ruotano intorno alla storia e la arricchiscono di particolari; la grande amicizia con il saltatore rivale teutonico Carl Luz Long sottolinea l’eccezione in un mondo che si preparava ad andare in direzione totalmente contraria. Non viene dimenticata la figura di Leni Riefenstahl, la regista e fotografa tedesca che documentò quelle settimane in un film, dando ampio spazio a Owens nonostante l’opposizione di Goebbels. Lei contribuì alla mitizzazione di Owens, soffermandosi sullo sforzo fisico ed esaltandone le forme, rendendolo quasi un Dio per i posteri.

Un film consigliato per chi ama le biografie sportive sperando che questo possa spingere lo spettatore ad approfondire l’argomento. L’unica nota dolente è la scelta poco condivisibile di raccontare il confronto tra Hitler e Owens in modo diverso da come invece lo stesso atleta ha raccontato nel corso degli anni. La trama lascia spazio anche a una velata polemica nei confronti di un’America che al tempo discriminava i neri; fortunatamente non ai livelli di chi, dall’altra parte dell’oceano, stava progettando lo sterminio della razza ebraica, eppure appare decisamente difficile ai giorni nostri comprendere come non sia stato possibile abbattere il razzismo e concedere sempre meriti e onori nei confronti di un atleta di tale spessore.

Race – Il colore della vittoria (Race) di Stephen Hopkins
Anno 2016
Durata 134′
Sceneggiatura Joe Shrapnel, Anna Waterhouse
Attori Stephan James, Jason Sudeikis, Jeremy Irons

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