La Swiss Football League ha deciso: in Svizzera il formato del massimo campionato di calcio non cambierà. Con un comunicato stampa, inviato ai media accreditati, la SFL ha reso noto che i club dei campionati professionistici, mediante voto per corrispondenza, vista la situazione sanitaria, hanno scelto di mantenere inalterata la formula del campionato elvetico di calcio.
Niente allargamento a 12 squadre, quindi. Viene quindi messa anche la parola fine a tutte le ipotesi che vi avevamo svelato nei giorni scorsi. Nel comunicato ufficiale, che vi avevamo annunciato già ieri via Twitter, la SFL, entrando nei particolari, ha spiegato come la votazione si sia conclusa in perfetta parità (10 voti favorevoli e 10 contrari). Per queste decisioni, tuttavia, serve una maggioranza qualificata di due terzi dei componenti l’assemblea.
Il voto, va specificato, non riguardava la prossima stagione ma quella successiva (2021/22), ed era legato alla commercializzazione dei diritti TV i quali, per quella prossima, sono già contrattualizzati, come abbiamo avuto occasione di scrivere in precedenza. Questo era, tra l’altro, uno dei principali ostacoli al passaggio a 12 squadre già dalla prossima stagione, che qualcuno preconizzava come possibilità per risolvere in parte i problemi dovuti all’attuale situazione di blocco dei tornei.
A Lugano si esprime un certo rammarico. Ecco uno stralcio del comunicato ufficiale apparso sul sito del club sottocenerino: ” (…) La votazione ha visto 10 club approvare la riforma e 10 respingerla. Affinché la stessa passasse, era comunque necessaria una maggioranza di due terzi. A pesare sulla decisione è stato principalmente il formato di gioco scozzese (33 + 5) che ha creato molto scetticismo tra gli addetti ai lavori.”
“L’FC Lugano esprime il proprio rammarico per il fatto che, dopo quasi tre anni di discussioni, non si sia riusciti a trovare un formato di gioco a 12 squadre in grado di raccogliere un consenso sufficiente da parte di tutti i portatori d’interesse coinvolti. Il club bianconero nelle scorse settimane ha indirizzato una missiva alla SFL ed ai suoi membri, nella quale ha auspicato una riforma dei campionati (a partire dalla Prima Lega) che contempli un aumento del numero di squadre in Super League a 12 o 14 squadre, che equivale al numero reale di club che al momento sono in grado di sostenere una struttura professionistica in Svizzera.”
Per quanto riguarda invece i tornei inferiori, la decisione spetta all’Associazione Svizzera di Football. L’ASF, sempre attraverso un comunicato stampa, ha reso noto di voler ancora prendersi del tempo prima della decisione definitiva. La data limite, probabilmente, sarà il 29 aprile, quando il Consiglio Federale elvetico detterà le linee generali per tutte le attività del Paese, compreso lo sport.
Nel frattempo, come sappiamo, l’UEFA ha fatto parziale retromarcia rispetto alla necessità di concludere i vari campionati nazionali. Fermo restando che tutti sono stati esortati a fare il possibile, anche cambiando i formati, il massimo organo calcistico europeo ha predisposto un Piano B. In particolare, si chiede che la scelta delle squadre che parteciperanno alle edizioni che verranno delle Coppe europee avvenga “in base a criteri oggettivi, trasparenti e non discriminatori”.
Dal punto di vista economico, è stato deliberato di aiutare concretamente i club. L’UEFA verserà infatti in anticipo alle società una cifra ammontante pressapoco a 66 milioni di Euro, inizialmente destinata ai risarcimenti per l’impiego dei giocatori durante le qualificazioni agli Europei. Briciole, si dirà: ma di questi tempi, tutto fa brodo.
Nel frattempo, la SFL ha emanato un protocollo per la ripresa dei campionati professionistici, anticipando le linee guida del Consiglio Federale (che, come scritto sopra, verranno rese note il giorno 29 del mese corrente), riprendendo, più o meno, le scelte fatte in Italia dalla FIGC. Lo stesso (36 pagine) è stato pubblicato dal Blick, e ripreso dal sito Ticinonews nelle sue parti principali.
Sono state indicate delle date per la ripartenza, che dovrà essere graduale. In particolare, vengono previste due opzioni: nella prima, si inizierebbe con allenamenti a piccoli gruppi dal 27 aprile, mentre quelli di squadra sarebbero possibili dal 4 maggio. La ripresa dei tornei sarebbe fissata per il 20 maggio.
La seconda prevede invece allenamenti a piccoli gruppi dal 27 aprile, inizio di quelli di squadra dall’11 maggio, e partenza del campionato il 30 maggio. Ovviamente, il protocollo entra nello specifico rispetto alle modalità di svolgimento di questa attività, che andiamo a illustrarvi qua sotto.
Ogni squadra fornirà una lista di dipendenti considerati essenziali. Nessun altra persona sarà autorizzata a recarsi presso il centro di allenamento. Le porte di palestre o sale massaggi dovranno rimanere aperte e i cestini dell’immondizia tenuti fuori da queste. Ai giocatori sarà vietato raggiungere il centro d’allenamento con i mezzi pubblici. Prima di iniziare con gli allenamenti, ogni membro della squadra dovrà essere testato mediante tampone.
Gli allenamenti a piccoli gruppi dovranno svolgersi con un numero massimo di 5 componenti. Dovranno essere utilizzati almeno 3 diversi spogliatoi, dove ogni giocatore troverà pronti indumenti, scarpe e borracce per dissetarsi. Sarà ammessa la presenza di soli 3 membri dello staff tecnico.
Per gli allenamenti di squadra, prima d’iniziare tutto lo staff della struttura dovrà disinfettare e lavarsi le mani con accuratezza. Lo staff porterà una mascherina, da cambiare giornalmente. Solo 2 giocatori per volta potranno occupare la stanza del fisioterapista o la palestra. I giocatori dovranno pulire ogni superficie toccata.
Per ciò che riguarda le partite a porte chiuse, in Super League potranno accedere allo stadio un totale di 200 addetti ai lavori, 140 in Challenge League. All’ingresso a tutti verrà misurata la febbre. Ogni stadio sarà diviso in 4 aree separate: tutti i giocatori, arbitri e impiegati della produzione televisiva dovranno essere testati mediante tampone prima di ogni partita.
Il protocollo è stato accolto da diversi dirigenti con scetticismo. Nicola Bignotti del Chiasso (già dirigente del Pavia), parlando alla redazione di Fuorigioco, su TeleTicino, non ha usato mezze misure: “La SFL prima ci ha dato risposte evasive, e oggi se ne esce con un protocollo inapplicabile. Si tratta di oneri insostenibili sotto tutti i punti di vista, probabilmente predisposto da gente che non è mai stata su un campo di calcio.”
“Tra l’altro, il documento non è stato tradotto neppure in francese, figuriamoci in italiano. Il motivo: si voleva risparmiare, è solo una bozza. Credo sia una contraddizione incredibile: non ci sono soldi per fare una traduzione nelle lingue ufficiali dello Stato, ma poi ci chiedono di attuare delle misure che, in Italia, forse solo le squadre maggiori potrebbero adottare. Si ricordino però che i club sono società di capitali: siamo pronti a tutelarci legalmente contro queste follie”.
Stessa musica anche a nord del Ponte Diga. Sempre con TeleTicino ha parlato il medico sociale del Lugano, Marco Marano. Ecco cos’ha dichiarato: “Fermo restando che lo scopo è che nessun giocatore s’infetti, questi protocolli credo siano inapplicabili, in base a criteri scientifici, economici ed etici. Dobbiamo fare i conti con la realtà oggettiva: l’ipotesi di fare tamponi ogni due o tre giorni è inattuabile, non fosse altro che per le difficoltà di reperimento.”
“Sulle modalità di predisposizione, i medici dei club non sono stati coinvolti, venendo a conoscenza dei protocolli a cose fatte. Vorrei ricordare che in campo ci andiamo noi, e che potevamo portare la nostra esperienza. Alcuni aspetti non sono attuabili nella realtà svizzera e, onestamente, sarebbe stato meglio evitare di scriverli.”
Bocciatura su tutta la linea, quindi. Si attende quindi il 29 aprile, fermo restando che la realtà oggettiva appare difficilmente aggirabile. Con buona pace anche di club di una certa importanza economica e di blasone i quali, ovviamente, spingono nella direzione di una ripresa dei tornei. Staremo a vedere cosa accadrà.