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Ciclismo, le grandi squadre italiane – Legnano

L’emergenza coronavirus ha interrotto, come è giusto che sia, qualunque tipo di attività sportiva. Ciclismo compreso. In questo periodo di forzato stop, è bello aprire il libro della storia di questo meraviglioso sport e ripercorrere le vicissitudini delle più importanti squadre italiane. Quest’oggi è il turno della Legnano.

Il ciclismo italiano, da un certo punto di vista, è un esempio di famiglia tutt’altro che tradizionale. Perché ha tre genitori: l’Atala, la Bianchi…e la Legnano. E, come le sue colleghe, si tratta di una società che ha scritto la storia del pedale italico nel suo primo mezzo secolo di vita. Non è assolutamente retorica affermarlo.

Correva l’anno 1907 quando Emilio Bozzi, industriale milanese, grazie all’appoggio della Franco Tosi, ottenne l’autorizzazione per costruire e commercializzare in Italia le biciclette inglesi Wolseley, immesse sul mercato italiano con il nome di Wolsit. E come si soleva fare in quel periodo, la parte industriale andava in parallelo con quella sportiva. Sempre in quell’anno, nacque una squadra di ciclismo che Bozzi, però, volle chiamare col nome della città sede dell’azienda, Legnano, la città lombarda della sconfitta del Barbarossa da parte della Lega Lombarda nella battaglia avvenuta nel 1176.

Vestita di grigiorosso, la Legnano iniziò la sua avventura nel 1907 terminandola solo nel 1966, mettendo a referto 14 Giri d’Italia con 148 tappe, 8 Milano-Sanremo, 13 Giri di Lombardia e 25 grandi classiche italiane. Nel suo primo decennio, la Legnano va a scuola e impara da Atala e Bianchi. Il suo primo diligente alunno è Eberardo Pavesi. Proveniente dalla Atala, Pavesi regalò alla Legnano il suo primo podio alla Corsa Rosa con il secondo posto nel 1913, dietro Carlo Oriani (mentre fu Giuseppe Azzini nel 1910 il primo vincitore di tappa della formazione lombarda). Ritiratosi nel 1921, Pavesi salì sull’ammiraglia della Legnano. Non scendendovi più sino allo scioglimento della squadra.

E gli anni ’20 furono il primo decennio a forte impronta Legnano. Grazie a due campionissimi, Giovanni Brunero e Alfredo Binda. La coppia monopolizzò le grandi corse, nonostante un fierissimo e forte avversario come Costante Girardengo. Brunero, piemontese, si impose in tre Giri d’Italia (1921, 1922, 1926), due Giri di Lombardia (1923, 1924), una Milano-Sanremo (1922), un Giro dell’Emilia (1920). Palmarès ricco. Ora, prendiamoci un attimo di fiato, e leggiamo quello di Alfredo Binda, il Signore della Montagna di Cittiglio (Varese). Pronti? Cinque Giri d’Italia (1925, 1927, 1928, 1929, 1933), record assoluto di successi condiviso con Fausto Coppi e Eddy Merckx e 41 tappe all’attivo, primato battuto da Mario Cipollini nel 2003, che sarebbero potuti diventare 6 se non fosse che la Gazzetta dello Sport, organizzatrice del Giro, gli pagò in anticipo il premio vittoria affinché non partecipasse e non togliesse interesse alla corsa (rimasta però in ambito Legnano, grazie a Luigi Marchisio), due Milano-Sanremo (1929, 1931), quattro Giri di Lombardia (1925, 1926, 1927, 1931). E poi tre Campionati del Mondo (1927, 1930, 1932) che però non rientrano nell’albo d’oro Legnano, in quanto ovviamente vinti con la Nazionale.

Binda riuscì a entrare nella storia della Legnano anche per un altro motivo. Nel 1927, terminò l’accordo tra Bozzi e la Franco Tosi, con il primo che rimase unico proprietario dell’azienda. Bozzi optò per traslare il nome “Legnano” della squadra anche all’azienda, con Binda che disegnò il bozzetto del nuovo logo, ispirato al Monumento del Guerriero di Legnano. Cambiarono anche i colori sociali. Via il grigio-rosso, arrivò una tonalità di verde insolita, simile al colore dei ramarri. Un verde che diventò presto verde ramarro e registrato, ancora oggi, come verde Legnano.

Ritiratosi Binda, a sostituirlo come punto di riferimento in casa Legnano giunse un toscanaccio che in salita faceva mangiare la polvere a tutti: Gino Bartali. In Legnano dal 1936 al 1948, Bartali si impose in tre Giri d’Italia (1936, 1937, 1943), non potendo come Binda disputare il Giro d’Italia del 1938 perché il regime fascista lo voleva conservare fresco per il Tour de France, che Bartali vinse con la casacca azzurra. E ancora tre Milano-Sanremo (1939, 1940, 1947), tre Giri di Lombardia (1936, 1939, 1940) e una Tre Valli Varesine (1938). Nel 1940, una caduta nella discesa del Passo della Scoffera nella 2/a tappa del Giro d’Italia, fece uscire Bartali fuori dalla classifica. Pavesi allora convinse il toscano a far da gregario a un ventenne piemontese che in salita pure se la cavava bene. Il suo nome era Fausto Coppi. Il Campionissimo vinse proprio in maglia Legnano il suo primo Giro d’Italia e nel 1941 centrò il trionfo alla Tre Valli Varesine.

Con Coppi alla Bianchi e Bartali che nel 1949 decise di mettersi in proprio, negli anni ’50 le velleità sportive della Legnano furono rette essenzialmente da tre corridori: Giorgio Albani, Giuseppe Minardi e Renzo Soldani. Il primo – poi storico direttore sportivo di Eddy Merckx alla Molteni – a una Coppa Agostoni (1950), una Coppa Bernocchi (1953), a un Giro dell’Appennino (1952) e a una Tre Valli Varesine, ex aequo con Bevilacqua (1954). Il secondo – detto Pipaza – ebbe il suo anno d’oro nel 1952, quando si impose al Giro di Lombardia e alla Tre Valli Varesine. Il terzo vinse un Lombardia nel 1950 bruciando allo sprint al Vigorelli di Milano Bevilacqua e Coppi e sempre in quella stagione alzò le braccia al cielo al Giro dell’Appennino. Tutti e tre, poi, vinsero diverse tappe al Giro d’Italia.

Nel 1957, passò professionista con la maglia della Legnano un ventiquattrenne forlivese, Ercole Baldini, fresco campione olimpico di Melbourne 1956. Al primo anno, Baldini fece subito intravedere le sue qualità, con una tappa al Giro d’Italia e il titolo italiano. L’anno dopo, la consacrazione. Quattro tappe e la classifica generale al Giro d’Italia, nuovamente il titolo italiano e poi, a Reims (Belgio), la conquista del mondiale.

La Milano-Torino del 1960 vinta da Pambianco, la Coppa Agostoni del 1961 conquistata da Bettinelli e il secondo posto al Giro d’Italia 1962 di Imerio Massignan che si arrese solo a Franco Balmamion  furono gli ultimi acuti della compagine verde ramarro (che ha avuto anche altri grandi corridori in rosa, da Canepari a Defilippis, da Linari a Ricci, da Aymo a Salimbeni passando per Albino Binda e Favalli), che nel 1966, all’unisono con la rivale di sempre Bianchi, diede l’addio alle corse. A differenza della squadra celeste, però, la Legnano non è mai più ritornata in gruppo come sponsor principale. Ma mai disperare.

Carta d’identita e palmarès

Nome: Legnano
Periodo di attività: 1907-1966
Colori sociali: grigio-rosso fino al 1927, poi verde Legnano
Grandi Giri: 14; Giro d’Italia: Brunero 1921, 1922, 1926; Binda 1925, 1927, 1928, 1929, 1933; Marchisio 1930; Bartali, 1936, 1937, 1946; Coppi 1940; Baldini 1958
Podi nei Grandi Giri: 26; (oltre alle 14 vittorie, al Giro d’Italia: Pavesi 2° nel 1913, Aymo 3° nel 1921 e 2° nel 1922, Enrici 3° nel 1922, Brunero 2° nel 1923 e 1927, 3° nel 1924, Binda 2° nel 1926, Marchisio 3° nel 1931, Bertoni 3° nel 1932, Bartali 2° nel 1939, Massignan 2° nel 1962)
Tappe nei Grandi Giri: 148, tutte al Giro d’Italia
Classiche Monumento: 21; 8 Milano-Sanremo (1922 Brunero, 1924 Linari, 1929-1931 Binda, 1939-1940-1947 Bartali, 1941 Favalli); 13 Giri di Lombardia (1923-1924 Brunero, 1925-1926-1927-1931 Binda, 1936-1939-1940 Bartali, 1941-1945 Ricci, 1950 Soldani, 1952 Minardi)
Altre grandi classiche internazionali: 0
Grandi classiche italiane: 25; Coppa Agostoni, 1950 Albani, 1961 Bettinelli; Coppa Bernocchi, 1947 Ricci, 1948 Salimbeni, 1953 Albani (ex aequo); Giro dell’Appennino, 1950 Soldani, 1952 Albani; Giro dell’Emilia, 1911 Canepari, 1920 Brunero, 1924 Linari, 1949 Salimbeni; Milano-Torino, 1935 Gotti, 1938-1939-1940 Favalli, 1942 Chiappini, 1960 Pambianco; Tre Valli Varesine, 1928 Visconti, 1930 Albino Binda, 1934 Canavesi, 1938 Bartali, 1941 Coppi, 1952 Minardi, 1953 Defilippis, 1954 Albani
Grandi corse a tappe di una settimana: 0