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A Lugano, dura presa di posizione di Renzetti su stadio e ripresa dei campionati

A Lugano, colpita duramente dal Coronavirus, tutto è fermo. Tuttavia, le polemiche non mancano. È di ieri quella, durissima, da parte del presidente del FC Lugano Renzetti il quale, intervistato sia da TeleTicino e poi dalla RSI, ha avuto parole durissime, in particolare contro la municipalità luganese. Ma andiamo con ordine.

Il Pres, in particolare, ha sposato in parte la linea Constantin, che vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi: chiusura di questa stagione, anche a dispetto della UEFA (come già fatto in Belgio e richiesto in Olanda, due Paesi in linea con la realtà calcistica svizzera), e avanti sulla prossima.

Ecco le sue dichiarazioni a questo proposito (TeleTicino): “Credo che la soluzione migliore sia iniziare il prossimo campionato quando sarà possibile: luglio, agosto o settembre, e lasciar perdere quella in corso. Troppe e insostenibili le incognite legate alle porte chiuse e, soprattutto, ai contratti in scadenza. Mai come ora servono certezze; e l’unica che abbiamo in questo momento è il lavoro ridotto.”

Sul futuro, Renzetti ipotizza, per tanti motivi, di anticipare di un anno la riforma della Super League, portandola a 12 squadre. Il piano viene accarezzato da molti, nell’ambiente, e risolverebbe due problemi non da poco: la non retrocessione del Thun e, soprattutto, la promozione del Losanna nella massima serie.

A questo proposito, vogliamo dire la nostra. Non è un mistero che la compagine romanda, al di là degli indubbi meriti guadagnati sul campo (52 punti in 23 giornate, 15 di vantaggio sulle inseguitrici, frutto di 16 vittorie, 4 pareggi e solo 3 sconfitte, oltre alla qualificazione ai quarti di finale di Coppa) abbia anche una forza politica ed economica di rilievo.

Il nuovo stadio è ormai in dirittura d’arrivo, il bacino d’utenza è più che apprezzabile e, inoltre, ci sarebbe la possibilità di rinforzare la componente “latina” nella Super League, cosa che fa piacere anche ai club della componente svizzero-tedesca, la cui predominanza non viene comunque messa in discussione.

Soluzione ovvia, quindi? Sì e no. Ci sarebbe infatti un “piccolo” problema. Al secondo posto dell’attuale classifica della Challenge League non c’è il Grasshopper (candidato naturale alla risalita nella massima serie) ma (per differenza reti) il Vaduz (squadra, come sappiamo, del Principato del Liechtenstein).

I meriti sportivi non si toccano, ovviamente. E nessuno porrebbe in dubbio neppure un secondo che debbano cedere il passo al blasone e al peso economico. Tuttavia, a questo proposito, non è un mistero che si stia parlando di tornei arrivati si e no ai due terzi del loro svolgimento (con la conseguenza che diventa difficile metterla su questo piano, a tutti i livelli), e che la compagine zurighese (la quale ha recentemente cambiato il proprio assetto azionario), difficilmente accetterà una soluzione che la tagli fuori, per una manciata di reti. E, diciamolo, anche con qualche ragione.

Gli schieramenti, all’interno della Swiss Football League, non sono usciti alla luce del sole. Tuttavia, siamo dell’idea che il club più titolato di Svizzera cercherà, in tutti i modi, di far riprendere la stagione, in modo da potersi giocare tutte le chances di promozione. E, lo ribadiamo, legittimamente, anche sotto il profilo puramente sportivo. Però, bisogna fare i conti anche con la situazione oggettiva.

Il fronte di chi vorrebbe riprendere è forte, e ha diversi componenti di rilievo, in Svizzera interna e non solo (vedi la posizione UEFA). E questo, piaccia o no, appare un ostacolo non indifferente alla realizzazione dei desideri di Renzetti e di parecchie altre componenti del calcio d’oltreconfine, vale a dire (presumiamo) tutti quelli che abbiano interessi legati al congelamento della situazione attuale.

Ovviamente, si tratta di una nostra supposizione, fermo restando che siamo dell’idea che, se ce ne fosse la possibilità, sarebbe giusto portare a termini i tornei, accettando poi il verdetto del campo che, per tutti le donne e gli uomini di sport, è l’unico che conta.

Tuttavia, è oggettivo che il fattore tempo, in questa situazione, non sia secondario, così come la necessità, ribadita da Renzetti, di avere delle certezze per poter programmare. Come diceva il direttore sportivo del club, Michele Campana, nel suo intervento (del quale vi abbiamo dato conto lunedì) ci sono in ballo milioni di franchi e centinaia di posti di lavoro. Serve, quindi, un compromesso. Il quale, per sua natura, non potrà fare contenti tutti.

Nel rispetto di tutto ciò, quindi, serve chiarezza. Nel nostro piccolo, auspichiamo che arrivi alla svelta, dopo il 29 aprile, data che dovrebbe costituire lo spartiacque, a livello federale, dell’emergenza. A quel punto, sulla base delle decisioni governative, le cose diventeranno sicuramente più chiare, e si capiranno meglio posizioni e distinguo.

I numeri del contagio, in Svizzera, sembrerebbero essere confortanti in tal senso. Tuttavia, il Ticino sta pagando un dazio pesantissimo alla pandemia. E certi servizi da parte di alcuni organi d’informazione (per quanto satireggianti) della Penisola ci hanno amareggiato non poco. Ma questa è un’altra storia, che nulla ha a che vedere con il calcio. Però, volevamo farlo presente, soprattutto ai tanti che ci leggono da oltreconfine.

Tornando allo sport, il Pres, in seguito, è stato incalzato dai colleghi di TeleTicino sulla questione stadio, messa da parte in questo periodo, vuoi per le priorità legate alla pandemia, vuoi per il rinvio delle elezioni comunali. Ovviamente, l’effetto è stato il medesimo che si otterrebbe avvicinandosi a un bidone di benzina aperto con una fiamma ossidrica in mano.

“Non capisco perché ci debbano essere dei ritardi su questo tema. Su questo tema voglio andare fino in fondo. Ho dato 10 anni al Lugano, ho visto 9 volte la firma per la costruzione del nuovo stadio, ho speso più di mezzo milione di tasca mia per mettere Cornaredo a norma rispetto alle esigenze della SFL. Questa volta non ho nessuna intenzione di restare in balia di questi giochini politici!”

“Nel programma elettorale dei candidati nessuno ha parlato dello stadio. Quelli della Lega mi hanno detto di essersi dimenticati. Dopo una pandemia di questo tipo, che ha messo in ginocchio l’economia del Cantone, il minimo che ti aspetti è che si creino le condizioni per dare lavoro alla gente. Invece la politica, a livello di atti concreti, come i finanziamenti, sta facendo dei pasticci. Forse non è chiaro che dietro al calcio, dietro allo sport in generale, ci sono migliaia di famiglie. Visto che la politica ha paura solo dei numeri, vedremo di farli. A Bienne sono stati capaci di costruire uno stadio e una pista nuova; Lugano, la seconda o terza piazza finanziaria della Svizzera, manda in giro per l’Europa la sua squadra di calcio a fare la figura dei barboni.”

Renzetti ha quindi confermato le voci di persone interessate alla cessione del club, parlando con la RSI: “È tutto vero, le trattative sono in corso e questa situazione di incertezza, legata alla pandemia e ai dubbi sui tempi di costruzione del nuovo stadio, non aiutano. In ogni caso, non deporremo sicuramente le armi, e continueremo la nostra battaglia.”