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Svezia, spunta una data sul futuro dell’Allsvenskan

Spunta una data, in Svezia, sul futuro dell’Allsvenskan: 14 giugno. Il Paese scandinavo, come sappiamo, ha avuto un atteggiamento molto particolare rispetto alla gestione della pandemia. Tuttavia, sul calcio le idee sono state chiare praticamente da subito, tanto da anticipare la problematica generale.

Federcalcio svedese e Svensk Elitfotboll, equivalenti della Lega Calcio e della Swiss Football League hanno già annunciato, come vi avevamo fatto presente nelle settimane passate, che avrebbero un piano per partire a inizio giugno.

Fotbollskanalen, portale di calcio svedese, ha reso noto che il presidente della SvFF (vale a dire la Federazione) Karl-Erik Nilsson ha annunciato il 14 giugno come data per la ripresa decisa dal Consiglio federale. Il tutto, naturalmente, nel pieno rispetto delle raccomandazioni dell’autorità sanitaria pubblica.

Nella stessa sede è stato inoltre deciso il rinvio a data da destinarsi della fase finale (quarti, semifinale e finale) della Svenska Cupen, in precedenza, fissata per il mese di maggio. C’è un’ipotesi di giocare le gare rimanenti prima dell’inizio dei campionati ma, ovviamente, tutto dipenderà da cosa accadrà nell’immediato futuro.

“In Coppa, ci sono molte meno partite da giocare. Tuttavia, dobbiamo considerare che c’è in palio un posto per le Coppe europee”  ha detto Karl-Erik Nilsson al collega di Fotbollskanalen. Ciò significa che bisogna iniziare questo torneo alla fine di maggio/primi di giugno per terminarlo prima dell’inizio del campionato. Ci serve ancora una settimana/dieci giorni per decidere. La nostra idea sarebbe però di arrivare a un risultato ottenuto sul campo.”

“Come SvFF, la nostra volontà sarebbe di non giocare la Coppa di Svezia e i campionati in contemporanea, e che la prima si chiuda prima della partenza dei secondi. Ci sono ancora poche partite in programma, si possono disputare in un periodo relativamente breve. Tutto però ruota sulla possibilità o meno di giocare, compresa la valutazione del sussistere o meno di condizioni sportive accettabili. Se con o senza pubblico, lo deciderà la pubblica autorità sanitaria.”

Questa, quindi, la posizione della SvFF la quale, analogamente con quanto fa in Svizzera l’ASF, gestisce la Coppa nazionale. Nessuno lo dice ufficialmente ma, se non fosse possibile finire la Coppa, il posto in Europa destinato alla vincitrice del torneo sarebbe assegnato all’AIK, in virtù della classifica dello scorso anno dell’Allsvenskan. Sarebbe ovviamente un ripiego, ma meglio che niente.

Dopodiché, la situazione resta densa d’incognite. Una fra tutte il pubblico. Non è detto, infatti, che le persone tornino allo stadio in gran numero come nelle passate stagioni. In Svizzera, per esempio, s’ipotizza l’apertura al pubblico settembre, e pensiamo sia una data ragionevole.

Ma, là come qui e altrove, non è certo che i tifosi decidano di tornare allo stadio, se nel frattempo non ci saranno novità importanti sul fronte sanitario. Inoltre, potrebbero rendersi necessarie decisioni drastiche rispetto alla contingentazione degli ingressi e delle uscite, alle regole su come entrare, su come accedere alle strutture che vendono generi di conforto eccetera: tutte cose che, di fatto, allontanerebbero la gente dagli spalti.

Non è infatti solo una questione di voglia di calcio giocato, che c’è, da parte di tutti, qua e non solo. Molto dipenderà, appunto, dalle regole, dai protocolli e da tanto altro. E questo, anche se lo si sussurra, per scaramanzia (e non solo: pensiamo agli sponsor, per dire la prima cosa che ci viene in mente) è a nostro parere, il vero problema.

La Coppa, in fondo, è il minore dei mali. Anche perché, per dirla con Oskar Mansson di Fotboll Shtml, è abbastanza improbabile che quest’estate la UEFA trovi il modo di far volare qua e là per il continente squadre di calcio impegnate nelle qualificazioni. Senza contare che, come sappiamo, i tornei continentali della stagione in corso non si sono ancora chiusi.

Giocare a porte chiuse le prime partite sembra la soluzione più concreta. Certo, molti club, come scrivevamo nelle scorse settimane, hanno palesato problemi economici che anche noi abbiamo riscontrato, leggendo una relazione economica redatta da una società incaricata. Però, neppure aspettare indefinitamente può essere considerata una soluzione.

Giorni fa, Sportbladet ha sentito tutti gli allenatori e alcuni dirigenti dei club svedesi su come la pensavano rispetto alla possibilità che i campionati potessero iniziare senza una preparazione idonea: i test amichevoli, per dire, sono gettonatissimi in questo senso, e hanno un po’ monopolizzato il dibattito calcistico svedese. La risposta più frequente, da parte degli addetti ai lavori, è che, molto semplicemente, non è possibile coniugare il calcio alle direttive dell’autorità sanitaria pubblica che impongono, qua come altrove, la distanza sociale.

La maggior parte degli intervistati ha comunque ben chiare le priorità. Per tutti, l’esempio di Hasse Eklund del Falkenbergs: “La cosa più importante è che otteniamo una situazione accettabile rispetto alla pandemia in generale. Se ciò significasse che dobbiamo giocare il campionato senza aver fatto amichevoli di preparazione, dovremo prenderne atto.”

Il cuore del problema, infatti, e non solo in Svezia ci verrebbe da dire, è questo: il calcio non può aggirare le regole generali stabilite per il resto della popolazione. Pensiamo a cosa potrebbe accadere (in Italia si è già verificato, come sappiamo) se si riscontrassero delle positività, magari dopo una partita. Il tutto, ovviamente, al netto della presenza del pubblico che, in questi Paesi, è fondamentale per tenere in piedi un movimento che riceve molto meno denaro dalle televisioni. Le incognite, quindi, sono enormi. Con tutto ciò che ne consegue.