Ciak, si scende in campo #1 – Febbre a 90°
Lo sport è stato da sempre fonte di grande ispirazione per il mondo del cinema. Storie realmente accadute, gesta olimpiche entrate nell’albo dei ricordi dei cinque cerchi oppure personaggi di fantasia che descrivono profonde realtà. Ogni settimana parliamo di una delle pellicole che ogni sportivo dovrebbe possedere nella propria cineteca.
Nel primo capitolo di questa nuova rubrica partiamo subito con il calcio e con l’amore per l’Arsenal raccontato in Febbre a 90° (Fever Pitch), film britannico del 1997 diretto da David Evans. In questa pellicola l’attore Colin Firth veste i panni di Paul Ashworth, un insegnante di lettere combattuto tra la storia d’amore con la sua collega Sarah e il tifo sfrenato per l’Arsenal. A rendere più piccante il conflitto del protagonista è il particolare periodo in cui viene narrata la vicenda: durante la fase conclusiva del campionato inglese 1988-89, con l’Arsenal in piena lotta per il titolo contro i rivali del Liverpool. Il sostegno incondizionato ai Gunners di Paul appare come malattia o follia immotivata agli occhi di Sarah, che non si capacita di come il suo uomo possa essere giù di umore per una semplice partita facendo passare in secondo piano cose ben più importanti. Chi respira di calcio invece vede la perfetta descrizione di come un tifoso viva la sua passione nei confronti di una squadra. Quest’ultimo infatti si rivede in almeno una caratteristica del personaggio; ci sono per esempio i gesti scaramantici e abituali prima di ogni incontro, le attese snervanti durante i periodi morti estivi in cui non giocano partite di campionato oppure le promesse e i voti personali verso chissà quale entità astratta in cambio di un semplice trionfo del proprio club. Una vittoria comporta una gioia, breve ma talmente immensa da ampliare la percezione temporale del momento.
Il film prende ispirazione dall’omonimo libro autobiografico di Nick Hornby. Lo stile narrativo però è decisamente diverso. Evans nel suo film resta focalizzato sul 1989, piazzando vari flashback che aiutano lo spettatore a comprendere come si sia formata la passione calcistica nel corso dell’adolescenza di Paul. Quello di Hornby invece è un lungo diario personale in cui ogni evento importante della sua vita si incrocia con una partita di cui lui ha traccia nella sua memoria. Anche questo aspetto racconta un qualcosa di reale; tra di noi c’è chi si ricorda di aver fatto la maturità durante una particolare edizione dei Mondiali per esempio e magari di aver atteso la vigilia del tema durante la gara della nazionale italiana nella fase a gironi. Oppure c’è quello che si è sposato nella stessa domenica in cui la sua squadra del cuore riceveva una sonora sconfitta oppure otteneva un successo importante nella corsa verso lo scudetto.
I monologhi del film, che riprendono riflessioni contenute nel libro, sono la parte più riflessiva e affascinante del racconto. Uno in particolare spiega il senso temporale diverso percepito dal tifoso; il suo trascorrere dei giorni infatti non segue l’anno solare ma vive attraverso le stagioni calcistiche, dalla prima all’ultima giornata. Tra ognuna di esse c’è il letargo estivo odiato, ma il bello è che ogni stagione resetta tutto comprese le delusioni dell’anno precedente. L’incontro con Sarah però mette in dubbio tutto e all’improvviso Paul arriva a farsi domande rimettendo in gioco tutta la sua vita. Un film assolutamente da vedere se si è appassionati di calcio. Nella storia è presente anche una citazione della strage di Hillsborough accaduta nell’aprile del 1989. Il film ha avuto anche un remake negli Stati Uniti nel 2005 con “L’amore in gioco” con Jimmy Fallon e Drew Barrymore. Stavolta lo sport è il baseball e la squadra sono i Boston Red Sox del 2004 intenzionati a interrompere la “Maledizione del Bambino”.
Febbre a 90° (Fever Pitch) di David Evans
Anno 1997
Durata 102′
Sceneggiatura Nick Hornby
Attori Colin Firth, Ruth Gemmell, Mark Strong, Neil Pearson