Home » Ciclismo, le grandi squadre italiane – Fassa Bortolo

Ciclismo, le grandi squadre italiane – Fassa Bortolo

L’emergenza coronavirus ha interrotto, come è giusto che sia, qualunque tipo di attività sportiva. Ciclismo compreso. In questo periodo di forzato stop, è bello aprire il libro della storia di questo meraviglioso sport e ripercorrere le vicissitudini delle più importanti squadre italiane. Quest’oggi è il turno della Fassa Bortolo.

Ci sta un grande direttore sportivo fermo ai box da quasi due anni, Giancarlo Ferretti. Ci sta un grande costruttore di bici trevigiano, Fausto Pinarello. E quando due persone di questo calibro si incontrano in una situazione del genere, viene spontanea in loro l’idea di rimettersi in gioco fondando una squadra. Occorre lo sponsor, però. Pinarello ha un’idea. Vi è una storica azienda di materiali per l’edilizia, della sua zona e precisamente di Spresiano. Il suo nome è Fassa Bortolo ed è già noto nel mondo del ciclismo perché dal 1994 sponsorizza una delle più importanti squadre femminili italiane: la Top Girls.

Il contatto tra il tandem Ferretti-Pinarello e l’azienda di Spresiano va a buon fine. Ai nastri di partenza della stagione 2000, vi è una squadra italiana in più: la Fassa Bortolo. In principio, la squadra di Ferretti è un mix di esperti e di giovani. Tra i primi spiccano Belli e Konyshev, tra i secondi, un semisconosciuto sprinter spezzino, Alessandro Petacchi e un lettone, Raimondas Rumsas. E tutti si comportano bene. Konyshev regala alla Fassa Bortolo il primo successo al Giro d’Italia in quel di Vasto, mentre Belli conclude al settimo posto la Corsa Rosa. Petacchi si impone in due tappe alla Vuelta mentre Rumsas firma la prima Monumento targata Fassa Bortolo: il Giro di Lombardia.

Nel 2001, la Fassa Bortolo punta decisamente alle corse a tappe con l’ingaggio di Francesco Casagrande dalla Vini Caldirola, quest’ultimo secondo al Giro d’Italia 2000. La Corsa Rosa del toscano nel 2001 però finisce prestissimo, poiché cade nella 1/a tappa con arrivo a Francavilla a Mare ed è costretto al ritiro. I gradi di capitano passano quindi a Dario Frigo ed a ragione, dato che quest’ultimo in quella stagione si è aggiudicato Parigi-Nizza e Giro di Romandia. Frigo va in Rosa a Montevergine di Mercogliano, ma perde il primato sul Passo Pordoi in favore di Gilberto Simoni. Il corridore di Saronno si rifà sotto vincendo la cronometro di Salò, ma nel famoso blitz di Sant’Anna di Vinadio, i NAS trovano sostanze dopanti nella camera di Frigo e la cacciata dal Giro è inevitabile.

L’anno successivo, in casa Fassa Bortolo approda Michele Bartoli. Il toscano si impone alla grande al Lombardia dopo le polemiche relative alla sua mancata convocazione per i Mondiali di Zolder vinti da Mario Cipollini e si aggiudica anche Amstel Gold Race, Giro dell’Emilia e Milano-Torino, mentre la sfortuna di Casagrande al Giro non si placa. In rampa di lancio per il successo, si scontra con il colombiano Garcia mentre sprintano per un GPM di 3/a categoria nel corso della 15/a tappa. Garcia cade e si ritira, la giuria affibbia a Casagrande la colpa di tutto, estromettendo il toscano dalla corsa.

Arriva il 2003 ed è l’anno dell’esplosione di Alessandro Petacchi. Il velocista spezzino si sblocca al Giro d’Italia con 6 successi e una settimana in Maglia Rosa e in aggiunta mette nel carniere 4 tappe al Tour de France. Ma è anche l’anno di un astro nascente, Filippo Pozzato. Veneto di Sandrigo, ad appena 22 anni in quel 2003 si impone nella Tirreno-Adriatico. Continuando, è l’anno di Ivan Basso che in quella stagione dimostra, con il settimo posto al Tour de France, di avere grande stoffa per i Grandi Giri. Poi, è ancora l’anno di Michele Bartoli che concede il bis al Lombardia. Purtroppo, è anche l’anno della tristezza per la prematura morte a gennaio di Denis Zanette a causa di una crisi cardiaca.

Il 2004 è tutto all’insegna di Alessandro Petacchi, che al Giro d’Italia fa l’ingordo vincendo ben 9 tappe e alla Vuelta si conferma con un poker. Al Tour de France, invece, Fabian Cancellara vincendo il prologo di Liegi regala alla Fassa Bortolo la prima Maglia Gialla (seppur parziale) della propria storia.

Infine, il 2005. L’anno dove Petacchi conquista una splendida Milano-Sanremo, con l’urlo dello spezzino sul traguardo di via Roma che ancora echeggia. A corredo, quattro tappe al Giro e cinque alla Vuelta. Un anno dove però c’è ancora un neo che corrisponde a Dario Frigo. Riabilitato e accolto nuovamente in casa Fassa Bortolo, si fa pizzicare con dosi di eritropoietina al Tour de France. Immediata la sua cacciata definitiva dalla squadra e (per fortuna) dal mondo del ciclismo.

Chiuso il 2005, la Fassa Bortolo fa fede a quello che disse a Ferretti e a Pinarello al momento dell’ideazione della squadra. Vale a dire: “ok, ma solo fino al 2005”. E infatti, la squadra si scioglie, nonostante Ferretti faccia di tutto per reperire un nuovo sponsor, venendo anche ingannato da uno pseudo-intermediario che gli aveva fatto pregustare l’interesse di un colosso delle telecomunicazioni. Da allora, anche Ferron lascia il ruolo di direttore sportivo. Una squadra con una vita breve, ma che ha lasciato una forte impronta nel mondo del ciclismo.

Carta d’identita e palmarès

Nome: Fassa Bortolo
Periodo di attività: 2000-2005
Colori sociali: bianco-blu
Grandi Giri: 0
Podi nei Grandi Giri: 0
Tappe nei Grandi Giri: 50; 24 al Giro d’Italia, 9 al Tour de France, 17 alla Vuelta a España 
Classiche Monumento: 4; Giro di Lombardia 2000 con Rumsas, 2002 e 2003 con Bartoli; Milano-Sanremo 2005 con Petacchi
Altre grandi classiche internazionali: 1; Amstel Gold Race 2002 con Bartoli
Grandi classiche italiane: 6; Giro dell’Emilia 2002 con Bartoli; Milano-Torino 2002 con Bartoli, 2005 con Sacchi; Trofeo Laigueglia 2003 e 2004 con Pozzato, 2005 con Kirchen
Grandi corse a tappe di una settimana: 3; Giro di Romandia 2001 con Frigo; Parigi-Nizza 2001 con Frigo; Tirreno-Adriatico 2003 con Pozzato