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Ciclismo, le grandi squadre italiane – Faema

L’emergenza coronavirus ha interrotto, come è giusto che sia, qualunque tipo di attività sportiva. Ciclismo compreso. In questo periodo di forzato stop, è bello aprire il libro della storia di questo meraviglioso sport e ripercorrere le vicissitudini delle più importanti squadre italiane. Quest’oggi è il turno della Faema.

In primis, una doverosa premessa. La Faema, fabbrica milanese (per la precisione di Binasco) produttrice di macchine professionali per caffè e cappuccino, ha sponsorizzato due squadre di ciclismo in due periodi differenti: dal 1955 al 1962 e dal 1968 al 1970. Ma c’è un “problema”. Di queste undici stagioni, solo in due, 1955 e 1968, la Faema ha corso con licenza italiana. E quindi tratteremo solo queste due annate.

Correva giustappunto l’anno 1955 e Learco Guerra, storico campione (soprannominato a gran ragione, la Locomotiva Umana) degli anni ’30 e anni ’40 divenuto costruttore, proprietario e direttore sportivo della squadra che portava il nome della sua azienda, cercava uno sponsor che lo aiutasse a portare avanti l’attività. In suo “aiuto” accorse la Fabbrica Apparecchiature Elettro Meccaniche e Affini, il cui acronimo è Faema. Nacque così la Faema-Guerra, squadra che affrontò la stagione 1955 con una forte intelaiatura svizzera, dato che in rosa poté contare su Hugo Koblet e Carlo Clerici, corridori rossocrociati rispettivamente vincitori del Giro d’Italia 1950 e 1954 (Koblet si impose anche al Tour de France 1951).

Un’impronta fortemente svizzera tant’è vero che nel computo delle vittorie Faema 1955 va escluso il successo di Koblet nell’ultima frazione del Giro d’Italia a Milano, poiché la Faema-Guerra in quella edizione della Corsa Rosa sponsorizzava proprio la Nazionale elvetica. In quell’anno, però, va sottolineato il trionfo generale al Giro di Sicilia con Gilberto Dall’Agata, mentre Renzo Accordi vinse la 1/a tappa della corsa in Trinacria.

A fine 1955, in Faema arrivò come direttore sportivo il belga Guillame Driessens ad affiancare Learco Guerra e la squadra diventò belga a tutti gli effetti, correndo con la licenza di quella nazione fino al 1961 (nel 1962 la licenza divenne spagnola) e conquistando grandi vittorie con fuoriclasse come Rik Van Looy (che scrisse il suo nome nell’albo d’oro di tutte e cinque le Classiche Monumento) e Charly Gaul, trionfatore nel Giro d’Italia 1956, quello della mitica vittoria nella tormenta sul Monte Bondone. La Faema belga divenne la genitrice di un’altra grande formazione fiamminga, la Flandria.

La Faema restò tanto attaccata al Belgio che ritornò nel mondo del ciclismo nel 1968 accaparrandosi il corridore belga, scusate, il corridore in assoluto al mondo più forte del mondo: Eddy Merckx. Il Cannibale lasciò la Peugeot e accettò la corte della formazione sponsorizzata dall’azienda di Binasco diretta da Marino Vigna, regalandole in quell’annata il Giro d’Italia (il primo dei cinque vinti) con ben 6 vittorie di tappe (delle 10 complessive), la Parigi-Roubaix, il Giro di Romandia e la Tre Valli Varesine.

Un altro belga, Guido Reybrouck, tenne in alto il vessillo della Faema in quel 1968 portandosi a casa la Parigi-Tours e tre tappe al Giro d’Italia. E come dimenticare Vittorio Adorni, che arrivò secondo in quel Giro d’Italia consentendo alla Faema di realizzare una storica doppietta. Un podio che fu da prodromo al Mondiale di Imola che il parmense avrebbe vinto un paio di mesi dopo. A fine 1968, Merckx portò la Faema a casa, nel senso che nel 1969 e 1970 la squadra, esattamente come la sua omonima di una quindicina d’anni prima mutò licenza, passando da quella italiana a quella belga.

Il Cannibale continuò ad arricchire il suo palmarès in quei due anni. Tant’è vero che l’acronimo della casa di Binasco cambiò. Da Fabbrica Apparecchiature Elettro Meccaniche e Affini a Faites Attention, Eddy Merckx Arrive (tradotto dal francese, fate attenzione che arriva Eddy Merckx). Faema, appunto.

Carta d’identita e palmarès

Nome: Faema
Periodo di attività: 1955 (dal 1956 al 1961, licenza belga, 1962 licenza spagnola); 1968 (1969-1970, licenza belga)
Colori sociali: bianco-rosso
Grandi Giri: 1; Giro d’Italia 1968 con Merckx
Podi nei Grandi Giri: 2 (oltre alla vittoria, Adorni 2° al Giro d’Italia 1968)
Tappe nei Grandi Giri: 10; 9 al Giro d’Italia, 1 alla Vuelta a España (1968 con Van Schil)
Classiche Monumento: 1; Parigi-Roubaix 1968 con Merckx
Altre grandi classiche internazionali: 1; Parigi-Tours 1968 con Reybrouck
Grandi classiche italiane: 1; Tre Valli Varesine 1968 con Merckx
Grandi corse a tappe di una settimana: 1; Giro di Romandia 1968 con Merckx