Come sappiamo, gli anni Ottanta hanno contribuito notevolmente a far crescere in maniera esponenziale la considerazione del massimo campionato italiano. Di fatto tutti i migliori giocatori del pianeta, con poche eccezioni, sono passati in quel decennio dalla Serie A. Soprattutto bomber affermati: non a tutti è però andata bene…
1987. Tra tutti gli stranieri che la Serie A presentò ai nastri di partenza della stagione 1987-88, figuravano alcuni bomber “nuovi di zecca”. Cannonieri dalla fama consolidata o preceduti da curriculum rassicuranti. Ma, nella maggior parte dei casi, fecero un buco nell’acqua. Alcuni in modo clamoroso. Cominciamo da Torino. La Juventus fece un colpaccio, ingaggiando dal Liverpool il gallese Ian Rush. Baffetti, fisico non certo da granatiere, Rush intendeva far valere quel fiuto del gol sviluppatissimo che ne aveva fatto una delle bocche da fuoco principali del calcio britannico. Non andò bene. Appena 7 gol in campionato, l’incapacità di adattarsi anche dal punto di vista linguistico alla realtà italiana, le aspettative deluse. L’esperimento fallì. Rush ritornò nella sua ex squadra e riprese a segnare, peccato. Sulla sponda granata, ecco il poderoso austriaco Anton “Toni” Polster. 23 anni, solido e Scarpa d’Oro europea in carica (ben 39 gol con l’Austria Vienna). Uno che nelle ultime tre stagioni aveva segnato qualcosa come 95 reti solo in campionato… in granata riesce a fare centro appena 9 volte. Discreto bottino, ma ci si attendeva sicuramente di più. Poi l’addio a giugno: “Il calcio italiano era molto difficile per le mie caratteristiche, perché a mio avviso era troppo difensivo” ha ricordato Polster nel 2015.
DAL PIREO ALL’IRPINIA. Quando si parla di “bidoni”, ovvero di calciatori che hanno deluso tutte le aspettative iniziali lasciando una traccia in negativo, quel campionato offrì uno degli interpreti più nominati e ricordati: Nikolaos Anastopoulos. Il cannoniere greco per eccellenza, pure lui baffuto come Rush, reduce da oltre 120 gol nelle ultime 7 stagioni e Scarpa di Bronzo 1983. Il capitano e bomber della Grecia, che nel 1980 prese parte all’Europeo in Italia (primo storico torneo per gli ellenici, in cui realizzò l’unica rete della squadra) venne acquistato dall’Avellino. Le dichiarazioni bellicose al suo arrivo non trovarono riscontro, neppure minimo, sul campo: 16 presenze senza reti e l’ingresso diretto tra i peggiori stranieri di sempre della Serie A. Dalla Jugoslavia arrivò invece Davor Cop, che in patria aveva conquistato un titolo di capocannoniere con la maglia della modesta Dinamo Vinkovci nel 1985-86. Un autentico carneade nel calcio a certi livelli. Neanche a dirlo, una delusione. 9 apparizioni, mai dal primo minuto e un solo gol: però in Coppa Italia, prima del mesto ritorno a Vinkovci. A livello di giocatori offensivi ma non propriamente delle prime punte, in quella stessa annata come dimenticare Claudio Borghi (Como via Milan) e Hugo Maradona (Ascoli)? Ma questa è un’altra storia.
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