Storie di outsider vincenti #4 – Laurent Fignon, un parigino alla conquista della Grande Boucle
Lunghi capelli biondi legati con un elastico. Un’appariscente fascia di spugna sulla fronte e, sul naso, un inconfondibile paio di occhiali da vista. Impossibile non ricordarsi di un personaggio pittoresco come Laurent Fignon. La storia che vi stiamo per raccontare è quella di un ciclista che seppe sfruttare la sua grande occasione. Che a soli 23 anni coronò il sogno di vincere il Tour de France.
Fignon era appena passato professionista quando, nel 1982, si aggiudicò il Critérium International, blasonata mini-corsa a tappe che si disputava a Charleville-Mézières, nelle Ardenne. L’anno successivo, da semplice gregario, avrebbe dovuto partecipare al suo primo Tour de France. Sarebbe stata la spalla ideale del suo capitano Bernard Hinault, ma il fuoriclasse francese sarà costretto a dare forfait per il persistere di una fastidiosa tendinite al ginocchio. Ecco allora che la Renault decide di promuovere Fignon, confidando nelle sue qualità da passista e da scalatore.
Quell’anno il Tour non ha un dominatore assoluto. Fignon è giovane e inesperto, ma sa gestire l’emozione dell’esordio. Tiene botta sui Pirenei e, pur con un ritardo di 4’30”, si insedia al secondo posto, alle spalle della maglia gialla Pascal Simon. Durante la 11/a tappa succede l’imponderabile: Simon cade e da lì comincia il suo calvario, a causa di una spalla ogni giorno sempre più dolorante. Nel primo tappone alpino, la classica Alpe d’Huez, vinto dall’olandese Winnen, Simon crolla. Fignon ne approfitta e, riuscendo a guadagnare secondi preziosi, conquista la maglia gialla di leader. I giorni successivi sono impegnativi, ma il giovane parigino resta in testa. E nella ventunesima tappa compie il capolavoro: stravince la cronometro, aumentando il margine sui diretti inseguitori. A solo 23 anni Fignon si aggiudica il Tour de France.
L’anno successivo Fignon si presenta ai nastri di partenza con il numero 1 sulle spalle. Stavolta è il leader indiscusso della Renault, visto che Hinault è passato a La Vie Claire. Arriva al Tour dopo un prestigioso quanto discusso secondo posto al Giro d’Italia (aveva accusato gli organizzatori di aver favorito Francesco Moser). Forte dell’esperienza maturata, mette presto sotto scatto tutti i suoi avversari. Vince quattro cronometro su cinque – compresa quella a squadre – e si impone in due tappe alpine (gli arrivi a La Plagne e Crans-Montana). Chiude trionfalmente, sugli Champs-Élysées, con più di dieci minuti di vantaggio sull’amico-rivale Hinault.
La stella di Laurent Fignon splende per la seconda volta sul cielo di Parigi. In futuro (1989) andrà vicino alla doppietta Giro-Tour, ma si dovrà accontentare della vittoria nella corsa rosa e della seconda piazza nella Grand Boucle. Di lui, scomparso nel 2010 a causa di un tumore al pancreas, non si ricorderà solo il look folkloristico. Fignon è stato un corridore eclettico ed esplosivo. Un corridore che ha saputo confermarsi a grandi livelli dopo il primo sorprendente boom.
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