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La bizzarra storia di Brian Savill, l’arbitro che realizzò un gol da cineteca

“Se il tocco dell’arbitro provocherà un assist, un gol o un break a favore dell’altra squadra, gioco fermo e palla a favore di chi la stava giocando (in area, palla sempre al portiere)”. Questa nuova regola è stata introdotta circa un anno fa dall’International Football Association Board (Ifab) e l’abbiamo vista messa in pratica già in diverse circostanze, anche nel nostro campionato. L’obiettivo è quello di far sì che l’arbitro non possa, nemmeno involontariamente, interferire con il normale svolgimento del gioco. A maggior ragione se si dovesse trattare di un’azione importante o addirittura di una conclusione verso la porta.

Quella che vi stiamo per raccontare è una storia realmente accaduta, anche se apparentemente irreale e grottesca. Che non sarebbe potuta capitare, se la nuova regola sul tocco dell’arbitro fosse stata da sempre valida. 22 settembre 2001, siamo in Inghilterra, nella contea dell’Essex, più precisamente nella città di Colchester. Si sta svolgendo il primo turno della Great Bromley Cup tra Wimpole 2000 FC e Earls Corne FC. Dopo ottanta minuti di gara non c’è storia, sta vincendo l’Earls Corne per 18-1. Il direttore di gara, Brian Savill, concede un angolo a favore dei padroni di casa, ormai rassegnati a una cocente sconfitta.

Ma è qui che il 47enne manager della Royal Mail (le poste britanniche) balza agli onori della cronaca. Entrando di diritto nella leggenda, anche se in maniera del tutto inaspettata. Sugli sviluppi del corner, infatti, la palla giunge a Savill, che la controlla di petto e la scaglia di prepotenza all’incrocio dei pali. Un gol incredibile, da cineteca. Visto il largo punteggio (la partita terminerà 20-2), prende il sopravvento l’ilarità del gesto. Piuttosto che arrabbiarsi, i calciatori dell’Earls Corne si congratulano con Savill per la bella rete realizzata.

Peccato che questa bravata non vada giù alla Essex County Football Association, che decide di sospendere Savill per sette settimane. Nonostante l’arbitro provi a scagionarsi, dicendo di aver agito d’impulso, ormai la decisione è presa. Savill decide allora di “appendere il fischietto al chiodo”, in segno di protesta rispetto a una decisione, a suo avviso, eccessiva. “Non avrei dovuto farlo, ma è stato un gesto goliardico e non posso accettare che non abbiano senso dell’umorismo. Ciò mostra che l’arbitraggio può essere divertente e che non siamo Hitler che corrono e fischiano tutto il tempo”.

Una cosa comunque è certa. Questo episodio rimarrà negli annali e anche lo sconosciuto arbitro Brian Savill avrà un posticino nella storia del calcio inglese. Probabilmente il calcio più bizzarro che ci sia.