Come nel resto d’Europa, il futuro del calcio, in Svizzera, è ancora in alto mare. La Swiss Football League, per ora, si è limitata a fermare tutto sino al 30 aprile, come sappiamo. Tuttavia, nessuno è in grado di dire cosa accadrà. Anche oltre confine, infatti, la situazione è difficile. Seguiamo infatti, con una certa apprensione, ciò che sta accadendo, soprattutto in Ticino, regione tra le più colpite dal Coronavirus e dove, per motivi professionali, conosciamo tante persone, tra addetti ai lavori e tifosi.
Ci eravamo lasciati la scorsa settimana con il caso del Sion, dove il presidente Constantin ha fatto tabula rasa di ben 9 titolari della sua squadra. Stanno uscendo diversi retroscena della vicenda, che vi abbiamo illustrato la scorsa settimana. Ancora ieri il Blick è tornato sull’argomento. Di sicuro, ci saranno strascichi di natura legale: ma ci vorrà molto tempo per definirli. Quello che è certo è che i telefoni dei giocatori rimasti squillano a vuoto: nessuno ha troppa voglia di parlare dell’accaduto.
CC, ovviamente, sostiene la propria posizione. Accusa le sue stelle di ingratitudine e cupidigia, e ha dalla sua la maggioranza dei tifosi vallesani. Leggendo i vari commenti in rete, molti sono perplessi per il metodo, ma apprezzano il gesto del Président, al quale, del resto, non sono mai difettate le doti comunicative, soprattutto quando si deve rivolgere al popolo biancorosso, che non gli ha mai voltato le spalle.
Per il resto, i club sono stati autorizzati a servirsi del cosiddetto Lavoro ridotto, del quale abbiamo parlato più approfonditamente la scorsa settimana e sul quale non ritorneremo, invitando chi fosse interessato a rileggere il pezzo presente in archivio. I giocatori sono a casa ma si prestano a interviste e video interventi dal proprio domicilio, nel quale raccontano un po’ le loro giornate, dando anche qualche piccolo consiglio di lettura e di vita quotidiana.
Hediger, capitano del Thun (anche se fuori per i postumi di un grave infortunio), per esempio, essendo nella vita anche titolare di una palestra, è apparso in un filmato per consigliare agli appassionati alcuni esercizi facili da fare a casa per mantenersi in forma. Non è la prima volta che il giocatore presta la propria immagine per campagne di questo tipo: lo aveva già fatto anni fa per l’Ufficio federale di prevenzione infortuni, a dimostrazione della sua attenzione e sensibilità sotto questo aspetto.
Ma non è tutto. La RSI ha riportato come l’amichevole Belgio-Svizzera si sia comunque disputata. Com’è possibile? Giovedì sera la sfida è stata infatti giocata con… i videogiochi. I Diavoli Rossi, per la cronaca, sono stati asfaltati dal team rossocrociato, nelle mani non di Vlado ma di Stefan “Topik” Beer e Fabio “Cobra” Pechlaner, membri della nazionale elvetica di videogiochi. 6-2 il risultato complessivo, con poker di Embolo.
L’intervista che comunque abbiamo apprezzato di più è stata quella rilasciata dal tecnico del San Gallo Peter Zeidler al Blick. Abbiamo sempre avuto una grande stima di questo personaggio, sempre disponibile e mai banale. Il tecnico brodista ha parlato poco della sua squadra, a parte il voler giustamente sottolineare di essere fiero di ciò che i suoi hanno fatto sinora.
La prima cosa che ha detto è stata infatti “Anche se amiamo così tanto lo sport e il club, la solidarietà tra noi è ora la priorità numero uno. Spero che potremo di nuovo presto giocare a calcio. Perché ciò avvenga, dovremo avere pazienza e adeguarci alle misure.”
Il tecnico ha raccontato di come senta, ogni giorno, i suoi ragazzi. Tuttavia, ha anche ammesso che, ora come ora, è molto più interessato alla soluzione dei problemi di salute pubblica che al calcio. In questo è molto simile a Klopp con il quale, ha rivelato, ha un buon rapporto personale. Tuttavia, il suo ispiratore è sicuramente Ralf Rangnick, accostato da tempo al Milan, come sappiamo. E qua la cosa si è fatta interessante anche per noi, che viviamo nella Penisola e che, soprattutto, vediamo San Siro dalle finestre di casa.
Ecco le sue parole: “Sono molto grato a Ralf, che è stato importante nella mia vita professionale. Era il mio apripista. Come me, ha studiato all’università di Stoccarda. Ai tempi, abbiamo analizzato molto ciò che facevano gli altri: il pressing del Milan sotto la gestione di Arrigo Sacchi, per esempio. Jürgen Klopp ha scritto nel suo libro: ‘C’erano alcune pazzi, nel Württemberg, che avevano buone idee, e vedevano alcune cose in modo diverso’. Klopp, Rangnick e io abbiamo le stesse radici.”
Zeidler è un grande amante della Francia. Come abbiamo constatato di persona, parla un ottimo francese (è stato insegnante di lingua, del resto) e, sempre nell’intervista, ha confessato di leggere spessissimo L’Equipe e, manco a dirlo, di amare Parigi. Ha inoltre raccontato un piccolo aneddoto: “Nel 1998, quando la Francia vinse i mondiali, andai a scuola a fare lezione con la maglia dei Blues.”
Per questo suo amore viscerale per il paese vicino (non così condiviso in Germania, come sappiamo), i suoi studenti lo avevano soprannominato “der verrückte Zeidler.” (“Zeidler il pazzo” – ndr). In seguito, le cose sono andate diversamente, e oggi Zeidler insegna calcio, e non francese: ma sempre con la stessa passione. A noi non resta che augurarci di potergli, presto, stringere la mano in sala stampa.